CHI MANOVRA CHI? di Giellegi

Oggi ci sono almeno due articoli (Baget Bozzo su Il Giornale e Veneziani su Libero) dai quali traggo la supposizione che entro quest’anno, o al massimo entro il 2010, il centro-destra – e con lui l’intero quadro politico italiano – dovrebbe subire (quasi sicuramente subirà) modificazioni non inessenziali. Se vogliamo, sarebbe da leggere di rincalzo anche l’editoriale di Feltri in Libero sulla “crisi” che attraversa (e attraverserà ancor più tra qualche mese) il Corriere, e in genere l’Rcs, con probabili cambiamenti ai vertici; tali notizie sono chiaramente un interessante supporto per meglio capire quelle fornite dai due articoli sopra citati.

Sinceramente, le considerazioni di Baget Bozzo mi sembrano quelle di un “plenipotenziario” (un po’ alla Gianni Letta) che tenta di mediare fra varie posizioni, dimostrando che cosa non dovrebbero fare (come non dovrebbero agire) Bossi e Fini, cioè Lega e An, se vogliono veramente conseguire gli scopi perseguiti, o almeno dichiarati; in parte senza dubbio reali ma in un contesto che ne prevede altri “di contorno”, anch’essi in realtà un “piatto forte”. Baget Bozzo si spende per dire come ci si dovrebbe comportare per non “vanificare” il chiaro responso elettorale che ha affidato il governo al centrodestra, senza tuttavia tener conto che, se certi poteri forti (o ex tali ma ancora in piena azione) desiderano un’altra politica, svilupperanno comunque un tentativo di ottenerla aggirando la sedicente volontà dell’elettorato.

L’articolo di Veneziani, che si sente più sciolto e libero nel suo dire, è più chiaro, in un certo senso descrive bene la situazione esistente nel centrodestra e centrosinistra nonché le manovre in corso per scompaginare entrambi gli schieramenti. Egli sostiene di rifiutare la dietrologia, dichiara la sola volontà di descrivere quello che “vede”, lasciando ad altri di fare supposizioni sul “non veduto”. Si tratta però di un chiaro vezzo, poiché è del tutto evidente che sa benissimo chi sta manovrando e come; inoltre, il suo articolo è affiancato all’editoriale di Feltri, il quale sta appunto parlando di un pezzo importante di coloro (di quelli che indico sempre come GFeID) che si sforzano di muovere ancora le fila dell’italiano “teatrino della politica”.

La migliore soluzione è quella di riportare un lungo pezzo dell’articolo di Veneziani, il più congruo e perspicuo per far capire al lettore i pasticci che i politici (dietro i quali si muovono i pezzi da novanta di industria e banche) intendono preparare al popolo italiano. Ecco cosa scrive:

 

