AVETE MAI SENTITO?


Personalmente, credo di avere molto da ridire sulle opinioni di Tremonti; non su quelle tecniche, giacché non sono un “esperto”, bensì sulla loro impostazione politica. Di questo avremo modo di riparlare. Oggi, voglio invece riportare una serie di sue frasi che dimostrano la sua comprensione, assai superiore a quella dei “sinistri”, dei guasti prodotti dalla globalizzazione neoliberista che, anche come ideologia, sta cadendo a pezzi. Ricordo che per averlo affermato, in relazione al comportamento degli istituti finanziari (anche internazionali) di fronte alla crisi, Tremonti si è beccata la reprimenda del presdelarep, che un tempo era almeno piciista se non proprio comunista. Mentre era in viaggio in America del Sud, Napolitano, pur senza citarlo per nome, ha criticato chi (Tremonti appunto) pensa di contrastare la crisi mettendo in opera specifiche misure anche contrarie alle semplici liberalizzazioni nel mercato globale considerato di per sé virtuoso. A questo siamo, e non mi sorprende: non la destra nel suo insieme, ma alcuni suoi personaggi, tutt’altro che di secondo piano, hanno qualche idea che a sinistra si sente in ambienti totalmente minoritari e silenziati.
Comunque, ecco le varie frasi:
“nelle sue conclusioni [quelle di Draghi nell’incensato, da tutti i filoamericani europei e mondiali, suo recente rapporto all’ultima riunione del G7; ndr] non c’è mai la parola nazionalizzazione. Si omette così il passaggio più significativo. Dove si fa l’elenco degli strumenti da utilizzare si parla di iniezione di liquidità e di altre cose fumose [corsivo mio]. Ma il rapporto è reticente sulla parola chiave, aiuti di Stato. Non si parla di salvataggi. E se un rapporto del genere non parla di cose reali [corsivo mio] come le nazionalizzazioni che sono state fatte e si faranno ancora, siamo di fronte a quel tipo di cultura, di tecnica, che non basta più [corsivo mio] per gestire cose che sono cambiate. Verso un nuovo mondo non si può andare con idee e strumenti vecchi C’è la consapevolezza di una crisi generale molto profonda e che non è finita. Una crisi non solo economica ma anche sociale [corsivo mio; quante volte l’ho ripetuto in questo blog?], con l’impoverimento del ceto medio e fatta di tensioni geopolitiche [corsivo mio; quante volte ho paragonato il “ceto medio”, concetto ripostiglio, al vecchio “Terzo Stato”, concetto analogo per quell’epoca lontana? E da quanto tempo sto insistendo sull’avvio verso il policentrismo?] . Viviamo in tempi non ordinari, ma straordinari. Non è più un problema di crescere dello 0,3 o dello 0,2%. Questo tipo di modellini basati sulle previsioni di crescita dello vero-virgola non funziona più. E tutto il set di strumenti finora applicati alla crisi dei mercati è come la penicillina portata dagli alleati nel 1945: dopo mezzo secolo non è più l’antibiotico più efficace Tutto avviene fuori da ogni controllo. Ma nel ’29 i controlli non c’erano. Oggi ci sono, ma sono domestici, nazionali, dunque insufficienti e inadeguati per fronteggiare i problemi sollevati dalla diffusione dei nuovi strumenti finanziari, come gli equity fund per i quali l’unica regola è non avere regole”.
Mi sembra sufficiente. Ripeto: ci sarà, in futuro, da (ri)dire sulle idee di Tremonti. Ma comunque, avete mai sentito Prodi, Padoa-Schioppa, Visco, Bersani parlare in questo modo? Accennare a problemi di carattere strategico e non a misure della “prossima ora”? Con un personaggio del genere, almeno in date occasioni, può valere la pena di discutere. Con i quattro precedenti, c’è solo da riempir loro la bocca di cacca di cavallo per tacitarli.