CINQUE STELLE O SOLO PALLE?

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Ora che Grillo è uscito dall’antipolitica ed è entrato in Parlamento, sull’onda del malcontento popolare convertitosi inaspettatamente in consenso elettorale, scopriremo che cosa c’è effettivamente dietro a questa organizzazione.

Abbiamo detto che il M5S ha oggettivamente svolto una funzione positiva per la destrutturazione del precedente quadro politico, il quale, per un ventennio, ha dissimulato un irriducibile bipolarismo ideologico, difforme nei dettagli interni ma omogeneo nella sudditanza esterna. Quest’ultimo, infatti, si è rivelato una mera divaricazione identitaria e pregiudiziale tra sette partitiche contrapposte la cui unica difformità discendeva dai diversi legami di potere (la sinistra più vicino alla grande finanza; la destra all’industria decotta) e dalla differente maniera di elaborare ed introiettare i linguaggi egemonici internazionali (la sinistra pienamente europea ed atlantica; la destra, dopo una iniziale apertura di dialogo con l’Est ed il Mediterraneo, è rientrata organicamente nei ranghi, minacciata dagli Usa che non gradivano i flirt di Berlusconi con Putin e Gheddafi).

Apro una piccola parentesi. L’Italia è un paese a sovranità limitata, cosicché qualunque cosa accada nel suo intimo scatta, quasi sempre, in virtà di una spinta allogena che, e delle due entrambe, o favorisce l’emersione di determinati elementi e contraddizioni o ne influenza la direzionalità e la legittimità, se appunto non è intervenuta nei processi generativi a monte.  Credo che ci siamo capiti, perché anche Grillo, lo vedrete, non sfuggirà a questa fenomenologia storica.

Andiamo al programma di Grillo traslato nel nome del partito, le cinque stelle del celeste avvenire.

AMBIENTE – ACQUA – SVILUPPO SOSTENIBILE – CONNETTIVITA’ – TRASPORTI e VIABILITA. Le sue proposte in questi ambiti sono irricevibili da un Paese che necessita di crescere e di svilupparsi per stare al passo delle altre grandi potenze mondiali.

La riottosità del M5S verso le grandi opere infrastrutturali, gli investimenti nel petrolio, nel gas, nel nucleare, negli inceneritori, negli Ogm, ecc. ecc., rischia di lasciarci parecchio indietro e di renderci più poveri di quanto non siamo.

Il blocco di questi affari, inoltre, terrà l’Italia fuori dai mercati più profittevoli e dalle nuove alleanze geopolitiche che germogliano intorno alle pipelines e alle commesse industriali collegate a tali comparti.

Per non parlare di altre balzanerie circa la decrescita felice, l’agricoltura biologica, i cibi a km 0, le rinnovabili (pensate non come ausiliarie ma sostitutive degli approvvigionamenti energetici classici) che ci farebbero precipitare in un neofeudalesimo di miseria e di disperazione.

Non si può avere il benessere (compresa la rete, internet, il loro totem indiscusso), così come è inteso e sorge nelle nostre formazioni sociali capitalistiche, senza subire il peso di alcune esternalità negative.

Come ho già scritto altrove, Grillo vacilla e oscilla, non avendo la minima comprensione di come va il nostro mondo, tra un sismondismo sentimentale e un malthusianesimo catastrofista, cioè tra il rimpianto di un tempo perduto e mai esistito (in cui l’uomo viveva in armonia con la natura e con i suoi simili) e il decadimento della madre terra (causato dall’ingordigia di individui avari e senza scrupoli). Si tratta di una lettura faziosa e riduttiva, peraltro, elaborata dalla tastiera di un computer all’avanguardia, in una comoda casa con tutti i comfort di questa disprezzata modernità.

Utopisti come Grillo si ripresentano puntualmente, in ogni era di crisi, rappresentando un disagio antropologico di fronte al profondo cambiamento dei tempi che, tuttavia, non può essere risolto con le fughe dalla realtà. Già Marx ne parla nel Manifesto allorché si scaglia contro i sognatori romantici suoi coevi, i quali non comprendendo la progressività e superiorità del capitalismo (che anch’egli certo criticava ma per l’estorsione del plusvalore alla classe lavoratrice non per aver dissolto i legami sociali antecedenti), rispetto al sistema feudale, si lanciavano in analisi letterarie “metà lamentazione, metà libello; metà riecheggiamento del passato, metà minaccia del futuro”.

Il M5S, può, dunque, fare molti danni alla struttura economica e sociale della nazione, dopo aver contribuito, lo ribadisco, a disarticolare il vetusto palcoscenico istituzionale dell’ultima fase politica.

L’Italia, colpita dalla degenerazione dei partiti ha reagito alla patologia secernendo l’anticorpo grillino, ma questo non è sufficiente, per le questioni che ho appena posto. Anzi, se non arriva presto una terapia chemiologica  adeguata l’organismo non sopravvivrà e verrà divorato dagli sciacalli e dalle iene appostatisi intorno ad essa. A proposito, vi lascio con una curiosità. Sapete come i centri strategici statunitensi chiamano il M5S? Mouvement of National Liberation… eppure non siamo né la Siria né la Libia.

Scommettete che anche Grillo non proferirà parola sulle 113 basi Usa in Italia? Volete vedere che anche il nostro rivoluzionario dalla battuta pronta non metterà mai in discussione la friendship con Washington? Nondimeno, nei siti militari degli yankees nella nostra Penisola, c’è di tutto, dalle bombe nucleari, all’uranio impoverito, alle armi chimiche, senza tralasciare le strutture invasive per i collegamenti logistici che deturpano il territorio. Come si conciliano questi elementi con l’ambientalismo oltranzistico, l’agricoltura biologica e tutte le altre ubbie catastrofistiche dei grillini? Staremo a vedere…