Autore: G. P.
Non si uccidono così anche i cavalli, di GLG
https://www.youtube.com/watch?v=hs5BJ5I-dc8 film completo
https://www.youtube.com/watch?v=svZp_YQDvH8 (scena finale)
https://www.youtube.com/watch?v=B3c4o-7PH44 (il ballerino che muore)
Per me si tratta di un film che almeno sfiora il capolavoro e non è semplicemente “buono” come trovo in certi manuali del cinema. Purtroppo, in youtube le scene sono troppo scure (a volte non si vede quasi niente); inoltre ho la netta impressione, per quanto ricordo, che il film qui presentato come completo abbia invece delle scene tagliate. Comunque c’è l’essenziale. Consiglio di vedere per intero il film (almeno quello che c’è qui). In ogni caso, al limite si vedano due fra le più sconvolgenti scene, ma dovete almeno guardare i primi minuti del film fino all’uccisione del cavallo; perché è necessario al fine di comprendere non solo il titolo del film, ma la mentalità del giovane che alla fine aiuta “lei” a morire (e viene appunto uccisa con lo stesso spirito con cui si sopprime per pietà un cavallo ormai azzoppato).
Si parla delle estenuanti maratone di ballo, che ebbero gran voga negli Stati Uniti proprio negli anni della “grande crisi”. E’ estremamente istruttivo vedere queste scene di svago a dir poco feroce e disumano nel paese della meravigliosa “democrazia” e “libertà” (individuale), così ben espressa (ma in modo sovrabbondantemente retorico) nella dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776, di cui il principale estensore fu Jefferson; senza dubbio un ottimo presidente, ma proprio per questo per null’affatto così “buono e umano” come lo si dipinge nell’usuale falsificazione dell’ufficialità di cui sono intrise tutte le “alte dichiarazioni” di tal genere (anche quella dei diritti dell’uomo proclamati dalla Rivoluzione francese del 1789). Nel pieno di una crisi epocale, vediamo un gruppo di riccastri, comodamente assisi nelle tribune dello spettacolo, che assistono con gaudio e lancio di monetine (a dimostrazione della loro “infinita generosità”, puro sfoggio di sentimenti o inesistenti o malamente intesi) alla fatica bestiale di poveracci ingannati dalla speranza di fare un po’ di soldi per sopravvivere. Splendido (per la sua sincerità spietata) il momento in cui il conduttore (un notevole Gig Young) spiega alla “ballerina” (Jane Fonda) quanto avrà il vincitore della maratona (uno soltanto, niente secondi o terzi premi), detratte tutte le spese della maratona messe a suo carico.
E si stia ben attenti proprio alla figura del conduttore, che è la rappresentazione dello Stato; quello che, si sostiene, rappresenterebbe tutti i cittadini. Certo fa rispettare le regole; però per il divertimento (in senso più ampio gli interessi) delle classi dominanti (gli spettatori “caritatevoli”, appunto tesi a divertirsi, cioè a perseguire i loro interessi) mentre una massa di disperati e affamati deve sprofondare nella più bieca fatica, spinta fino all’infarto del “vecchio marinaio” in una furibonda accelerazione della maratona proprio per rendere tutto più “in suspense”: chi ce la farà e chi sarà fatto fuori? Tutto molto eccitante per i plaudenti spettatori seduti. E il conduttore/Stato deve anche tranquillizzare la coscienza dei “dominanti”, raccontando che il vecchio marinaio se la caverà e tornerà in qualche altra futura maratona (semmai in Cielo). La conduzione della gara, inoltre, si incarica di trattenere, a danno di uno dei “disperati” (quello che “vincerà”), le “spese generali” della maratona. Proprio come lo Stato, nella realtà capitalistica (di certo capitalismo “moderno”), trattiene con il sistema dell’imposizione fiscale – a carico soprattutto della massa a remunerazione salariale fissa e di impossibile evasione – quanto serve a finanziare le spese per sanità e pensioni, per alcuni rimborsi, ecc. tipiche del cosiddetto “stato sociale”.
“Divertitevi” perché questo film vi racconta la verità costantemente nascosta dall’informazione pervertita, che è quella di sempre, quella che si snoda anche nei tempi moderni nel nuovo strumento di spettacolo inverecondo e incolto rappresentato dalla TV. Provate allora schifo e rabbia; e vi attraversi il pensiero di come sarebbe bello poter compiere un bel massacro fra gli spettatori. In realtà, invece, il giovane, pur cosciente della brutalità della vita quando si è poveri e impotenti, si deve limitare all’umana simpatia e alla condivisione dei sentimenti dell’ormai disperata compagna di ballo; e l’aiuta ad “andarsene”. Purtroppo solo in particolari momenti della nostra storia collettiva si scatena l’onda d’urto della rabbia “popolare” – per di più ben diretta da consapevoli gruppi di comando – e si fa allora un bel repulisti di quel disgustoso “grumo di spettatori” in pieno godimento della sofferenza altrui. Poi, pian piano, si riprende l’“antica canzone”, il cui motivo cambia forma espressiva, non la sostanza della sempreverde oppressione.
Beh, in fondo basta così.
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