CINQUE STALLE A CINQUESTELLE DI R. D.
di R.D.
Quando Gigio Di Maio ha lanciato il guanto di sfida per un duello televisivo tra lui e Matteo Renzi, ho pensato che si fosse bevuto anche quel poco di cervello di cui gli avevo fatto credito. Tra lui e Renzi corre un abisso di capacità tecnica di esposizione ed un notevole divario in termini di flessibilità argomentativa ed oratoria. Non che Renzi sia un campione inarrivabile, ma non è nemmeno l’ultimo degli scalzacani ed è certamente più navigato ed allenato del suo sfidante. Inoltre Renzi è ora in grande difficoltà e qualsiasi spazio televisivo gli è certamente gradito. La possibilità poi di accalappiare un avversario diretto deve essergli parsa una manna dal cielo. Non so se Di Maio abbia agito di testa sua ma ne ho il sospetto. Il suo staff, ossia quelli che debbono tenerlo sotto controllo, deve aver tremato. La scusa del risultato delle elezioni siciliane, già largamente previsto, almeno nel crollo del PD, somiglia molto da vicino all’ultimo appiglio prima del precipizio.
Certo che se i padroni della piattaforma Rousseau avessero voluto un vero capo-bastone, avrebbero dovuto indirizzarsi verso Di Battista piuttosto che verso Di Maio. Ma è evidente come a loro stia molto più a cuore il controllo della macchina piuttosto che la qualità del pilota.
L’organizzazione 5Stelle non è nata per caso, nè si è mossa sospinta da un movimento dal basso, come tuttora si cerca di far credere. E’ stata un’operazione elaborata nel tempo e giocata su scansioni dalla tempistica ben definita. Ci si è mossi questo si, sulla base di un’esigenza di rinnovamento e di pulizia fortemente sentita da una larghissima parte della società italiana. Ma il vero obbiettivo era ed è quello di impedire che questa forza, ancora magmatica ed informe, potesse o possa ancora prendere direzioni impreviste e non desiderate da coloro che hanno interesse a lasciare ancora questa nazione soggetta e snervata, vittima sostanzialmente inerme di fronte a qualunque padrone.
I 5Stelle hanno cavalcato fin da subito, già con i loro “vaffadays”, il peggior vizio dell’anima italiana: quello del “Tua Culpa”. Se il paese è in pezzi la colpa e sempre “loro”, dei politici, delle banche, della finanza, dei consumisti, di quelli che non fanno la decrescita felice, di quelli che si fidano dei vaccini, di quelli che danno retta ai giornali ed infine ed in sostanza: di tutti quelli che non sono dei 5Stelle.
Non ricordo una sola volta, nè credo ce ne sarà mai una, in cui dal mondo 5Stelle sia pervenuta anche solo una lontana eco di autocritica. Anzi, laddove qualche sospiro sia avvenuto, subito la mannaia dell’esautorazione si è fatta sentire. Intendiamoci, un movimento in crescita che si dia il compito, almeno ufficialmente, di sovvertire l’ordine dei fattori politici esistenti, può a buon diritto essere intollerante col dissenso interno che spesso è maschera di malcelate ambizioni di potere. Ma una capacità critica, sia pur minima, di fronte a marchiani errori, comunque sempre presenti nell’agire umano, deve per forza essere esercitata. Se ciò non è allora vi è segno di qualcosa di serio che non funziona. O che magari funziona in senso opposto a ciò che viene dichiarato.
Senza scavare troppo lontano, il 25 aprile ‘43 non pochi futuri, veri partigiani, rischiarono di diventar fascisti per lo schifo di vedere gente inneggiare al re e a Badoglio, sputando su Mussolini, con la stessa foga e lo stesso piglio sicuro e protervo con cui fino a poco tempo prima avevano osannato il duce. Oppure, più di recente, chi non ricorda le folle forcaiole del 1992, tra cui certamente non pochi democristiani e socialisti che si bagnavano al solo sentir il tintinnio delle manette?
