BUONI MAESTRI
Oggi mi va di rendere omaggio ai miei vecchi Maestri anche se, come normalmente avviene, sono giunto ormai a idee profondamente diverse dalle loro. Tuttavia, diverse non significa che abbia avversione per le loro. Tutt’altro, le considero ben rilevanti anche per quanto sono arrivato a concludere dopo tanti anni, in cui la storia è scorsa in un senso ben diverso da quello che non pensavano solo loro (e già differentemente fra loro proprio perché morti a trent’anni l’uno dall’altro; e che trent’anni in fatto di accadimenti!), ma pure io almeno per larghi versi.
I MIEI MAESTRI
ANTONIO PESENTI (1910-73)
Il mio Maestro italiano (e come fosse il mio “secondo” padre)
Antonio Pesenti non è stato affatto soltanto un pensatore e non “nacque” marxista. Fu innanzitutto, fin da giovane, fortemente interessato alla politica; e tenuto conto dell’epoca in cui fu giovane, la sua scelta politica dovette essere radicale. Egli divenne, fin dalla sua prima scelta, antifascista. All’inizio optò per l’orientamento repubblicano e poi socialista. Per quanto ricordo, solo in carcere si orientò in senso comunista e quindi marxista; poiché a quel tempo, e per alcuni decenni successivi, era assai raro trovare chi fosse comunista senza essere marxista.
Spero che qualcun altro tracci una più completa biografia del Maestro, perché la sua vita è del tutto esemplare per capire chi furono i comunisti e i marxisti. Qui non posso dilungarmi su questi tratti fondamentale del suo percorso umano e politico, perché fin troppo c’è da dire sul suo pensiero teorico, che sarò obbligato a soltanto sunteggiare. Tuttavia, va sempre tenuto presente che Pesenti non fu semplicemente un “pensatore”; uno che formula idee nel chiuso di una stanza, in solitario colloquio con se stesso o anche con l’Umanità in generale. Pesenti fu anzitutto uomo d’azione, impegnato fino all’ultimo nell’attività del partito che scelse durante i suoi anni di carcere (1935-43). Fu in pratica sempre, nel dopoguerra, parlamentare comunista (senatore dal 1953); fu Ministro delle Finanze nel provvisorio Governo di Unità Nazionale (Governo Bonomi), membro della Consulta Nazionale e poi dell’Assemblea Costituente. Successivamente, divenne il principale economista del suo partito (all’opposizione) ed eccezionale esperto di questioni finanziarie, sulle quali fece anche magistrali interventi nella sua qualità di parlamentare.
Solo alla fine, passato all’Università di Roma (dove abitava), decise di dedicarsi pressoché esclusivamente a studi e insegnamento, ma la sua scelta fu purtroppo di breve durata. Visse nemmeno 63 anni, ma la sua esistenza fu di un’intensità tale da superare o almeno eguagliare in opere e attività quella di un qualsiasi altro individuo longevo. Trattare dunque Pesenti quale mero pensatore sarebbe veramente tagliare, della sua multiforme personalità, una fetta: importante ma connessa con mille fili ad un’attività pratica (e politica) di rara qualità. Quindi, cercherò di porre in luce alcune sue fondamentali categorie teoriche – elaborazioni del marxismo – ma non potrò non fare spesso riferimento alla fase storica in cui queste sono calate.
Il pensiero di Pesenti è quello di uno scienziato, ma di formazione appunto marxista; per cui mai interessato a semplici elucubrazioni d’ordine “universale”, sempre invece legato alla congiuntura politica con le sue peculiarità d’ordine sociale. Per Pesenti vale quanto scrisse mirabilmente Max Weber ne La scienza come professione: “Ognuno di noi sa che, nella scienza, il proprio lavoro dopo dieci, venti, cinquanta anni è invecchiato. E’ questo il destino, o meglio, è questo il significato del lavoro scientifico, il quale, rispetto a tutti gli altri elementi della cultura di cui si può dire la stessa cosa, è ad esso assoggettato e affidato in senso assolutamente specifico: ogni lavoro scientifico ‘compiuto’ comporta nuovi ‘problemi’ e vuol invecchiare ed essere ‘superato’. A ciò deve rassegnarsi chiunque voglia servire la scienza”.
biografia in Wikipedia, da cui mi si consenta di citare una breve frase:
<<<Tra i suoi allievi è possibile menzionare Gianfranco La Grassa, divenuto assistente di Pesenti a Pisa>>>.
CHARLES BETTELHEIM
Il mio Maestro francese
Nato a Parigi nel 1913 e morto nel 2006. Uno dei 4-5 maggiori economisti marxisti del ‘900. Insegnante e Direttore di studi all’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi – poi divenuta Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales – dal 1948 al 1983; direttore del Centro Studi dei modi di industrializzazione presso la stessa Scuola. Consigliere economico in India, Egitto e Cuba tra il 1953 e il 1966; e anche in Algeria, Guinea, ecc. Laureato dell’Académie française (1963). Presidente di diverse “associazioni d’amicizia”: con Vietnam, Cina, Cuba, ecc. Cofondatore della Revue internationale e direttore della rivista Problèmes de planification nonché della collana “Economie et socialisme” della Maspero. Tra le sue principali opere: La planification soviétique, Marcel Rivière 1939, L’Inde indépendante, Armand Colin 1962, La Transition vers l’économie socialiste, Maspero 1968, Calcul économique et formes de propriété, Maspero 1970, Les luttes des classes en URSS (tra il 1917 e il 1941), quattro grossi tomi pubblicati con la Maspero tra il 1974 e il 1983 (solo i primi due tradotti in italiano dall’Etas Libri negli anni ’80). Importante il suo scambio di lettere con l’altro grande economista marxista statunitense Paul M. Sweezy (Lettres sur quelques problèmes actuels du socialisme, Maspero 1972) pubblicato in italiano dagli Editori Riuniti, 1993 (con mia introduzione).
******************
Biografia in Wikipedia. Fra le molte altre cose sta scritto:
<<<Tra coloro che furono influenzati dalle sue teorie vi è l’economista marxista italiano Gianfranco La Grassa……………
……………….
Tra gli italiani, Gianfranco La Grassa è considerato il suo maggiore allievo>>>