AVETE FATTO CASO CHE I RIBELLI HANNO LA FACCIA DA CRETINI? O DEL CRETINISMO FINANZIARIO

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Avanza il cretinismo finanziario. Artefici di questa ennesima incomprensione interpretativa, attinente alla crisi globale in atto, sono gli stessi che denunciano il cretinismo economico degli ideologi dei dominanti. Ma il cosiddetto cretinismo economico è già avanti anni luce rispetto al cretinismo finanziario. Per combattere il cretinismo economico non occorrono dei cretini al quadrato con la testa ristretta ma ci vorrebbero menti sane e propositive, come ancora non se ne vedono in giro. Insomma, lei e’ un cretino, s’informi, diceva Totò, anche se della specie finanziaria.

Tirare poi in ballo il nome di Gramsci per supportare tesi così sconclusionate è un’aggravante oltre che una cretinata. Nel capitalismo la sfera economica è sdoppiata nelle sottosfere produttiva e finanziaria. Quest’ultima tende ad autonomizzarsi dalla prima sottosfera, che pur rappresenta il suo risvolto reale, perché trattando l’equivalente generale delle merci (esitate dal processo produttivo), cioè il denaro, con questo deve giostrare per ricavare i suoi profitti (i quali non sono un fine ma sempre un mezzo per configgere nell’arena dei poteri). La finanza, pertanto, deve creare più denaro dal denaro con determinati prodotti (monetari, bancari, azionari ecc. ecc.) e se effettivamente, ad un certo punto, non incontra limiti sul suo percorso di valorizzazione, confini dettati dalle esigenze concrete della produzione, cioè dalla sua base materiale, perde il terreno da sotto i piedi e crolla fragorosamente al suolo, al pari di quanto accaduto in altre epoche e come temiamo possa accadere nella nostra. Non siamo però ancora ai confini di un crollo vertiginoso, siamo agli scricchiolii che lo annunciano. In ogni caso, non sarà questo l’ultimo respiro della formazione sociale dei funzionari del capitale ma l’occasione di una ennesima sua riconfigurazione o trasformazione, più o meno profonda, soprattutto in senso spaziale (guerra egemonica tra paesi e aree di paesi). I settori finanziari, come ricorsivamente avviene dagli albori del capitalismo, crescono abnormemente, poiché, come scrive La Grassa, sono convinti “di poter concrescere su se stessi a tempo indeterminato” dando l’avvio a “crisi prettamente economiche che, in effetti, iniziano da quei settori della sfera economica. Si arriva infatti alla fine alla resa dei conti poiché si era ignorata la base del conflitto strategico, che esige mezzi reali e non semplice moneta: questa può servire alla pura corruzione per indebolire gli avversari o legare al proprio carro certi gruppi nella lotta contro altri, ma non serve ad accrescere la potenza per sconfiggerli e conquistare più stabilmente la supremazia. Nemmeno, però, basta l’abbondanza di mezzi reali, poiché l’hardware è necessario ma non sufficiente; fondamentale è il software, cioè i programmi (strategie) per combattere vittoriosamente il conflitto”.

Dunque, le alterazioni o piuttosto i terremoti nella sfera economica rappresentano gli effetti di una dinamica che parte da più lontano, accumula energia con lo scoordinamento dei rapporti di forza mondiali – di cui è causa primigenia il flusso squilibrante incessante, sottostante alla realtà sociale – e fa emergere attori contendenti una determinata configurazione egemonica, con un centro e dei satelliti, affermatasi in ondate di battaglie precedenti. Ecco il perché delle crisi che, peraltro, si frazionano per gradi di “pericolosità”, a seconda o meno dell’avvicinarsi di uno scontro frontale tra potenze per l’allargamento delle sfere d’influenza. Quindi è bene distinguere tra crisi più lievi e controllabili o, a volte, persino indotte, come sono in parte quelle speculative, che servono per mettere sotto pressione governi alleati, favorendo specifici  riallineamenti, oppure per spegnere sul nascere i pruriti competitivi degli avversari del Paese centrale, da quelle strutturali, preannunciate da lunghe stagnazioni che, generalmente, preludono e portano alla “catastrofe” e non sono manovrabili da nessuno coi mezzi “normali”. Solo a questo punto, la guerra economica tra mercati, imprese e loro paesi di riferimento si tramuta chiaramente, dopo un periodo di scollamento, in guerra di apparati militari per la supremazia globale o regionale, mostrando la vera anima dei “sistemi” e facendo cadere molto schermature dei tempi di pace (compresa la democrazia e i suoi accidenti).

Ci arriveranno anche i cretini del finanzcapitalismo a capirlo. Non so, ma “avete fatto caso che i ribelli hanno  la faccia da cretini?”. (cit. Totò)