BERLUTRONI, NON CI SONO PARAGONI di G.P.
Quanto le manovre messe in atto dai due poli – per ricomporre, secondo uno schema bipolare, la frammentazione politica italiana – abbiano rappresentato solo un’operazione di pura facciata è divenuto evidente con la pubblicazione delle candidature, per le prossime elezioni del 13 e 14 Aprile.
La ricetta dei due schieramenti è quella di inglobare le diverse fazioni (gruppi d’interesse, associazioni varie, confederazioni padronal-sindacali ecc. ecc.) attraverso singoli rappresentanti inseriti nelle liste elettorali di ciascuno di essi, da far agire però nell’ambito di un perimetro ben definito, costituito appunto dai due grandi "calderoni" del Pd e del Pdl, i quali, solo apparentemente, porteranno a semplificare la politica italiana.
La vera novità sta, al massimo, nell’inversione delle parti che i candidati a premier dei due principali partiti si sono trovati ad affrontare, per venire a capo di questa competizione elettorale. Fin qui eravamo stati abituati a vedere Berlusconi nel ruolo del “predicatore mediatico”, con tanto di sottoscrizione di contratti con gli italiani, testimoni Dio e la Madonna, promesse fasulle su milioni di nuovi posti di lavoro (che non sono mai arrivati, se non per mezzo di “trucchetti” statistici e scomposizione dei profili lavorativi secondo linee di precarizzazione e atipicità) e schermature alle telecamere, in modo da rendere i visi distesi e rilassati, così come si addice a chi vuol rasserenare il paese nonostante lo stesso stia sprofondando nelle sabbie mobili.
Questa volta, invece, è Veltroni che deve iniettare, a dosi omeopatiche, il suo surplus comunicativo nella campagna elettorale, al fine di far dimenticare agli elettori un governo disastroso del quale lui era, idealmente e politicamente, parte, a prescindere dagli improbabili smarcamenti di oggi.
Certo lo stile dei due non è paragonabile, Berlusconi e Veltroni hanno strategie di convincimento molto differenti ma la vacuità di idee e proposte politiche è perfettamente equipollente, in quanto entrambi potranno solo far galleggiare l’Italia senza tirarla fuori dal pantano attuale.
Per quanto attiene alla composizione delle liste, nonostante i ditirambi sul rinnovamento e sull’inserimento di forze fresche nel prossimo parlamento, le promesse della prima ora, come spesso accade quando si ha a che fare con venditori di materassi e di aria fritta, si sono rivelate delle balle colossali. Veltroni aveva annunciato, con grande prosopopea, che i vegliardi e i notabili del partito sarebbero stati esclusi per far posto a giovani di “nuovo conio”.
In realtà, le eccezioni hanno stravolto qualsiasi regola e ci siamo ritrovati con i soliti volti che hanno già affollato le aule parlamentari negli anni passati. A quest’ultimi, che si sono meramente ridotti di numero per far posto ad altri fedelissimi ma di matrice veltroniana, si sono aggiunti una pletora di segretarie, portaborse, “mogli di” ecc. ecc.. Infine, sicuramente, c’è anche qualche giovane sconosciuto (ma solo al grande pubblico) e di “belle speranze”, o almeno così hanno tentato di presentarli, tuttavia, gratta gratta la gioventù viene fuori il solito lignaggio più o meno nobile, tanto per discendenza partitica che imprenditoriale. E’ questa la vocazione con la quale si vuole assicurare il rinascimento del sistema-paese? Ovviamente i truismi di Silvio e di Walter si sprecano di fronte agli innumerevoli problemi del paese. Per esempio, come si risolve la questione dell’occupazione? Risposta di Uolter: “E’ il tempo di un’alleanza tra i produttori, non di una lotta di classe contro un padrone che non c’è più. Lo Stato deve promuovere, sostenere, sviluppare le energie della nostra società” che tradotto significa “non ho uno straccio d’idea seria ma ‘volemose bene che a nuttata adda passà’ ”. Veltroni è questo, un po’ Roma “ma anche” un po’ Napoli, rassegnata comicità centro-meridionale spacciata per competenza politica e voglia di rimboccarsi le maniche.
Ma per noi italiani c’è davvero poco da ridere e se da un lato abbiamo l’Americano de Roma che dice di voler modificare la situazione di un paese “lento e burocratizzato” mentre il suo partito è palesemente sostenuto dai grand commis di Stato (oltre che dai ben noti gruppi finanziari e industriali, tutti dalla sua parte) dall’altro lato, ci ritroviamo Berlusconi, un barzellettiere che è precisamente l’estremo antitetico-polare di Uolter, ovvero, pochi fronzoli, più forca culturale e mano libera ai suoi affari. Sicuramente il primo è più pericoloso del secondo, ma comunque andrà a finire faremo un bel salto nel buio. E "bonanotte popolo" !