CHI E’ IL NEMICO Di R. Di Giuseppe

CHI E’ IL NEMICO Di R. Di Giuseppe

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Contro chi come Italia dovremmo riarmarci? Non certo contro la Russia, che semmai, in un prossimo futuro dovrebbe essere pensata come alleata. E nemmeno soltanto, come sostenuto da pur autorevoli analisti, contro le realtà balcaniche e/o della sponda nord africana. I nostri veri nemici sono alle spalle. Sono i nostri cosiddetti “alleati” della UE; in particolare Francia e Germania. Questi due autentici sciacalli di qualunque genuina ambizione di unità continentale, sono, per mentalità e tradizione, portati a pensarsi come gli unici depositari degli interessi europei e a vedere come fumo negli occhi qualsiasi potenziale intruso; a cominciare da noi italiani. La seconda guerra mondiale, ha sancito, tra le altre cose, la fine della supremazia marinara britannica e di conseguenza, della capacità di quest’ultima di condizionare più o meno direttamente la politica europea. Da ciò è derivata, parzialmente nascosta sotto la costrizione dell’ombrello americano, una inedita alleanza franco-tedesca. Questa combinazione ha permesso ai due soggetti di disegnare l’architettura politico-economica della UE a propria immagine e somiglianza, schiacciando e depotenziando nella sostanza paesi potenzialmente rivali, quali per esempio e non caso, l’Italia. Il sostanziale impoverimento del nostro paese successivo all’ingresso nella Unione Europea è conseguenza di questa alleanza. Il banco di prova dell’asse franco-tedesco, già da tempo operante, è stata l’operazione della riunificazione delle due Germanie. Azione costruita sull’onda della imprevedibile decomposizione dell’Unione Sovietica; vista con diffidenza da Washington e con estrema e ben motivata preoccupazione dagli allora gruppi dirigenti italiani, ad eccezione dei traditori dell’ex PCI, guidati da Giorgio Napolitiano, premiato poi per il suo servizio con la presidenza della repubblica; felicissimi di poter operare il tanto agognato salto della quaglia in salsa occidentalista. L’obiettivo strategico di questo duo è stato sempre duplice: emanciparsi quanto più possibile dalla pesante tutale americana, ovvero partecipare nella massima misura consentita, ai proventi generati dal predominio globale di quest’ultima in qualità di alleati privilegiati, benché subalterni. Da qui la politica di mellifluo e contorsionistico appaesament con la Russia di Putin, almeno fino alla decisione anglo-americana di provocare il colpo di stato di Maidan del 2014. Subita quella decisione, il binomio franco-tedesco si è prestato all’operazione truffaldina dei due accordi di Minsk, utilizzati per la stessa ammissione dei capi di allora, come presa di tempo per armare l’Ucraina in vista di uno scontro militare con la Russia. L’obiettivo strategico del Maidan era l’espulsione della flotta russa dalla sua base a Sebastopoli. La contromossa russa, preparata già da tempo, di ri-annessione della Crimea ha colto tutti impreparati ed ha dilazionato la guerra di ben dieci anni. Il tempo necessario appunto per attrezzare l’esercito ucraino. La conversione bellicista anti russa imposta alla politica della UE, si è fondata sull’idea, che oggi appare assurdamente cervellotica, di una Russia destinata a frantumarsi sotto la spinta delle sanzioni economico-finanziarie, della pressione militare e dell’isolamento internazionale; con l’obiettivo di poter compartecipare al saccheggio delle sue immense risorse agricole e minerarie. Sul come quest’idea potesse davvero essere ritenuta possibile, aleggia tuttora un alone di fitto mistero; a meno di non ricorrere ad una interpretazione di stampo psico-antropologico, di una cosmogonia liberal-liberista imprigionata nel suo etnocentrismo occidentalocentrico, incapace di vedere e di accettare di non essere più da tempo, l’ombelico del mondo.
La Russia ha nei fatti, assunto la funzione del bambino che indicando col dito dichiara: “il Re è nudo”.
Spinti al dissesto socio-economico dal padrone americano e disorientati dal suo repentino cambio di rotta strategico, dettato dalla nervosa ricerca di una via di uscita dalla sua crisi di egemonia, i due compari non hanno trovato di meglio che convertirsi al riarmo; la Germania con la potenza industriale ed il suo bilancio in iperattivo, la Francia con l’esercito che la Germania tuttora non ha e le bombe atomiche che alla Germania non sarà mai consentito avere. L’obiettivo non è certo una vera guerra alla Russia che nel caso li schiaccerebbe come moscerini e nemmeno un riarmo che potrebbe impensierire tanto i russi quanto gli americani e per il quale ci vorrebbero come minimo 30 anni, sempre che gli altri se ne stiano fermi a guardare. No, l’obiettivo è quello di stabilire una definitiva egemonia politica ed economica sul resto del continente, questa volta però apertamente sostenuta con le armi, tanto da garantire ad eventuali interlocutori la piena e supina accondiscendenza di tutta l’area, con o senza la finzione della UE e della Nato. Polonia, paesi baltici e gli altri confinanti con la Russia e con la Bielorussia (che è la stessa cosa) dovranno starsene calmi e buoni se non vorranno essere abbandonati nelle mani dell’Orso. La Gran Bretagna, sostanzialmente fuori da questo quadro e destinata a sicura decadenza, possiede tuttavia una forza nucleare ed in parte anche marina che ne rende almeno per ora conveniente una parziale cooptazione. Quanto all’Italia, potenzialmente la più recalcitrante a questo progetto di Nuovo Ordine Europeo, si tratterà di ridurla definitivamente all’impotenza, anche grazie al concorso delle quinte colonne guidate dai traditori del PD con le sue diramazioni in particolare nel sistema informativo e nella magistratura. Non è detto che tutto debba andare così. Ma muoversi contro quest’onda con un coltello puntato alla schiena e pronto a colpirti, non è che induca all’ottimismo.