BERLUSCONI COME MATTEI? A cura di G.P.

  

Sullo stesso tenore degli articoli proposti ieri continua la “campagna” di Libero, quest’oggi con un pezzo di Besana, per evidenziare quali grandi trame internazionali si stiano tessendo con lo scopo di contrastare le scelte di politica estera inaugurate da Silvio Berlusconi. Parlo del solo Presidente del Consiglio (e del suo entourage più fedele) e non dell’intero governo di centro-destra, in quanto dentro quest’ultimo sono presenti e attive anime filoamericane e sfasciste che sostengono tali torbide manovre finalizzate a rendere l’Italia un paese infinitamente succube delle strategie imperiali predominanti.

Besana esagera nel paragonare Berlusconi a Mattei, soprattutto se è vero, come qualcuno ha riportato, che lo storico presidente dell’Eni avesse affermato, in un colloquio privato, che sua intenzione primaria fosse quella di tirare fuori l’Italia dalla Nato per portarla alla testa dei paesi non-allineati, sottraendola una volta per tutte all’influenza occidentale.  

Per il resto Besana coglie il nocciolo del problema. In un rapporto del Foreign Office del ’62 veniva esplicitamente detto: "Non è un`esagerazione asserire che il successo della politica matteista rappresenti la distruzione del libero sistema petrolifero di tutto il mondo… Le compagnie petrolifere internazionali hanno tutto il diritto di difendersi". Besana commenta così quello che sembra essere un infausto déjà vu: “A 47 anni di distanza lo scenario si ripete: ancora una volta si parla di energia russa e dei mezzi per portarla in Europa, suscitando la contrarietà di Stati Uniti e Inghilterra. Se non bastasse, Mattei e Berlusconi – uniti anche dal comune desiderio di piacere alle donne – condividono gli identici nemici interni: la borghesia che conta e i suoi giornali, ostili al primo presidente dell`Eni come all`attuale presidente del consiglio”. Certamente, l’ideologia del libero mercato dell’energia è uno dei cavalli di troia con i quali gli americani s’incuneano negli affari altrui, soprattutto se temono che qualcuno possa anche solo accarezzare l’idea di poter uscire impunemente dalla loro orbita egemonica.

Il clima geopolitico (in questa fase di recupero in potenza da parte, soprattutto, dell’area euroasiatica), si sta palesemente riscaldando e sempre più diverrà rovente mano a mano che il policentrismo si presenterà come l’orizzonte probabile del prossimo futuro.  

 

SE IL CAVALIERE SFIDA GLI YANKEE COME MATTEI

Da "LIBERO – EDIZIONE MILANO" di venerdì 22 maggio 2009

 

 

Gli stessi obiettivi, la stessa partita, gli stessi nemici, speriamo non lo stesso tragico epilogo. Alla luce di quanto Allessandro Sallusti ha ieri rivelato in queste pagine, sono molte, e inquietanti, le analogie tra personaggi in apparenza agli antipodi: Enrico Mattei e Silvio Berlusconi. Gli Stati Uniti non hanno digerito che il nostro presidente del consiglio si sia adoperato (…) (…) affinché Eni e Gazprom suggellassero un accordo per la costruzione del gasdotto South Strem, che potrebbe incidere sugli equilibri dell`energia in Europa. S`è messa di traverso anche Bruxelles, intenzionata a ridimensionare i rapporti commerciali con Mosca e favorevole come gli Usa – a un altro gasdotto, il Nabucco, che partendo dalla Turchia dovrebbe giungere a Vienna, convogliando combustibile dall`Azerbaigian, dall`Iran e perfino dall`Asia centrale.

 

Mattei si era già mosso in una simile prospettiva.

 

Nel 1960, nonostante le resistenze di Fanfani, timoroso delle reazioni americane, strinse un`intesa con l`Urss di Krusciov: 12 milioni di tonnellate di petrolio in quattro anni, al prezzo di 1 dollaro e 26 centesimi al barile, il più basso sul mercato. In cambio, l`Urss avrebbe ricevuto tubi Finsider, attrezzature della Nuovo Pignone e gomma sintetica. Le quotazioni imposte dalle famigerate Sette sorelle non potevano reggere la concorrenza, tanto che la Standard Oil decise un ribasso, costringendo le altre grandi compagnie a fare altrettanto.

 

Negli stessi il presidente dell`Eni giocava le sue carte anche in Algeria. La complessa trama diplomatica che aveva intessuto fu sul punto di compiersi nel 1962; essa prevedeva un accordo i cui capisaldi erano costituiti dalla costituzione di una società mista franco-italo-algerina, dalla realizzazione di una raffineria e dalla posa di un metanodotto che unisse le due sponde del Mediterraneo.

 

Nel giugno 1961, a Genova Pegli, Mattei aveva inaugurato il primo tratto dell`oleodotto che avrebbe dovuto spingersi attraverso la Svizzera fino a Igolstadt, in Baviera, e di li salire alla volta di Stoccarda. Dall`iniziativa erano state escluse le compagnie del cartello e questa, si augurò, avrebbe dovuto essere la regola. Da un paio d`anni, l`Eni aveva volto lo sguardo a Nord. Con la Germania del cancelliere Adenauer aveva perfezionato il progetto Centro Europa, capace di assicurare l`indipendenza energetica al vecchio continente. Il disegno era chiaro: il petrolio russo e quello algerino avrebbero ridimensionato il cartello anglo-olandese e americano, avviando una reale cooperazione in un`Europa che andava dall`Atlantico agli Urali.

 

Indipendenza energetica e ruolo europeo, anche allora; l`Eni dei primi Sessanta si era accordata con De Gaulle, quella di oggi con Edf. Scrisse il Foreign Office in un rapporto del luglio 1962: "Non è un`esagerazione asserire che il successo della politica matteista rappresenti la distruzione del libero sistema petrolifero di tutto il mondo… Le compagnie petrolifere internazionali hanno tutto il diritto di difendersi". A 47 anni di distanza lo scenario si ripete: ancora una volta si parla di energia russa e dei mezzi per portarla in Europa, suscitando la contrarietà di Stati Uniti e Inghilterra. Se non bastasse, Mattei e Berlusconi – uniti anche dal comune desiderio di piacere alle donne – condividono gl`identici nemici interni: la borghesia che conta e i suoi giornali, ostili al primo presidente dell`Eni come all`attuale presidente del consiglio. Il grande Indro ebbe l`occasione di attaccare entrambi: l`uno con quattro velenossimi articoli nel 1962, l`altro ogni volta che gli si presentò il destro dopo la discesa in campo del `94.

 

Gli americani, l`hanno dimostrato con Andreotti e Craxi, non esitano a porre in condizione di non nuocere chi ostacola i loro intereressi.

 

La magistratura, braccio secolare dei poteri forti, è sempre pronta; finora, però, non è bastata. A questo punto, se Berlusconi vi proponesse un passaggio sul suo aereo privato – come Mattei fece con il giornalista americano William Mc Hale – sarebbe prudente declinare l`invito.