tra finzione e realtà
Ricordo che Gabriel Garcia Marqueznell’Amore ai tempi del colera, scrive che «la politica ha più stanze di un casino al di là delle trappole della passione, al di là degli scherzi brutali delle illusioni e dei miraggi dei disinganni».
Potrebbe anche darsi, però, che io non ricordi affatto bene, o che una mia inattendibile familiarità con Marquez, mi abbia fatto lo scherzo di riportare alla memoria cose che quest’autore non ha mai scritto, e neppurepensato, che lui, dunque, non si riferisca affatto alle “stanze politiche”, ma alle infinite “stanze del cuore”, e che le trappole siano quelle dell’ “amore”.
Sia come sia, tra la Politica e l’Amore una certa affinità potrebbe esserci. Basti pensare ai miraggi nei quali s’inciampa in Politica e in Amore, volentieri, o anche malvolentieri.
C’erano una volta, un po’ di tempo fa, ed erano davvero tanti. Erano quelli che si credevano e in parte continuano ancora a dirsi e a credersicomunisti, e che forse, in senso marxiano, non loerano mai stati. Un po’ come i cristiani che fanno perdere la pazienza a papa Bergoglio fin sull’orlodell’incazzatura ed oltre. Molti cristiani e molti comunisti, in realtà o per comoda finzione, è probabile non sappiano bene quale sia il significato dell’aggettivo, oppure fingono di non saperlo. Essi somigliano tanto a quelli che parlano di Cuba, definendola un “Paese socialista”, solo perché a Cuba esisterebbe una Sanità Pubblica, che sarebbe come andare a messa la domenica convinti di guadagnarsi il paradiso. Insomma l’Italia democristiana sarebbestato un Paese socialista!
Sui rami ci sono ancora i frutti, marciti, delle ibridazioni azzardate e pericolose, tentate dagliapprendisti stregoni, quelli come il Berlinguerche, al comitato centrale del PCI (18/20 ottobre 1976) propone, senza neppure la scusa d’un governo rosso “insieme all’austerità, come condizione per un assetto più giusto ed efficiente dell’economia e della società, di introdurre elementi di socialismo”.
Insieme a quelli, tuttora incerti tra l’apparire e l’essere comunisti, vi sono poi quelli che ad un certo punto, sono diventati soltanto “piccisti”, per lo più indistinguibili nel mefitico calderone della sinistra. Oggi quelli che si credono e continuano a dirsi comunisti sono rimasti in pochi, almeno in Italia. Sono sparsi un po’ di là e un po’ di qua, sempre in bilico tra l’astratto e il concreto, tra l’allegorico e il letterale, tra una teoria rivoluzionaria purchessia, un papocchio e una “poltroncina”. Vagano per le contrade “senza più il gran partito”, orfani traditi anch’essi dal finale garantito dal miraggio della lotta di classe. Anche Marx, infatti, può sbagliare, come ogni scienziato che si rispetti. Bisognerebbe, però, essere capaci di non imbalsamare il barbuto di Treviri con la scusa di salvarlo.
I comunisti, in teoria, ma solo in teoria,avrebbero dovuto essere tutt’altra cosa dal popolo della sinistra. Entrambi questi popoli risultano comunque legati ad un’assiomatica concezione del mondo e della storia … della storia della lotta di classe, la quale, secondo la prevista tabella di marcia, avrebbe dovuto sfociare, un bel giorno, nel socialismo e poi nel comunismo. Grazie al general intellect, dal primo all’ultimo manovale.“Che fretta c’era, che imbroglio era, maledetta primavera!”
Gianfranco La Grassa scrive: «non è proprio la “lotta” a formare le classi, ma precisi e complessi processi storici, da analizzare nel loro andamento oggettivo»
«In realtà, le classi non si formano nella lotta ma ci arrivano già formate da una dinamica oggettiva che ha già separato i proprietari dei mezzi di produzione dai non proprietari di tali mezzi o proprietari della loro sola forza lavoro».
