CHI PARLA DEL NEMICO E’ LUI STESSO IL NEMICO di G.P.
Viviamo tempi, ça va sans dire, piuttosto bui e di grande crisi teorica, politica, sociale, economica ecc. ecc. In questa situazione di caos generale spuntano come funghi gli stregoni e le streghe che, con piccoli tocchi di bacchetta magica, promettono di risolverci ogni problema riportandoci indietro nei secoli. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le colorazioni politiche perché, come sempre, le ideologie cattive sono trasversali e fanno proseliti in tutti gli strati sociali (del resto l’obiettivo che si propongono è proprio questo). Leggevo ieri, in un articolo (di quelli scritti a quattro mani), dell’imprescindibilità della decrescita al fine di frenare lo scriteriato sviluppo che sta distruggendo l’ambiente e svuotando l’Uomo, tanto socialmente che antropologicamente.
Il passaggio sarebbe di quelli epocali (naturalmente si sta facendo dell’ironia). In realtà, si tratta meramente di una riproposizione rovesciata di quella fede cieca nelle forze produttive – le quali sviluppandosi vorticosamente avrebbero dovuto rompere gli argini dei rapporti di produzione capitalistici (trasformandoli), per la futura e finale affermazione di una superiore forma organizzativa – attraverso un concetto antitetico-speculare. Cito da un inedito di
Ma il problema non è solo la riedizione di teorie smentite dalla storia. Dalla validazione arbitraria degli assunti in esse contenuti viene fatta discendere un’opzione politica illusoria e ineffettuale sostanziantesi nella difesa ad oltranza dei principi fondamentali sanciti dalla Costituzione (e qui vi rimando all’articolo scritto qualche tempo fa e pubblicato sul blog “Gli amici della Costituzione”) e in quella del territorio (passante invece dalla resistenza delle piccole comunità, contro le azioni di deturpamento e di spossessamento degli spazi vitali messe in atto dal potere centrale, con progetti come l’alta velocità, i rigassificatori, le discariche, ecc. ecc.).
Date queste premesse quale sarebbe la ragione fondamentale che dovrebbe spingerci a ritornare alla Costituzione? Il fatto che la piattaforma sociale e rivendicativa là contenuta (e tradotta in principi “legali”) sia estremamente avanzata rispetto ai tempi (e quindi opponibile all’attacco lanciato dalla forze dominanti contro i settori dominati).
A questo punto mi chiedo, se già in tempi di rapporti di forza più favorevoli gran parte di quei principi sono rimasti sulla carta (perché la loro stessa natura era di “carta”) perché oggi dovrebbe essere possibile dare loro una “consistenza” materiale? Ricordo ancora le parole di Marx contro gli amici della costituzione: “… l’interpretazione della Costituzione non spettava a coloro che l’avevano fatta, ma ormai solamente a coloro che l’avevano accettata? …Che la sua lettera doveva essere interpretata secondo il suo spirito vitale e che lo spirito borghese era il suo unico spirito vitale?
Addirittura vengono ritirate fuori le istanze di statalizzazione delle imprese economiche allorché le attività di queste utime si trovano in contrasto con l’utilità sociale. Siamo ancora all’involucro giuridico dei rapporti di proprietà (messo sempre davanti all’effettivo potere di disposizione sui mezzi di produzione) e allo Stato contemperatore degli interessi generali. Non c’è che dire, 10, 100, 1000 passi indietro senza nemmeno un piccolo avanzamento teorico. Anzi, partendo da queste castronerie, detti signori sarebbero già in grado di nominare ed individuare i nemici (parafrasando Fortini). Io, invece, preferisco citare, ancora una volta, Brecht: “chi parla del nemico è lui stesso il nemico”.
Ma adesso vi lascio ad alcune riflessioni del docente di chimica Franco Battaglia sulla decrescita, sicuramente più avanzate di quanto propagandato dai molti rivoluzionari della domenica.
*********************************************************
Franco Battaglia (fonte Il Giornale)
[…]Oggi la frode è concettuale, esaltativa di ciò che non c’è – e non può esserci. Essa consiste nell’inventare panacee, ora energetiche (vedi pannelli fotovoltaici), ora salutistiche (vedi prodotti omeopatici), ora nutrizionali (vedi cibi biologici), approfittando di tutti i mezzi che le norme – specie quelle comunitarie – consentono tra le pieghe delle loro astruserie e che, in forza della legge, inventano un valore aggiunto a prodotti che non valgono niente. Rimanendo in metafora, le frodi moderne ti vendono apertamente un mattone convincendoti che è una radio, facendosi aiutare, in ciò, da multimiliardarie campagne rese possibili dalla moderna era dell’informazione. La quale, accanto agli innegabili pregi, pone all’umanità una formidabile sfida: poter distinguere la realtà dalla fantasia, la verità dalla propaganda.
L’amministrazione della mia città, Modena, è modernissima e all’avanguardia. In nome di un comportamento autodefinito «virtuoso» – e senza naturalmente astenersi dal lamentarsi pubblicamente che Berlusconi abbia cancellato l’Ici per la casa d’abitazione – sta sperperando ingenti somme di denaro pubblico nelle moderne (nell’accezione data dal mio amico) frodi. Tra cui mi piace citare i pannelli fotovoltaici, la raccolta dei rifiuti porta-a-porta e la distribuzione di cibi biologici ai bambini delle scuole comunali. La questione dei cibi biologici è particolarmente pressante perché essi sono addirittura potenzialmente dannosi e andrebbero vietati, soprattutto ai bambini.
La ragione è semplice. L’agricoltura biologica, per definizione, non fa uso di fertilizzanti, fitofarmaci e pesticidi di sintesi. Senonché, il concime animale è quello più ricco di dannosi batteri; e senza fitofarmaci e pesticidi appropriati, oltre al danno economico della riduzione del raccolto, si ha quello sanitario dovuto al fatto che ogni vegetale si fabbrica da sé le proprie difese naturali, che consistono di sostanze spesso tossiche a chi intenderebbe di quel vegetale cibarsi (basti pensare alle mandorle, che per difendersi dai roditori producono cianuri). Il vegetale biologico, poi, non protetto dall’uomo, produce maggiori quantità di naturali tossine, che sono difese per esso e tossiche per noi. È stato accertato che, rispetto a chi usa cibo tradizionale, chi si nutre di cibo biologico è più esposto agli attacchi non solo del batterio della Salmonella, ma anche, fino a 8 volte più esposto, di un pericoloso ceppo del batterio Escheria coli. Ciò che gli amministratori dei Comuni che, come quello di Modena, hanno deliberato di nutrire i bambini con cibo biologico si rifiutano di comprendere è che la selezione che deve operare l’uomo sulle piante che servono per il proprio nutrimento, deve necessariamente procedere in direzione opposta alla selezione naturale.
Ma – direte voi – come facevano gli antichi? La risposta è semplice: morivano giovani. Affinché siano «naturale» l’agricoltura e «solare» l’energia del mondo, 6 miliardi dei suoi abitanti devono morire. Tale Maurizio Pallante, laureato in lettere e ciò non di meno consulente per l’energia del passato governo, chiama, questa, decrescita felice. Immagino che la felicità sia nel riuscire a non essere tra quei 6 miliardi.
Franco Battaglia