“Sin dal giorno dopo le elezioni il Corsera scommise sul pareggio per poter assumere il ruolo terzo di arbitro. Il progetto è furbo e chiaro: staccare le costole a Berlusconi, ovvero i Gracchi Fini e Casini, e accorparli a Letta (Enrico) e Rutelli (Palombelli), e poi montare su queste quattro ruote la carrozzeria di Montezemolo e mettere un Draghi nel motore, per un governo tecnico-politico che sgonfi il bipartitismo, devitalizzi la destra e la sinistra, elimini Berlusconi. Il progetto, sul quale erano già pronti editoriali (qualcosa uscì incautamente all’indomani del voto) ….fu clamorosamente interrotto e deviato da quell’importuna intrusione del popolo sovrano che decise diversamente da quel che era stato deciso in alto loco……E Casini rimase in mezzo al guado. La strategia, paralizzata dall’esito delle elezioni e poi dal folgorante avvio del governo, ha ripreso a macinare adesso. Lavorando ai fianchi, istigando anche in privato i notabili del centrodestra a insorgere nel nome del Nord contro Roma, o delle identità ferite contro il sovrano e il Partitone. Soffiando su ogni malessere passeggero, su ogni vertenza. Spingendo Casini nel cielo dei sondaggi, insieme a Fini, quando tutto questo plebiscito per i due ragazzi del Cavaliere non si nota proprio. E istigando Fini a emanciparsi da Berlusca, innalzandogli peana quando costui, spezzando la tradizione presidenzialista della destra, inneggia pro domo sua alla centralità del parlamento e assume il ruolo di speaker dell’opposizione nel centrodestra. Appena si profila una crepa, un mezzo dissenso nel centrodestra, ecco lì il Corrierone a soffiare usando tutti i mezzi, fisici metafisici e fisichelli, servendosi dei soliti garzoni, i ronchi di turno, per incitare alla rivolta e alla separazione. Il fine è rovesciare la monarchia berlusconiana, preparare un avvenire né di destra né di sinistra ma in bilico, dove quel che conta è naturalmente chi detiene il filo su cui volteggiare. Ecco l’equilibrismo, evoluzione del cerchiobottismo, made in Mieli; culturalmente a sinistra, economicamente liberista, politicamente opportunista, moderato quanto basta, progressista perché politicamente corretto, filoamericano e filoisraeliano of course, sottilmente anticattolico ma non anticlericale (tra curie ci si rispetta); anazionale, implicitamente ateo e antitradizionale ma ossequioso verso i poteri veri, anche episcopali [corsivo mio perché è una veramente ottima descrizione del ceto “progressista” semicolto, corrotto fino al midollo, di cui ho spesso parlato]. Per l’alto patronato del Corriere a sinistra va bene Fassino, va bene Veltroni, non va bene D’Alema; viva i radical, abbasso i comunisti, ma perché filo palestinesi non per altro (finché sono con Luxuria o contro il Papa va bene, se sono con i palestinesi a morte) [sottolineatura mia, perché è un’altra bella descrizione di chi sono questi porci, “tutti insieme appassionatamente”]. La destra invece va cancellata come identità e valori; anzi l’identità ora va usata per ostacolare la fusione nel Popolo della Libertà, ma subito dopo che torni nelle fogne. Seppellitela, largo ai nichilisti e agli arrivisti. Il Corsera poi ci fornirà una finta destra e una simil-sinistra, con relativo certificato di legittimazione” [corsivo mio].

 

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C’è gente, pur dotata di esperienza politica, che sembra invece non aver capito nulla di ciò che ha ben dipinto Veneziani, pur dichiarando di non voler fare dietrologia (tutto ciò che ha scritto in realtà la esige). E i fatti che si susseguono, giorno dopo giorno, ne sono la dimostrazione. Ad esempio, c’è chi crede che la GFeID abbia cambiato posizione e oggi appoggi Berlusconi. Ingenuità clamorosa, a mio avviso. Ci sono altri che pensano che Berlusconi abbia favorito i suoi “nuovi amici” (i vecchi “capitani coraggiosi” di d’alemiana  memoria) nella vicenda Alitalia. Ne scriveremo meglio in futuro (se ne varrà la pena), ma certi personaggi, pur paludati di “sapienza”, non hanno capito un accidenti: non è Berlusconi ad aver favorito questi industriali e finanzieri (partecipi della GFeID), ma esattamente il contrario. Questi individui – certissimi, come ha ben messo in evidenza Veneziani, del pareggio alle ultime elezioni; e dunque poi “scornati” – si sono subito dati da fare (a partire da quelli dell’Intesa, considerati fino allora prodiani) per ingraziarsi il nuovo governo, in attesa di riprendere le loro trame, ma più sotterraneamente e dandosi tempi assai più lunghi; pur se adesso nutrono la speranza che la crisi possa accorciarli.

