CHE ROTTURA DI…..(di GLG 7 giugno 11)
Non andrò a votare Domenica. Per non far raggiungere il quorum? Non diciamo sciocchezze; non m’interessa nulla del suo raggiungimento o meno; né dei risultati. Non entro in una cabina elettorale dai tempi dei tempi, non ho voglia di imprigionarmi in essa per i quesiti posti. In linea di principio, sarei per l’acqua “pubblica”, ma non certo perché il pubblico rappresenti l’interesse generale. Anzi proprio questo continuo inganno, ormai particolarmente stupido, della distinzione tra pubblico e privato mi conferma nell’intenzione di non votare. Del legittimo impedimento me ne sbatto ancor di più. Conosco bene il significato dei processi giudiziari che da vent’anni mascherano la politica e l’hanno ridotta ad una “troia”; per di più mal vestita, sporca, puzzolente. Per sapere se è possibile “buttare giù” Berlusconi – e soprattutto sfogare l’odio maturato vent’anni fa giacché egli impedì all’operazione “mani pulite” di andare in porto e a chi rinnegò perfino il proprio “buco del culo” di apparire credibile (e quindi meritevole di un prezzo di vendita più alto) di fronte agli americani – non ho bisogno di queste “menate”. So leggere negli avvenimenti degli ultimi due anni, e soprattutto degli ultimi sei mesi, per capire che il premier è sulla via del tramonto; che ciò avvenga lasciandolo guidare la “transizione” oppure no, non mi sembra di speciale interesse.
Il nucleare serve solo a sfruttare le paure e quindi a sperare di raggiungere il quorum. Senza questo quesito, il fallimento era certo al 100%; lo sanno tutti ed è quindi per tale motivo che la Magistratura, fino ai suoi vertici, si è messa in moto per consentirlo, essendo la sua decisione il semplice prolungamento dell’altrimenti inutile azione politica iniziata appunto vent’anni fa. Vale la pena dibattere sulla stupidità della “gente”, sulla sua irrazionalità e incomprensione di che cos’è realmente sul tappeto? Beh, fare chiacchiere a tempo perso non costa poi molto. Da quando ero adolescente, ho assistito ad un qualche catastrofismo ogni due-tre anni. Catastrofi ambientali, sociali, politiche, svolte epocali, epidemie sterminatrici, cambiamenti climatici (per giudicare i quali occorrerebbero serie temporali di secoli e più) decretati nel giro di pochi anni; e in direzioni ogni volta diverse. Ricordo d’essere sempre stato “sull’orlo” della guerra atomica. Ho costantemente irriso i miei interlocutori, anche durante la “terribile” crisi di Cuba dell’ottobre 1962. Niente da fare; dopo essere stati smerdati decine di volte, i cretini erano sempre più pimpanti a predire la “prossima” occasione di guerra.
A voglia di dire ai cretini che il “socialismo reale” era in panne e ormai in declino. Chi rimase “scioccato” dai fatti del 1989 fu in fondo soprattutto l’anticomunista di medio livello (non parlo degli Usa e di altri vertici politici, compresi quelli dell’est a partire da Gorbaciov); non certamente il sottoscritto, che ha avuto la sua solita soddisfazione (di corretta previsione), ma senza poterla manifestare, perché i farabutti (in specie di quella maledetta “sinistra” di cui sono rimasto prigioniero per quarant’anni) mi hanno, prima, impedito di diffondere le mie “profezie” (niente più che analisi condotte da un cervello sano di media intelligenza) circa l’impasse di ciò che non chiamavo più socialismo né tanto meno comunismo; e di spiegare, poi, perché ciò era avvenuto, mentre essi si dedicavano a raccontare favole e/o a preparare il loro tradimento assieme a Usa e Confindustria.
