CHE SQUALLIDE ELEZIONI di GLG
Ormai è chiaro come il Sole. Anche i giornalisti, ultimamente, lo fanno abbastanza ben capire. Il “nano” è stato accolto dai vertici UE e dai “cotonieri” italiani (industriali del piffero, di cui sono ottimi rappresentanti “quelli” del treno Italo, venduto pochi giorni fa). Di fronte alle difficoltà di Renzi (del resto era chiaro quanto poco intelligente sia), ormai si punta soprattutto al “grigio” e sempre sonnolento Gentiloni con appoggio del “nano”, di Maroni (che non si sa quanti parlamentari leghisti avrà a disposizione; e anche qui si dimostrerà se Salvini ha un po’ di coglioni o è un coglione lui stesso), di LeU (forse non tutti). Poi, tenuto conto che non esistono più partiti in senso proprio e “destra” e “sinistra” sono termini che usiamo per puro comodo, ci sarà un bel numero di parlamentari transfughi per non rinunciare a migliaia e migliaia di euro di stipendio; e per i nuovi (che sono in buon numero) maturerà anche la pensione dopo un po’ di tempo.
Il “nano” non deve sbagliare il colpo; altrimenti questa volta se la vedrà proprio brutta. Gli “alleati” (soprattutto il leghista poiché la “ragazza”, certamente la più intelligente e “provveduta” dei tre, ha troppo pochi voti) hanno perso l’occasione di illustrarne gli innumerevoli tradimenti. E adesso annasperanno in vera difficoltà. Quel nanetto politico si è venduto al 100% ed è legato mani e piedi al suo ruolo piattamente servile, che deve assicurare l’assoluta fedeltà italiana a questa sempre più disgustosa UE. Per fortuna è in atto negli Usa un processo di ostilità acute interne, che non si sa come andrà a finire. E comunque, qualunque sarà la sua conclusione, mostra che quel paese non ha più una dirigenza all’altezza del suo ruolo di predominante. Ha ancora una potenza bellica assai elevata, l’economia che sembra “tirare” (però attenti a quanto accadrà entro un tempo non lunghissimo); tuttavia, non ha la supremazia anche politica d’un tempo. Quindi il dissidio interno è più acuto che ai tempi dell’assassinio di Kennedy o del watergate di Nixon. Comunque si concluda, non credo che gli Usa riprenderanno il ruolo di un tempo. Da qui una serie di possibilità per alcuni paesi europei se in essi venisse a galla una dirigenza degna di questo nome e con la capacità di mettere in atto, con prudenza ma lucidità e decisione, una politica di graduale autonomia rispetto al “paese padrone”, di diversa politica industriale (basta “cotonieri”, si eliminino!), di proiezione (sempre in autonomia) verso la Russia; e, inoltre, di maggior impegno verso l’area in cui vanno rafforzandosi subpotenze quali Iran e Turchia, il che significa anche attenzione alla situazione mediorientale con Siria in primo piano (e in Libia).
Malgrado tutto, non credo sia giustificata l’eccessiva attenzione alle elezioni di domenica prossima. Il risultato effettivo (quello delineato nelle prime righe) è ormai assicurato indipendentemente da quello in termini di voti. Dovranno al massimo mutare le alchimie necessarie ad ottenere il numero di parlamentari – personaggi, quasi tutti, di squallore indescrivibile – adeguato a quanto già deciso. L’unica soluzione positiva e che creerebbe sorpresa sarebbe una percentuale di votanti eguale a quella delle recenti elezioni a Ostia (un terzo di votanti). Sarebbe evidente la non rappresentatività di questi buffoncelli che invece il “poppolo” andrà ad eleggere. E una simile disaffezione potrebbe suggerire a dei “ben intenzionati” qualche mossa per sbaraccare via tutta questa marmaglia di opportunisti e inetti. Non si verificherà purtroppo nulla del genere; ancora si accentuerà la nostra decadenza. Speriamo che, di passo in passo, si arrivi alla resa dei conti; e tanto più violenta quanto più ci sarà esitazione e perdita di tempo.