Che canaglia, la gente onesta! (Perchè dobbiamo smascherare i 5 Stelle).
Anni fa scrivemmo che avremmo voluto vedere i grillini alla prova dei fatti prima di emettere giudizi definitivi sulla loro condotta politica. Esprimemmo, sin da subito, forti dubbi sul loro approccio ideologico ai problemi della nazione, però bisognava attendere lo sviluppo delle situazioni e degli eventi per capire fino in fondo di che pasta erano fatti questi individui. Di fango come tutti gli altri e molto più ipocriti della media. Ora è appurato. Tra gli ortotteri, chi non si è rotto la testa contro il muro della realtà, fatto di diktat e ricatti dall’alto, si è adeguato sveltamente al pantano istituzionale, pur continuando ad eccedere nel frasario moralistico dei tempi dell’innocenza ormai perduta. Ma i richiami all’assolutismo etico, al rigore civico e alla democrazia dal basso, filtrata solo dalla registrazione on line al sito del Capo, si sono mostrati per quello che erano, pure manovre diversive per non mutare la sostanza di certi indirizzi nazionali e internazionali, estremamente dannosi per il Belpaese. Dietro il neopaganesimo del gruppo, intento a sciorinare complotti e a negare dignità alla scienza, si preparavano le autentiche mosse reazionarie degli alti papaveri che lo guidavano e lo guidano tutt’ora, dalle invocazioni alla grande finanza di Luigi Di Maio al filoamericanismo e filoeuropeismo di Beppe Grillo. Il Paese non si cambia ricacciando la gente nel Medioevo, alimentando le paure sul progresso e sostenendo il regresso a pratiche naturalistiche o, addirittura astrologiche, in ogni settore sociale, per favorire i nostri concorrenti stranieri avanzanti nello sviluppo della tecnologia. Questi indizi avrebbero dovuto aprire gli occhi a molte persone che, invece, si sono lasciate incantare dal falso utupismo dei 5 Stelle. Per non dire, della superficialità di tutte quelle campagne mediatiche contro sprechi e ruberie della partitocrazia che sono il risultato, e non la causa scatenante (come erroneamente credono simili donchisciotte), di una degenerazione epocale derivante dalla perdita di sovranità statale dell’Italia nel contesto mondiale. Si tratta di una decisiva questione politica che non c’entra nulla con la morale e l’onestà-tà-tà-tà degli individui. Infatti, come diceva Croce: “la storia moralistica si estende, prepondera e impera particolarmente nei tempi di sconforto e di disaffezione dall’operosità umana, civile e mondana, e negli animi così afflitti”. Inoltre, alimentando oltremodo questo fariseismo dei principi pudichi nelle questioni di Stato, si sprofonda ancor di più nella degenerazione pubblica e nella sottomissione alle forze esterne alla nazione. Ancora il Croce: “Con la maschera dell’utile pubblico, perfino con quella dell’aiuto che si deve ai miseri, agli umili, agli sventurati, si fondano uffici, vi si prepongono impiegati, si spendono le forze dell’erario; e in realtà queste cose non hanno altra origine e non servono ad altro fine che al vantaggio e alla baldoria di alcuni poco degni individui. Questo carattere di maschera si discopre in tante parti della pubblica amministrazione che sembra quasi che tutto sia maschera, tutto prepotenza, tutto finzione, resa più odiosa da ipocrisia. E i gruppi d’uomini e i partiti politici che nelle loro accuse e invettive strappano queste o quelle di tali maschere, quando poi essi stessi giungono al governo, accrescono lo sfruttamento dello Stato a prò di singoli o semplicemente lo stornano da taluni di costoro ad altri; e le cose procedono come o peggio di prima. « Tutti i partiti si valgono »; « si stava meglio quando si stava peggio »: sono, questi, due degli innumerevoli detti comuni, che tale situazione ispira. La nausea invade i petti; e il tormento che affligge quei contemplatori e quelle anime rette e buone è il tormento dell’impotenza, che vede il danno e la rovina e non trova via di porvi ostacolo e apportarvi rimedio. Meglio non guardare, meglio non pensarci, meglio chiudersi in sé stesso o in una ristretta cerchia di familiari e di consenzienti e di amici. Nel passato e nel presente si osservano moltissimi casi di questo proposito, e della conseguente attuazione, di disinteressamento verso la cosa pubblica. Ma, nel passato come nel presente, si osserva anche che la spinta di quel proposito, dapprima nata da indignazione morale, presto e di necessità si perverte in egoistica; sicché quei moralmente disdegnosi e nauseati si ritrovano, alla fine, nella assai numerosa e poco onorevole compagnia di tutti gli egoisti, che procurano sempre di disinteressarsi dell’universale e provvedere unicamente a sé stessi”.
Come vedete, sono tutte cose già sentite e già vissute. Gli antichi ce lo insegnano, purtroppo inascoltati. La storia si ripete anche se in maniera sempre diversa, nonostante il nuovismo di cui si sentono portatori esclusivi i nostri novelli, e chissà quanto sinceri, Savonarola
E sarebbe anche il momento di finirla con le idiozie sulla democrazia diretta, dal basso, dalla rete ecc. ecc. quale unica soluzione per far risorgere la patria e strapparla dalle grinfie di una classe dirigente incompetente e truffaldina. Non è l’estensione della partecipazione all’uomo della strada che ci salverà dal baratro ma il costituirsi di gruppi dirigenti alternativi a quelli attualmente in auge, in grado di fare massa critica nella società, di costituire blocchi sociali con prospettive di rinnovamento e di conquista della macchina statale, grazie ai quali spazzare via quelli parassitari e asserviti agli Usa e alle altre subpotenze alleate che adesso ci (s)governano. I grillini non sono tra questi, perché predicano il bene pubblico ma invocano il grande capitale straniero e il superstato europeo che sono alla base di tutte le nostre presenti difficoltà ed inquietudini. Con la democrazia pura dei grillini saremmo ancor più sottomessi a quelli che ci hanno già presi per il collo e ci costringono ad una vita miserabile e decadente. Lo sosteneva Lukács quando ancora i pentastelluti non erano nemmeno nati:
“L’illusione che una democrazia pura e formale, entro la quale la voce di ogni singolo cittadino possa esprimersi in ugual modo, sia lo strumento più appropriato per esprimere e rappresentare gli interessi della generalità. Nel quale discorso viene però dimenticato soltanto (e non è poco!) il piccolo particolare che gli uomini non sono individui astratti, astratti cittadini, atomi isolati di un insieme statale, ma sono tutti e senza eccezione uomini concreti che tengono un posto determinato nella produzione sociale, e il cui essere sociale (e mediato da questo anche il loro pensiero, ecc.) è determinato da questa posizione. La democrazia pura… esclude questa mediazione: essa si limita a collegare immediatamente il puro ed astratto individuo con l’insieme statale, considerato in modo altrettanto astratto. Già per questo carattere formale di base della democrazia pura, la società civile viene polverizzata politicamente”.