AVANTI CON LE PROMESSE
Qualcuno è disposto ancora a dar credito a questi politicanti?
Tempi duri per i lavoratori
di Angelo Cani
In questo ultimo decennio, la risposta alla persistente disoccupazione è stata trovata, in tutti i paesi industrializzati, nelle politiche di flessibilizzazione e deregolamentazione del mercato del lavoro.
In Italia l’introduzione di nuove normative ha permesso al capitale di far ricorso sempre più frequentemente ai cosiddetti contratti atipici, che hanno frammentato lo status giuridico dei lavoratori, a cui corrispondono diversi gradi di tutela e di garanzia.
Chi chiede maggiore flessibilità, magari affermando che è indispensabile per aumentare l’occupazione, mira a raggiungere i seguenti obiettivi: ridurre i costi, affidando una parte sempre più rilevante della propria produzione a ditte esterne; trasferire i dipendenti da un reparto ad un altro o da un’unità produttiva ad un’altra, senza che questi possano opporre la minima resistenza; licenziare, senza pagare nessuna penalità, una quota variabile di dipendenti quando diminuiscono le vendite. Si può capire, da questi pochi esempi, come le diverse forme di flessibilità, mirino in pratica alla completa subalternità del lavoro nei confronti del capitale.
Tutti i governi che si sono succeduti di centro – sinistra o di centro – destra hanno varato e giustificato i provvedimenti legislativi, riguardanti il lavoro, in nome dello sviluppo e del benessere.
Nel 1997 il governo Prodi con il cosiddetto “Pacchetto Treu” ha superato in peggio le altre leggi. Il Pacchetto Treu introduce il lavoro interinale o intermittente. Questo tipo di contratto altera lo schema funzionale classico del rapporto di lavoro. Nel lavoro interinale le figure cardine sono non più due ma bensì tre: l’impresa fornitrice di lavoro, l’impresa utilizzatrice e il prestatore di lavoro temporaneo.
Tra le altre novità troviamo gli stage di formazione, i tirocini formativi, nuovi criteri di utilizzo di manodopera praticamente gratis fino a 12 mesi.
La situazione è peggiorata ulteriormente, rispetto alla legge Treu del 1997, con la cosiddetta riforma Biagi (legge 30/2003) e con il decreto attuativo varato dal Governo Berlusconi il 31 luglio. In primo luogo questo decreto permetterà alle imprese con più di 15 dipendenti di cedere interi rami d’azienda e crearne di nuovi con meno di 15 lavoratori, che possono essere licenziati senza giusta causa (come richiede l’articolo 18); inoltre le imprese avranno la possibilità di affittare o noleggiare, anche a vita , intere squadre di lavoratori.
Vengono istituiti, inoltre, enti bilaterali – art. 5 – (sindacato dei datori e dei prestatori d’opera) che si occuperanno dei collocamenti della manodopera e della certificazione dei contratti. In questo modo le organizzazioni sindacali si trasformano, più di quanto già non avvenga in molti casi, in associazioni clientelari. Da quanto detto si evince che solo gli iscritti disciplinati verranno collocato sul mercato del lavoro.
La funzione della certificazione è ancora più infida. I sindacati concertativi verranno chiamati, assieme alle imprese alle Direzioni provinciali del lavoro ad apporre una sorta di timbro neocorporativo sui rapporti di lavoro.
I vecchi contratti di collaborazione coordinata e continuativa ( co. co. co ) vengono trasformati in lavoro a progetto, con l’unica variabile di spingere le figure precarie, così contrattualizzate, verso la più onerosa apertura di una partita Iva.
Vale la pena di notare come procede e si precisi la pratica della concessione di lavoro gratuito alla imprese mediante tirocini di giovani iscritti a un ciclo di studio (stage).
L’articolo 4 (comma 1, lettera e) sostiene inoltre che <<sono ammissibili le prestazioni di lavoro ripartite fra due o più lavoratori, obbligati in solido nei confronti di un datore di lavoro, per l’esecuzione di un’unica prestazione lavorativa>>. Si tratta insomma dei lavoratori siamesi, che si ripartiranno, in termini d’orario, un posto di lavoro, ma verranno sindacalmente contati per uno e dovranno dividersi non solo il salario, ma anche il voto per le elezioni delle Rsu. Il processo di frantumazione della condizione dei lavoratori s’approfondisce con l’introduzione di una minore rigidità delle condizioni giuridiche (legali e contrattuali) che reggono i contratti di lavoro. Con l’implicita facilitazione, per le aziende, di poter ricorrere sempre più spesso al lavoro atipico.
La legge Biagi è stata varata dal governo Berlusconi, ma è stata concepita dal primo governo Prodi-Veltroni. Una proposta del centro-sinistra fatta propria dal centro-destra.
In conclusione Treu (governo di centro sinistra) e Biagi (governo di centro destra) hanno eseguito gli ordini impartiti dagli stessi potentati economici nazionali e transnazionali che volevano e vogliono lavoro precario per evadere i versamenti fiscali, violare le garanzie economiche e disattendere le norme di sicurezza.
Per questo motivo solo gli ingenui potevano pensare che il governo Prodi, sostenuto ed esaltato per la sua affidabilità dai poteri forti, avrebbe, facendo un torto ai suoi padroni, cancellato la legge legge Treu e la legge 30.
Cagliari 10/3/2008