BASTA CON LE PAL(L)E SULLE ENERGIE RINNOVABILI (scritto per tiscali)
Il Governatore De Filippo fa la voce grossa con Roma e con le compagnie petrolifere, raccogliendo un sentimento di malcontento che pervade, et pour cause, tutta la comunità lucana. Questo è positivo ma non deve accoppiarsi col sempiterno straccionismo antimodernista e antindustrialista dei circuiti nazi-ambientalisti e fascio-ecologisti dell’era primordiale, quelli che tentano inesorabilmente di ributtare la nostra terra indietro di millenni. Ed, infatti, i taleban della vita frugale a caviale e champagne e del ritorno alle caverne con le paraboliche si sono fatti avanti ricominciando a sparare pa(l)le eoliche e pannelli ad “insolazione” solare che ottundono la ragione ma non producono l’energia necessaria alle attività umane. Che in Basilicata si debba rivedere tutto, dalle royalties all’entità dei risarcimenti al territorio, con particolare attenzione a quelle alle aree che accolgono gli impianti petroliferi restandone deturpate, nessuno lo mette in dubbio. Dobbiamo smettere di farci colonizzare da chicchessia in cambio di briciole e contentini formato “carta carburante”. Vogliamo lavoro, sviluppo e tutto quello che ci spetta. Tuttavia dobbiamo, altresì, impedire che l’armata naturista delle tenebre ci faccia perdere il vantaggio di essere una terra ricca di risorse che, a causa di battaglie di retroguardia, rischierebbero di rimanere inutilizzate. I pregiudizi energetici aggravano i nostri attuali problemi e ci sospingono nel baratro dei sovvenzionamenti pubblici i quali perpetuano ciò che è profittevole per pochi – cioè per quelle associazioni e combriccole che campano della natura verde dei bigliettoni – ma diseconomico per tutti. Perché a questo servono il sole ed il vento, pomposamente chiamati in causa nell’elogio delle energie pulite e rinnovabili, oltre che ad attirare ogni specie di lestofante e di organizzazione criminale che pullula dietro i soldi facili elargiti dal pubblico. Se i “palisti” a vento e i “pannellisti” a corto raggio ammettessero almeno che siamo di fronte ad energie ausiliarie potremmo ragionarci su e capire quali sono le prospettive future e gli ambiti di ricerca sui quali puntare. Ma loro no! Hanno imparato la pappardella ripetuta dai loro santoni verdi e dai leaders politici arancioni del sole ridente alle nostre spalle (colore della ingannocrazia politically correct, con sfumature di destra e di sinistra) e vorrebbero imporcela insieme a tutto il resto, cioè all’impoverimento finanziario e all’arretratezza culturale. Senza le regalie statali ed il rincaro delle bollette che ricade sui contribuenti, eolico e solare avrebbero già fatto flop. Come ha scritto il prof Franco Battaglia, esperto del settore messo ai margini della comunità scientifica dalle mafie ecologiste ed accademiche, il vento soffia quando vuole ed il sole brilla quando piace a lui, non di certo quando noi lo pretendiamo. Ciò significa che la possibilità di imbrigliare l’energia che ci serve (nel momento esatto in cui ci serve) è limitata da condizioni specifiche che, stando all’attuale sviluppo tecnologico, non possono essere ancora modificate e sfruttate per i bisogni dell’apparato produttivo. Domani chissà, ma oggi la situazione è questa e valutata la conformazione del nostro sistema di produzione sociale e di sviluppo industriale non ci sono altre strade. A meno che non diamo retta ai sogni degli icariani mondiali che ci indicano la via di un altro mondo possibile solo per ingrassare la loro borsa valori e spedirci depauperati all’altro mondo sventuratissimo e possibilissimo. Ed allora, considerato che almeno per i prossimi decenni, petrolio e gas, resteranno indispensabili agli Stati e al mantenimento della loro potenza geopolitica (tanto che continuano a scoppiare guerre e diatribe lungo le vie dell’oro nero e di quello blu), facciamo valere le nostre ragioni e chiediamo di più agli organi istituzionali centrali. Siamo la Basilicata e non un paese nordafricano che se recalcitra, purtroppo per esso, viene bombardato come accaduto in Libia e potrebbe ancora avvenire in Algeria. L’Italia ha fame di risorse e la Basilicata è il suo granaio energetico. Saremo certamente disponibili ma a condizioni reciprocamente favorevoli. A meno che, per un pugno di voti e per codardia elettoralistica, non si voglia assecondare chi ci manderà in rovina.