Che differenza c’è tra regimi e democrazie?
Che differenza c’è tra regimi e democrazie? Sono dittature diverse.
“Alle nostre coscienze ripugna l’idea che una persona possa essere sbattuta in una cella senza conoscerne la motivazione, senza che le sia stato contestato un reato e, quindi, senza alcuna possibilità di difendersi.”
Già. È quanto scrive Antonio Polito sul Corriere della Sera riferendosi alla detenzione in Iran della giornalista Cecilia Sala. Eppure, è esattamente quanto l’Italia ha commesso nei confronti di un cittadino iraniano: arrestato e imprigionato senza motivo.
Perché? Perché ce lo hanno chiesto gli americani. L’iraniano, dunque, ha sicuramente torto, e i nostri “padroni” altrettanta ragione. In questo modo, noi, che ci vantiamo di vivere in una democrazia, adottiamo metodi degni di una colonia tirannica. Abbiamo eseguito gli ordini di un paese straniero senza nemmeno considerare i nostri interessi nazionali o la tutela dei nostri connazionali all’estero.
Siamo una democrazia politicamente inferiore a qualsiasi dittatura, perché, almeno in quelle – ammesso che vogliamo chiamarle così dall’alto della nostra ipocrisia – sanno come difendere i propri cittadini contro i soprusi di altre nazioni.
A questo si aggiunge un episodio altrettanto umiliante: un calciatore, per di più nero, è stato fatto scendere in modo sbrigativo, con metodi da stato di polizia, da un aereo perché inserito in una “black list” del governo israeliano. Loro ordinano e noi eseguiamo. Questa è l’Italia a sovranità limitata. Anzi, sarebbe più corretto chiamarla semplicemente “limitata”.
Eppure, al governo abbiamo un partito che si definisce “patriottico”, erede autodiseredatosi di una dittatura che, per come siamo messi oggi, quasi viene da rimpiangere. Con questa democrazia totalitariamente scimunita quasi quasi uno si butta su un altro ventennio o qualcosa in più.
Intanto, i giornali continuano a raccontarci che l’Italia è tornata protagonista sulla scena internazionale. Ma ciò di cui siamo protagonisti somiglia più a un film sul circo, dove interpretiamo il ruolo del primo pagliaccio. E, purtroppo, c’è ben poco da ridere. Come affermava Karl Kraus, democratico vuol dire poter essere schiavo di tutti. Noi italiani abbiamo interpretato l’aforisma come intero Paese.