Certo nè Mussolini, nè Craxi meritavano carezze, come del resto non meritano considerazione nè rispetto i politicanti ed i bancarottieri di adesso dal PD a Forza Italia. Ma il punto è che il popolo italiano, per antichissimo vizio, sempre si auto-assolve da ogni caduta nazionale. Che sia un sconfitta in guerra o l’eliminazione da un mondiale di calcio, o il dissesto idrogeologico del paese che va dalle alpi a Lampedusa, sono assai pochi gli italiani che cercano di trovare dentro se stessi almeno una parte delle origini di questi disastri. Si tratta in genere di quei pochi, veramente pochi, che quelle cadute e quei disastri hanno cercato in qualche misura di prevenirli o almeno in parte di evitarli. Condannati sempre al dileggio, all’impotenza e alla sconfitta da quella massa scorreggiona e crassa che vive e rutta nella greppia del “Tua Culpa”, sempre pronta alla condanna e sempre pronta, appena passata la buriana, a ritornare ai vecchi cari servilismi ed affarismi. Piccoli e grandi fautori del “me ne frego”, più forte e pervasivo di quello che fu di marca fascista.
I 5Stelle su questo filone si sono inseriti ed hanno richiamato le loro folle. Ma nessun vero movimento innovatore può pensare davvero di cavalcare questa tigre. Perché questa non è una tigre, ma il cancro che da sempre uccide la speranza italiana. E’ per questo che non credo che il movimento 5stelle voglia innovare alcunchè. Il suo arrivo fin troppo pensato, l’utilizzo di un saltimbanco per il suo lancio, già finito in sostanza dietro le quinte, le finora penose prove amministrative degli e delle eletti/e, la scelta di un candidato premier molto simile ad un bambolotto, al posto di altri certamente più validi, ma probabilmente assai meno controllabili, mi danno l’idea forte di un’intenzione di molto diversa da quella conclamata.
L’Italia è un paese servo, condannato da un’antica tradizione e in più da una guerra persa. Ciononostante un paese dalle risorse insospettate, sostenute nei giusti momenti, da grandi capacità ed intelligenze. Certo non una realtà destinata necessariamente alla sottomissione. Al suo interno si agitano forze potenti che di tanto in tanto nella sua storia hanno alzato la testa, mostrando tutto il loro potenziale valore. Mostrando anche tutta lo loro pericolosità per chi dentro e fuori, vuole l’Italia allo stato mentale di un’eterna adolescente. Un movimento che rinnova a queste forze deve guardare per suscitarle e guidarle verso obiettivi di indipendenza chiari e precisi. Ma nessuna innovazione può venire da chi alza il vessillo della continua auto-assoluzione, del costante rimando alle colpe altrui. Se questo è il modo e questo modo a me pare proprio che sia, allora l’obiettivo è un altro. Ancora una volta, perché questa non è una prima volta, si suscita una falsa speranza per poi frustrarla e renderla di nuovo disperata ed inerme.
La folla di non votanti alle elezioni siciliane ed a quelle di Ostia, mi parla di questo. Un grido silenzioso quasi per nulla accolto. Meno che mai da parte grillina che anzi si è in entrambe i casi, affannata a parlare di vittorie che nessun altro ha visto.
Credo che molto probabilmente i 5stelle vinceranno il ballottaggio delle elezioni di Ostia. Il fin troppo facile trappolone giornalistico tirato al rappresentante della famiglia Spada, che ha mostrato comunque l’intrinseca, inaccettabile violenza di questo gruppo, evidentemente non più utilizzabile per le nuove esigenze di produzione di potere e di ricchezza che Ostia lascia intravvedere per il prossimo futuro, mette in difficoltà il centro-destra e favorisce il posizionamento grillino. La strizzatina d’occhi al prete sospeso a divinis porterà anch’essa i suoi frutti. La speranza infine dei pochi votanti che un collegamento diretto con il partito di governo al Campidoglio possa favorire un qualche positivo intervento su Ostia, faranno si a mio parere, che l’area 5stelle prevarrà.
Quanto poi al concreto, positivo fare, staremo a vedere.
Roma/Ostia 10/11/2017