L’Europa in un’unica soluzione: l’Ucraina.

 

vladimir_putin2L’isteria euroamericana verso Putin e la Russia è diventata cronica e senza precedenti. Il vertice G20 australiano di Brisbane si è trasformato in un esempio di scorrettezze personali e di violazione dell’etichetta diplomatica, come non si era mai visto in passato. Nemmeno ai tempi della Guerra Fredda, in cui pure non mancarono gesti eclatanti, vedi la scarpa che Krusciov scaraventò sul tavolo durante un’assemblea della Nazioni Unite, si era giunti a simili bassezze, prive, persino, del fascino della teatralità.
L’Occidente dove tutto è lecito – pure infilarsi un crocefisso nell’ano in Piazza San Pietro o invitare le medesime donnacce discinte in un talk show politico e poi prenderne le difese con argomenti da scervellata, come ha fatto quella poveretta di Giulia Innocenzi, la quale ha perso in un sol colpo la credibilità di giornalista e la dignità di donna – ha smarrito il senso della misura ed ha superato il confine tra provocazione e decoro.
Il Presidente russo è stato trattato dai leader mondiali, non con durezza, come è stato scritto e come ci poteva stare, considerati gli attriti tra le parti, ma con impertinenza e volgarità, caratteristiche predominanti e distintive di una cultura alla deriva come la nostra, in cui la scala dei valori è diventata una mera discesa verso il postribolo.
Nonostante i gesti incivili dei partner nei suoi confronti e nei riguardi di milioni di russi, Putin non ha perso la calma ed è rimasto al suo posto, vilipeso, assediato, vituperato, ben oltre il lecito, ma non scalfito nelle sue convinzioni.
Del resto, il Presidente russo è dalla parte del giusto, dalla parte di chi sta difendendo il futuro del suo popolo dall’aggressività di una potenza certa della sua superiorità manifesta, discendente direttamente da Dio e coincidente con una tragica impunità che grida vendetta al cospetto dell’umanità.
L’America ed i suoi apostoli non accettano che la Russia si erga a difesa delle proprie prerogative regionali che contemplano anche l’esercizio dell’influenza sui vicini, a tutela dei suoi confini e della sua stabilità. L’Ucraina potrà godere della sua autodeterminazione solo finché questo esercizio non metterà a repentaglio la sovranità di Mosca. E’ una legge della geopolitica che il piu’ forte possa interpretare estensivamente il concetto di sicurezza nazionale, come insegnano (ed abusano) gli USA. Laddove, invece, come sta accadendo, Kiev minaccia la libertà stessa del popolo russo aprendo il suo spazio alla Nato, alle sue basi militari e ai missili puntati esplicitamente sul Cremlino, quest’ultimo ha tutto il diritto di schiacciare Kiev in un sol colpo, anche per evitare spargimenti di sangue peggiori. E se Kiev perseguita i cittadini russofoni del suo territorio, dando vita ad una pulizia etnica sotto gli occhi delle democrazie occidentali che non fanno nulla per impedire la violazione dei diritti umani, i russi hanno il dovere di entrare con le loro truppe per impedire il genocidio di donne, bambini e anziani inermi e di strappare con la forza ad un governo criminale, anche perché glielo chiedono gli stessi abitanti, le zone martoriate dai bombardamenti indiscriminati sui centri urbani. L’Ucraina dopo il golpe di febbraio è precipitata all’inferno. Militarmente distrutta, etnicamente lacerata ed economicamente finita. Le abbiamo dato l’Europa in un’unica soluzione, portandola avanti col lavoro e mostrando agli altri membri cosa toccherà a ciascuno di essi nel prossimo futuro.
Ma la Merkel, questa piccola sovrana europea, invisa a mezzo continente che ne ha piene le scatole della sua tedesca austerità, dopo aver rimestato nel torbido della crisi ucraina ed aver ceduto il passo ai veri padroni atlantici, ottenendo molto meno di quanto auspicava, punta ora ad allargare il fronte vellicando le ansie antirusse degli altri ex satelliti sovietici: “Non si tratta solo dell’Ucraina, ma della Moldavia, della Georgia. Se continua così, ci si deve chiedere che cosa avverrà anche in Serbia, nei Paesi dei Balcani Occidentali”. Si è dimenticata gli Stati Baltici la culona, forse perché il cappello americano nell’area limita di molto le sue aspirazioni egemoniche. Dubito che la Cancelliera sappia indicare sulla cartina geografica tutte queste nazioni (ve la ricordate in questo episodio dove riuscì a collocare Berlino in Russia? https://www.youtube.com/watch?v=EMITN3_mYuE) eppure si sente sfidata da Mosca.
Vedete in che mani siamo. Putin è la loro scusa gigantesca ma le menzogne proferite da questi bari incalliti, che siedono sugli scranni più alti dei governi europei, cominciano ad essere talmente esorbitanti che nemmeno un babau della stazza di Vladimir riesce a coprirle. L’Europa dei boia e dei boiardi che segue pedissequamente le politiche di Washington è il vero dramma, altro che il Tiranno dell’est. Per questo, nonostante tutte le campagne diffamatorie in corso, il gradimento per il Presidente russo è altissimo anche da noi. Lui risolve problemi mentre a Bruxelles li creano e poi li scaricano sui cittadini. E si domandano pure perchè esistono i filorussi?

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