Mario Draghi, Presidente Bce, si reca al Quirinale, dal Capo di Stato Sergio Mattarella, per raccomandare di non sottovalutare lo spread. Inoltre, avverte su un probabile declassamento dell’Italia, da parte delle agenzie di rating, a causa dei suoi conti traballanti. L’ex Goldman Sachs, utilizzando argomenti pretestuosi, cerca di spaventare il Governo giallo-verde, reo di essere uscito dai binari dell’Ue, ingerendosi in scelte politiche nelle quali non dovrebbe mettere naso. Innanzitutto, il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi, non ha nulla a che vedere con lo stato effettivo di un’economia. E’ mero aspetto finanziario sui cui giocano speculatori che hanno in mano i titoli di Stato. Lasciate agire questa volatilità ed essa si dissolverà come una montagna di fumo, in un tempo non lungo, perché non deriva da fattori “reali” ma da manovre fittizie su cedole di carta (anzi, ormai su desktop dove agiscono algoritmi). Fu lo stesso Berlusconi a dire che lo spread era un imbroglio: https://m.youtube.com/watch?v=By-hSH-UWYs.
Ora il suo cortigiano Sallusti, direttore de Il Giornale, va annunciando la catastrofe imminente a causa dello Spread e delle mani bucate dei grillini, dopo aver gridato al complotto nel 2011, quando il suo datore di lavoro fu costretto a sloggiare da Palazzo Chigi, per una similare azione dei mercati (dietro i quali c’erano Draghi, Napolitano e i loro padrini internazionali). Quanto ai timori per i giudizi negativi da parte delle agenzie di rating ci sarebbe da rispondere con sonore pernacchie. Si tratta di centrali della truffa che, in passato, hanno nascosto i bilanci in rosso di grandi società (e probabilmente continuano a farlo, basta pagare e avere le conoscenze giuste) prossime al fallimento, per dare il tempo a chi di dovere di sbarazzarsi dei titoli tossici. Il compito dei loro impiegati è quello di far finta di prendere sul serio i bilanci, rendere credibile ciò che non è solvibile e fornire valutazioni truccate in base a convenienze relazionali.
Tuttavia, sono convinto che in questa circostanza l’assalto “dei mercati” all’Italia non sortirà gli effetti della volta precedente. Il clima è cambiato, gli sponsor americani della burocrazia Ue sono in grande difficoltà, dopo la vittoria di Trump, e non possono esercitare la medesima opera di dissuasione del passato. Piuttosto, i veri rischi vengono dall’alleanza incerta Lega-5S. Già si parla di una rottura dopo le prossime elezioni europee, a causa delle diatribe insolute tra essi e dei sondaggi che sembrano avvantaggiare Salvini, ora socio di minoranza del connubio ma con velleità solitarie. Inoltre, c’è l’incognita delle consultazioni di mid-term negli USA. Queste sono ancora più importanti, perché un ridimensionamento di Trump ringalluzzirebbe il vecchio establishment democratico e con questo i suoi scherani nel nostro Continente. Altro dunque che lo spread, siamo in piena battaglia campale per nuovi equilibri di potere, internazionali e nazionali.
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