CHE DIOR CE LA MANDI BUONA!
I soliti partiti logori e consunti provano a rifarsi il look dopo la moda del grigiore tecnico, prodotto dalle Case multinazionali di tendenza Trilaterale, nella stagione dei mercati dominanti e dei debiti pubblici debordanti, soprattutto nei paesi dove spopolano classi dirigenti di pagliaccetti e di Pantaloni coi soldi dei contribuenti.
Tuttavia, per come se la vedono nera gli italiani, ormai lugubremente alluttati (cit.Sciacia), non se ne troverà nemmeno uno disposto ad accordare un filo di fiducia a questi contraffattori d’avvenire che fanno le spolette per Goldman e Sachs. Il popolo, alle condizioni attuali, risulterà pure ipnotizzato dall’ultima voga del gessato cinereo ma non ha ancora il cervello ingessato, almeno lo auspichiamo, quindi piuttosto che mettere nuovamente una crocetta sui vari Pdl, Pd ed accessori vari, farà una croce sopra l’intera Seconda Repubblica chiudendo la cerniera di una fase storica da dimenticare.
Questo lorsignori lo sanno tant’è che provano a fondare o a rifondare atelier elettorali da lanciare, con grandi campagne pubblicitarie, sul mercato della politica, sperando di confondere la gente con i lustrini e le paillettes della simbologia elettorale. Ma non saranno i rinnovati contrassegni sgargianti o il recupero di precedenti griffe politiche a garantire la sfilata degli stessi cretini sulla prossima passerella parlamentare. Per quanto possano agghindarsi con i loro loghi raffinati, coi marchi accattivanti o le etichette seducenti resteranno immancabilmente dei buffoni che sotto gli abiti distinti lasceranno distintamente trapelare l’epidermide dei clowns.
Costoro si producono costantemente in tentativi periodici di riforme mai portate a termine che sfociano inevitabilmente in fogge d’antan, risultato di una democrazia trapassata e demodè. Vorrebbero ricominciare, infatti, tanto per non cambiare, dalla modifica del sistema di voto, discutendo seriamente se buttarsi ancora sul maggiorato che ha portato in aula avvenenti donnette al servizio della ristretta collettività di partito, oppure su quello a zampata di elefante grazie al quale i vertici delle organizzazioni hanno imposto i loro preferiti in liste bloccate, oppure su quello a galoppino corto buono esclusivamente a pigiare i bottoni in aula senza battere ciglio; meglio ancora sarebbe quello a pelle di pitone che stritola e non perdona le ali estreme, ma l’ideale resta sempre l’infallibile sistema color salamandra, di stile americano, modello colpo di mano. L’importante, in ogni caso, è far fuori la manica di intransigenti che ricamando parole e frasi fatte esagitate rischia di far saltare il disegno imbastito dai poteri stretti italiani allacciati alle taglie larghe mondiali. All’inizio eravamo i soli a denunciare queste cattive riproduzioni di servilismo ma adesso arrivano anche le potenti firme dei giornaloni di grido, le quali dopo aver dormito a lungo non possono più voltarsi dall’altra parte e ciò non per carità di patria ma poiché essendo la patria ridotta a chiedere la carità risulta difficile far finta di nulla. L’unica holding di carta stampata rimasta a difendere l’insuccesso del momento è quella di Repubblica, la quale pur di non far tornare i tempi del caimano basso con la bandana in testa riveste Monti del saio del profeta con l’aureola del santo incompreso che, nonostante qualche scucitura, può ancora tirarci fuori dai guai. Ma la vita alta, nel senso del suo costo, e l’incravattamento forzato dei cittadini, con tasse a fantasia, sta convincendo i connazionali che il Professore è soltanto l’ennesimo manichino messo in vetrina dai circoli internazionali per spillarci benessere e quattrini, nonché per svendere imprese pubbliche a prezzi di saldo. E’ giunta l’ora di chiudere questa fase di liquidazione dello Stato con una proposta forte di ripristino della sovranità nazionale, indirizzata a riannodare le scelte strategiche dell’Italia a quelle dell’epoca multipolare, espellendo dalla sfilata istituzionale i capi sintetici che ci hanno rovinato l’esistenza trasformandoci in un Paese di straccioni. Politica ed economia fanno pendant, anzi è sempre la prima che detta la linea alla seconda instradandola sulle piazze e sui settori più profittevoli. E’ questa l’unica alternativa possibile al continuo tiramento della cinghia che ci sta togliendo il respiro. E che Dior ce la mandi buona!