Come non bastasse, a complicare le cose, una volta c’era pure il popolo al tempo della salsiccia, un popolo che riusciva a tenere insieme, ma solo nelle sue fantasticherie, l’idea della rivoluzione socialista o addirittura comunista, il Che con l’austerità, la questione morale col “socialismo”delle Coop, le feste dell’Unità col docenteuniversitario, il segretario di federazione con la salsiccia giustappunto. Un giorno questo intruglio ebbe in Italia, con Enrico Berlinguer, una guida, un padre, un maestro, un leader osannato come pochissimi, “un grande cuoco”, il cuoco del sorpasso! Il quale si rivelò, infine, tranne per quelli che tuttora si rifiutano di vedere il golpe di “mani pulite”, l’estremo untore del socialismo e del comunismo italiano, sotto l’ombrello, NATO s’intende! E questo “intruglio” arrivò a coniare,insieme alla occhettiana “gioiosa macchina da guerra”, persino l’ossimoro per eccellenza, quello della “guerra umanitaria”, sotto la maschera della pulizia etnica. E come Presidente d.C. c’era un piccista doc come Massimo D’Alema. Dieci anni dopo, proprio costui, così dichiara al Riformista:
«Pentito no, mai. Continuo però ancora oggi a pensare che non era necessario bombardare Belgrado». Davvero meraviglioso: “Pentito no, mai” – Pentito sì – pentito un caz. Pentito per l’inutile spreco di bombe su Belgrado, che si potevano risparmiare? Compagno sì, compagno no, compagno un caz! Un tipo dalla coscienza davvero funambolesca!
Arriva il 1994 e Leonardo Sciascia pubblicaL’Affaire Moro e disvela i falsi giuochi della durezza del gruppone degli intransigenti,democristiani e piccisti. Giuochi respinti al mittente dalla sig.ra Moro, che rifiuta con grande dignità i tentativi di fare di lei una Volumnia“ché l’antico valore | nell’italici cor non è ancor morto”, come pure rifiuta i mistificanti, atroci ricami sulle sue frasi “non dette”, sulle quali si avventa, famelico, il gruppone dell’intransigenza.
Sulla polarità Destra-Sinistra costantemente in via d’esplosione-implosione, la coppia Gaber-Luporini ha scritto una canzone e Norberto Bobbio un libro.
La case editrice dell’impegnativo, meritorio lavoro bobbiano, decide di infiocchettare l’edizione ventennale (2014) del libro, “Destra e Sinistra”, addirittura con un commento, invero indecente, di Matteo Renzi. Nient’altro che un codardo omaggio, o forse un quasi oltraggio post mortem al filosofo dell’ideale egualitario e del dubbio critico?
Secondo Renzi, che sarebbe ingiusto definirecome il prototipo della sinistra del tradimento, in quanto il campo della sinistra ha offerto in passato e offre tuttora un campionario davvero ben assortito di traditori (di prima, di seconda e di terza scelta), la dualità eguaglianza/diseguaglianza non starebbe più in piedi, anche perché:
«(…) Con l’invenzione del welfare quella sinistra aveva provveduto a sfamare le bocche e gli animi degli ultimi e degli esclusi, liberandoli dal bisogno materiale (…)La sinistra cara a Bobbio, quella socialdemocratica e anticomunista, ha insomma vinto la sua partita. Ma oggi ne stiamo giocando un’altra. (…)».
(Norberto Bobbio “Destra e Sinistra” P.B. Donzelli 2014 p.166)
E allora che fare? Portare pazienza? Va bene, Renzi sarà pure un bamboccione allucinato, tutto preso dai suoi giochi di perversione, una partita dopo l’altra … e tutto è come prima. Scrivere però sul libro bobbiano d’aver visto “gli ultimi”addirittura liberi dal bisogno materiale, è stata una castroneria troppo grande, che sarebbe potutacostargli molto cara, rivelando al colto e all’inclita la sua vera identità e … tradirlo. Sarà forse riuscito ad abbacinare qualcuno, ricavandone una trentina di denari? Lui è senza dubbio una schiappa eccezionale nel giocare alteorico, sia pure di scarso pregio, come quando siè esibito con la sua famosa, fatale confusione tra l’aggettivo e il sostantivo (anno 2015- come P.d.C.). E qui si dissolvono tutti i dubbi e restano solo le certezze. Il “micio bello bamboccione”,infatti, è uno di quelli armati di “cultura umanista”, come lui fece scrivere sulla lavagnaad una riunione per docenti! E già, perché con lui mica si può discutere. Si può tutt’al più giocare e fare una brutta rivoluzione … semantica s’intende!
Resta un mistero come possa esalare dai discorsidi costui una stupidità tanto ineffabile che stupirebbe Kant assai più del cielo stellato.
