BUONISMO: NULLA A CHE VEDERE CON BONTA’, di GLG
Il buonismo non ha nulla a che vedere con la bontà. Può forse avere a che fare a volte con l’ipocrisia, ma credo che anche questo concetto non sia del tutto preciso. Per la massa di buonisti “passivi” (fra i dominati) vige la scarsa intelligenza in quanto portato del conformismo, in quanto voglia di non stare tanto a discutere, di accettare quello che sembra accettato dai più e continuare a fare il “proprio lavoro”, a volte perfettamente legittimo e doveroso, a volte rispondente a ciò che s’intende, in versione popolare, con “fare i propri porci comodi”, anche fregando il prossimo. Tuttavia il buonismo è in particolare una nuova versione del “divide et impera”. Si è in parte indebolita la possibilità di usare tale strategia all’interno dei vari paesi e società con una comune base culturale (e territoriale ovviamente), sfruttando diversità di interessi al loro interno per mestieri svolti, livelli di vita, scarti generazionali, ecc. Il multipolarismo, un certo declino (non di potenza, ma di influenza) degli Usa, la strategia applicata ultimamente da questo paese (all’origine pure dei duri contrasti, non ancora molto chiari e ben individuabili, scatenatisi al loro interno), hanno condotto al fenomeno della massiccia migrazione da certi paesi un tempo detti sottosviluppati. I dominanti allora (e non solo quelli americani) lo sfruttano, cercando di coprire i loro reali intenti di mantenimento di un potere – pur esso intaccato da un qualche declino della loro capacità di egemonia – con il “buonismo” dell’“integrazione”, del tutto mitica e inventata di sana pianta in presenza di differenze stellari di tradizioni, civiltà e cultura tra popolazioni diverse e molto lontane fra loro. Tutto ciò, attuato con simile rapidità e senza nessuna preparazione organizzativa e strutturale, porterà a crescenti dissidi fra i vari dominati favorendo appunto l’establishment “padronale (quello Usa pur fra contrasti interni) e quello dei “servi” europei, pur essi in caduta di popolarità. La Chiesa, con un Papa furbo e “demoniaco”, si presta al gioco dei dominanti e fornisce loro l’importante ausilio della religione (pur essa ormai vissuta da cattolici che nulla hanno più di veri credenti e sono solo abitudinari conformisti). Bisogna invertire la marcia, ma prendendosela con chi di dovere (questi farabutti di dominanti, sia “padroni” americani che “servi”europei, in crisi di egemonia) e non in modo convulso e improvvido con il loro attuale strumento: l’immigrazione, con la quale – ma sempre come fenomeno derivato – altri veri delinquenti ci fanno un mucchio di soldi. Cerchiamo di capire cosa stanno attuando questi criminali al potere negli Usa e in Europa.