In ogni caso, hanno costituito la cordata della Cai per alleviare, in questa specifica congiuntura, le tensioni con Berlusconi. Essendo tuttavia pur sempre imprenditori e non benefattori – e meno male, altrimenti sarebbero da mandare a casa immediatamente – hanno preteso che si costituisse a parte una società cui accollare i peggiori indebitamenti di Alitalia. Se avessero accettato anche questi, non sarebbero stati minimamente credibili, e sarebbero falliti dopo due mesi. Nei limiti del possibile – e attenendosi ai normalissimi interessi di un qualsiasi imprenditore con la testa sulle spalle – hanno fatto un favore a Berlusca e hanno quindi stretto con lui una sorta di momentanea “entente cordiale” (ci si ricorda cosa fu e come mise fine a infiniti contrasti coloniali tra Inghilterra e Francia?); ma la lotta riprenderà, e nemmeno fra anni: uno o due al massimo (comunque, lo ripeto, i tempi dipenderanno anche dall’evolvere della crisi). Incredibili, lo ribadisco con nettezza, quei giornalisti che hanno voluto vedere nella vicenda Alitalia un regalo fatto da Berlusconi ai, solo presunti, suoi nuovi amici. Una simile interpretazione getta fumo (spero solo per inconsapevolezza e non per “accreditarsi presso qualcuno”, come ha detto con grande precisione Santoro rivolgendosi a Lucia Annunziata) su ciò che si sta giocando oggi veramente di grosso; e che ruota attorno all’Eni.

Questo è un tema troppo complicato per trattarlo frettolosamente in questa sede. Per il momento, mi limito a ricordare che la politica estera berlusconiana – osteggiata, come di fatto rilevato da Veneziani, da tutti i filoamericani e filoisraeliani (vi rendete conto di chi è stato ferocemente per il massacro dei palestinesi, mentre Berlusconi ha nicchiato, sciocchi o invece disonesti di “sinistra”, pienamente complici di Fini e Bossi in tale occasione?) – porta avanti, essendo molto amichevole con la Russia, gli interessi nazionali legati all’alleanza EniGazprom; con addentellati in Libia e Algeria, e anche in Iran. Un’alleanza osteggiata in Europa e vista male dalla tedesca E.on e dalla francese Gdf. Smettiamola con le bambinate intorno all’economia – e in particolare al fabbisogno energetico – che dominerebbero le scelte politiche. Certamente ci sono interessi economici ed energetici (e a chi fanno schifo? Solo ai cretini o ai malfattori che appoggiano i settori parassitari della GFeID). C’è però al fondo anche un’altra questione più prettamente geopolitica, intrecciata agli interessi dell’intero sistema-paese, di cui il profilo economico-energetico in questione è strumento e non fine.

Certe connessioni, che ampliano le sfere di influenza reciproche di Russia e Italia, avvantaggiano pure altri nostri settori produttivi; oltre a rafforzare le nostre possibilità di una meno dipendente politica estera nazionale in ulteriori aree e paesi. Proprio per questo, tale (geo)politica è portata avanti con timidezza e cautela, paurosi come si è delle possibili reazioni statunitensi e del loro migliore sicario (almeno sino ad ora), che è appunto Israele. Di conseguenza, detta politica è molto ballerina e può cadere da un momento all’altro. E se si fa finta di non capire l’insieme di tale questione, si favoriscono certamente le consistenti forze della destra e della sinistra (unite su questo punto, perché asservite totalmente ad interessi stranieri) ben intenzionate a farla cadere.

Avremo modo, lo ripeto, di tornarci sopra. Intanto noto che ci sono in giro, anche fra coloro che si dichiarano vicini a posizioni anti-Usa (e anti-Israele), individui o molto ingenui o molto furbi, che sembrano non capire che cosa è in gioco (non lo capiscono sul serio?). Io diffido sempre: tutto sommato, propendo per il concedere l’intelligenza alle persone, ma allora non posso conceder loro l’onestà di intenti. O l’una cosa o l’altra! Attorno all’Eni, e alla questione russa, gira l’intera vicenda di una maggiore autonomia nazionale o di un decisivo asservimento agli Stati Uniti (di cui ancora non si sa bene quale politica estera adotteranno), e dunque di piena complicità con le azioni aggressive israeliane, antitetiche ai nostri interessi: o almeno a quelli di chi combatte i parassiti della GFeID e la politica estera che essi preferirebbero (lo ribadisco: con lunghe e larghe propaggini “di servizio” sia a destra che a sinistra).