Per un ventennio, se non più, siamo stati sull’orlo del colpo di Stato in Italia (parlo sempre dell’idea diffusa comunemente all’epoca). I comunisti ululavano contro la “reazione in agguato”. La reazione contro i “comunisti” con le armi già pronte, i piani non se ne parla; e l’aiuto dell’Urss, di cui saremmo diventati schiavi, era ormai programmato. Se quelle carogne di comunisti non si muovevano era perché l’organo supremo della difesa del “mondo libero” (la Nato) era lì che vegliava sulle nostre notti, insonni per la paura di cadere nelle grinfie di questi selvaggi e trogloditi. Ho cercato di spiegare, almeno ai compagni, che il colpo di Stato era inutile dato quello che stava già combinando il Pci; e che comunque era fatica vana opporsi con il balordo mezzo del “terrorismo” a quella deriva ineludibile verso gli Stati Uniti. Niente, sempre silenziato come al solito; o preso per matto o per opportunista.
Adesso c’è il nucleare e si può fare un ulteriore tuffo nella catastrofe che è l’abituale compagna di vita dei cretini. Sarò sincero: temerei una catastrofe nucleare generale e totale solo perché ci andrebbero di mezzo anche gli animali. Si può però credere a simile disgrazia ed ecatombe? Non ci credo, ma non ho motivi per dichiarare l’esistenza o inesistenza della possibilità di tale evento definitivo; è come la prova dell’esistenza o inesistenza di Dio. Se qualcuno mi vuol portare questa prova in un senso o nell’altro, lo mando a cagare. So solo che tanti anni fa (ma tanti) si pensava all’incidente aereo come al peggiore che potesse accadere nel viaggiare; quando cascava un aereo, in una qualsiasi regione del mondo, morivano tutti (raramente si salvava qualcuno, sembrava un autentico miracolo). La “lieta novella” si spargeva dappertutto come quella del Cristo risorto. Dopo si è imparato che – in base al numero dei morti per Km. di viaggio – l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro, addirittura più sicuro delle ferrovie (ho stentato a crederci, ma è così); rispetto all’auto credo che siamo ad un decimo e anche meno degli uccisi dall’uso di questo veicolo di cui nessuno fa a meno.
Certamente, il più spettacolare scontro plurimo in autostrada, con centinaia di auto coinvolte, non ha l’aspetto terribile dell’ultimo incidente nucleare in Giappone. A parte però eventi del tutto minori, alcuni solo rischiati (e subito propagandati), quando è accaduto l’altro importante “inconveniente” nucleare? Un quarto di secolo fa. Rispetto alle bombe sganciate scientemente da autentici assassini sulle due famose città giapponesi, rispetto alle migliaia di esperimenti nucleari (prima in superficie, poi sotto terra) con bombe che, soprattutto all’inizio, erano terribilmente “sporche”, che cosa hanno rappresentato gli incidenti nelle centrali? Non è stato fatto alcuno studio serio – almeno non è stato ossessivamente propagandato al fine di terrorizzare le popolazioni – su quegli esperimenti; né si sa bene per quanti anni abbiano prodotto o possano ancora produrre i loro effetti. E sulle armi ad uranio impoverito – e su come e quando sono usate – si sa veramente molto? C’è stata qualche inchiesta, per far ben guadagnare alcuni giornalisti (per carità, bravi), ma nulla che possa veramente spaventare. Perché quelle armi non possono essere sospese se non quando se ne troveranno altre di più efficaci. Ma più pulite? Ammazzeranno solo i colpiti da esse? “Illusione, dolce chimera sei tu”.
Infine, è
; atteggiamento serio che su questioni simili decidano i “popoli”, milioni di sprovveduti che nulla conoscono del problema? So bene che gli “specialisti” sono mossi da interessi e non soltanto dal loro sapere. Lo sono i nuclearisti e gli antinuclearisti. Quelli delle “energie rinnovabili” a me procurano particolare fastidio perché se c’è qualcosa che nessuno di loro contesta – almeno io non li ho sentiti dire nulla di contrario nemmeno in uno speciale convegno fatto al proposito recentemente – è che tali energie risolveranno il problema solo per percentuali relativamente modeste. Sono in fondo più efficaci, ed economiche, le ricerche per tentare di sprecare meno energia in generale, secondo l’antico principio del minimo impiego per un dato risultato (o del massimo risultato con un dato impiego).