Non è da escludere l’ipotesi di un Renzi novello Giuda, dunque, non cosciente né del perché, né del percome del suo tradimento. Insomma, proprio come il tormentato Giuda-Satana di Mario Brelich, proiettato dal suo tragico destino a lacerarsi nei rimorsi fino all’osso. Il campionario delle continue smorfie renziane, infatti, sembra tradire il percorso dell’agnizione verso la sua sofferta reale identità segreta, sempre sull’orlo del disvelamento sotto i colpi impietosi dell’alitare d’un fato incombente. Più interessante, invero, sarebbe stato e sarebbe chiedersi come e perché La Sinistra sia arrivata a scegliersi un Renzi con la sua ciurma per coronare l’opera del tradimento già avviata nellontano 1914, con il voto SPD a favore dei “crediti di guerra” (il più grande crimine della socialdemocrazia, che regala al mondo «insieme alla strage degli spartachisti, anche la madre di tutte le guerre»).
Bisognerebbe, invero, fare molta attenzione, perché persino Bobbio, che un po’ tutti collocherebbero nel campo della “sinistra”, ha avuto le sue sindromi, le sue “macchie”. Lungo la strada della sua vita, infatti, ad un incrocio “umanitario” è stato sedotto da una delle tante guerre USA, una guerra per la libertà, ça va sans dire, “purché legale, giusta, limitata nel tempo e nello spazio”. Così scrivendo, il grande teorico si è smarrito, sebbene con umiltà, questo va pur detto, tra una selva di deludenti interrogativi («La guerra viola i diritti umani?» «Chi può dirlo?» la Repubblica 16.5.1999).
Chi, però, vorrà sapere quando mai sarebbe cominciato, e quanto durato il tempo della liberazione dal bisogno materiale per “gli ultimi”(sic!), sarà meglio si rivolga a Matteo Renzi.
Qui si può solo escludere che “il tempo della liberazione” possa essere stato quello degli anni sessanta e settanta, visto che quelli sono stati proprio gli anni della “perdita di contatto” degli ultimi con la “sinistra”, almeno secondo la citata versione renziana.
Il problema, però, non è certo riducibile ai deliri d’onnipotenza o alle smorfie d’un bamboccione,è dato semmai dalla ciurma da tribunale che governa il nostro povero Paese ormai da troppo tempo, dentro alternanze e ammucchiate chesvuotano d’ogni senso la politica e quel guscio vuoto chiamato democrazia. Ahinoi, Palazzo Montecitorio da tempo è una raccapricciantevisione, come o peggio della Tebe al tempo di Pannychis XI:
«un fetido buco sotto ogni aspetto, non a caso correva voce che perfino le aquile di Giove faticassero a sorvolare la città perché sbattevano un’ala soltanto, dovendo con l’altra turarsi il naso». (F. Dürrenmatt – La Morte della Pizia, p.15).
Sembra proprio non esserci alcun rimedio per arginare l’afrore insopportabile della nostra intera comunità ormai inquinata.
Per dirla con Flaiano: “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”, maleodorante semmai. E il virus del populismo continua intantoa colpire senza disdegnare vittime eccellenti, che vorrebbero essere prese addirittura sul serio e nello stesso tempo godere della nomea di grandi avversari e critici del populismo!
Indimenticabili alcuni fulgidi esempi di populismi d’accatto fatti scivolare a reti unificatedall’ex P.d.C. Giuseppe Conte, tra il serio e il faceto, nelle orecchie del popolo italiano:
1) “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano” 2) “Il bene dell’Italia e degli italiani, prima di tutto” 3) “Populisti? Sì se significa ascoltare i bisogni della gente
Purtroppo la prospettiva di una società più giusta non pare possa discendere dal dato naturale e immediato del popolo, degli umili, degli oppressi. Nessun istinto potrà guidare le masse verso una società più giusta e più libera e il populismo poi … il populismo poi è solo una forma di qualunquismo.
L’arrivo di Mario Draghi
Poi un giorno o una notte, tuona così tanto chenell’attenzione smaniosa del popolo tutto, dei media e dei mercati, appare il tanto atteso segno del divino. Un tal Mario Draghi, squarcia i veli del silenzio e, dentro una morbosa, spasmodicasensibilità per il soprannaturale, viene catapultatosul palcoscenico italiano. Lo spread, agitato bene,si liquefa. La pianta del granadillo, da cui sboccia il fiore delle cinque piaghe, che riporta incisi i segni sinistri della passione di Nostro Signore Gesù Cristo, presto impallidisce. È il tanto atteso scoppio. Un’ondata di esaltazione fideistica sommerge i mercati, le borse, il popolo.
Buona notte agli italiani.
8 febbraio 2021
Oronzo Mario Schena
Compagno Si, Compagno No, Compagno Un Caz
RICKY GIANCO
https://www.youtube.com/watch?v=fK8UB8kO4MA
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