E poi, questa sarebbe democrazia? Se tutto va bene, il quorum sarà di poco superato; quindi ben meno della metà della popolazione deciderà di scelte, che sarebbero da prendere con ampia cognizione di causa e non in preda a campagne propagandistiche. Per influenzare taluni, queste sono impostate basandosi sul facile impiego del terrore nucleare; per convincere altri si usano semplicemente motivi pseudo-politici, mettere in difficoltà un Governo inviso, anzi non un Governo ma solo una persona. E’ serio effettuare scelte in questo modo? E’ democratico?
Perché non fu deciso un referendum popolare prima di buttare le bombe atomiche sul Giappone? E soprattutto, va da sé, tra la popolazione giapponese più che tra quella statunitense che se l’è goduta tutta. Dio mio, diranno i soliti intelligentoni, ma eravamo in guerra, per di più contro il Male Assoluto. Bene. Ma almeno nell’Italietta, che conta poco ed è abitata com’è noto da “brava gente”, non si poteva indire una consultazione popolare per scegliere se andare a bombardare la Jugoslavia? E oggi la Libia? Nemmeno per sogno, le questioni della guerra e della pace devono essere decise da “persone responsabili”, in base ad attenta valutazione degli interessi “supremi” del paese: restare autonomi o sbavare per essere i migliori servi degli Usa. E le questioni energetiche sarebbero invece come decidere se fare il bucato il lunedì o a fine settimana? Come scegliere in quale fascia oraria utilizzare lavatrici, ferri da stiro, forni elettrici, ecc.? Ma va là, stupidoni, è la stessa cosa. Occorrono persone “responsabili”, con i loro interessi da difendere; esattamente come quando si deve scegliere se essere autonomi o servire ciecamente gli Stati Uniti. Se tra i quesiti del voto di Domenica ci fosse questa alternativa, allora andrei alle urne; altrimenti vadano tutti a “quel paese” (che non è più il nostro!).
Ultima considerazione. E’ a questo punto del tutto comprensibile come ancor oggi le questioni energetiche relative agli idrocarburi (e, credo, soprattutto con riferimento al gas, di cui si trovano sempre nuovi giacimenti) continuino a fare da battistrada ad importanti scelte di strategia internazionale dei gruppi dominanti nei vari paesi. Resa invisa alla “gente” l’energia nucleare, sapendo che le energie rinnovabili sono principalmente usate quale “battage”, quale “specchietto per le allodole” (le popolazioni fesse e subornate), tali gruppi dominanti – sia autonomi che decisi ad una precisa servitù – sono consci che, almeno fino a metà secolo, continuerà ad essere fondamentale il petrolio, ma soprattutto il gas. Il carbone sarà sussidiario, per certi paesi, ma l’energia continuerà ad essere fondamentalmente quella del XX secolo; alla faccia del “secolo dell’idrogeno” come qualche imbroglione definiva il XXI. Quindi, nelle strategie di politica internazionale, le valutazioni su tale forma di energia continueranno ad avere la priorità. E adesso “andate in pace” a votare. Il vostro voto non significa nulla, almeno non per decidere dell’energia che verrà usata in questo secolo. Se vi ponete altri fini, più limitati, fate pure il cazzo che più vi pare e piace; tanto non sarete voi a scegliere le decisioni veramente rilevanti, che saranno sempre prese da persone serie dotate di potere reale. Magari saranno degli assassini, ma con cervello e privi della volatilità emotiva di coloro che pretendono di rappresentare il “popolo”. Meglio i farabutti che gli idioti.