COCKTAIL DI SERVILISMO
In questi ultimi mesi, dopo le rivolte che hanno infiammato il Maghreb, la dorsale mediterranea fino alla Libia e il Vicino-oriente con il coinvolgimento della Siria, abbiamo imparato quanto possono essere oscurantiste le masse che occupano piazze e strade. Per la verità, eravamo già stati indotti, tanto da trapassate reazioni vandeane che da contemporanee torture cinesi su giovani pechinesi, a dubitare degli intrugli popolari sceccherati con la diet coke e la pepsi cola. Poi è venuta l’era dei soft drink arcobaleno, di quelli al sapor di fiore, e, da ultimo, di quelli ai generi alimentari frullati con la libertà e la democrazia che costituiscono l’ultimo aggiornamento dei beveroni “imperiali” nel nuovo menù multicentrico mondiale. Ultimamente, il Bloody Mary è scorso “a frottole” (ma non a cascate) per le vie cittadine arabe e africane, tuttavia i media mainstream hanno amplificato la portata del liquido versato che ha coinvolto ristretti settori di popolazione (manovrati da barman locali di catene straniere e prestanomi alcolizzati sul libro paga di gangsters occidentali), per giustificare campagne di disintossicazione umanitarie e militari che altrimenti sarebbero stati inaccettabili, per il diritto internazionale e per il principio di non ingerenza nelle liquefazioni altrui. Con ciò non si vuole affatto affermare che non esistano contraddizioni in tali alambicchi territoriali, anzi è proprio agendo sulle preferenze religiose, tribali o castali oppure sulle differenze di censo e di classe, che si provocano quelle risse tra connazionali utili a far barcollare regimi poco inclini alla remissività filo-atlantica. Ma da qui a sostenere che una ebbrezza civilizzatrice stia attraversando le vene di dette aree ce ne vuole. Lo si è visto in Egitto ed in Tunisia, lo si vedrà presto anche in Libia dove al momento le operazioni belliche vanno in aceto, mentre si tratta “sottobancone” con quello che appena qualche mese fa veniva considerato un accanito etilista di potere. Le sinistre europee, a causa della sbornia rinveniente dalle loro abitudini alcolemiche social-utopistiche e progressistico-elitario-etiliche, sono state le prime a vedere doppio, a credere alla favola della caduta delle dittature africane e arabe, all’immersione dei vecchi sultanati, alla ebollizione delle satrapie famigliari le quali, per aver soffocato il loro tessuto sociale, sarebbero ora vittime di un’asfissia epocale che non fa passare l’aroma nuovo della globalizzazione. Soltanto gruppi dirigenti e uomini senza conoscenza della storia e dei rapporti di forza che muovono le singole formazioni sociali, nell’ambito di una fase di distillazione multipolaristica e pre-policentrica, potevano avvinazzarsi di cotanta ingenuità, ammesso (ma poco concesso) che d’ingenuità si debba parlare. In realtà, la sinistra col suo armamentario idealistico consunto ed invecchiato male, è diventata la botte ideologica del gendarme planetario, per usare un linguaggio post-sessantottino caro a lorsignori narcotizzati. I danni provocati dai sinceri progressisti, troppo ciarlieri e servili per essere credibili, non si limitano ovviamente alla politica estera ma devastano i Paesi dall’interno, nelle scelte governative, nelle opzioni industriali ed economiche, nell’intreccio dei poteri che arraffano e speculano, ricalcando circostanze da campi di cotone, con punte parossistiche di svendita ed autosfruttamento come in Italia. Questo perché qui da noi il tradimento degli ideali di quel partito sopravvissuto, sotto mentite spoglie, alla fine del dualismo geopolitico Usa-Urss è stato il risultato, non di un’analisi approssimativa del percorso fatto nella precedente fase storica, ma di un passaggio volontario con stoviglie e divise negli spacci dei vincitori statunitensi. Da costoro dunque non abbiamo da aspettarci nulla se non altro vilipendio e vituperio contro la propria terra, sacrificata sull’altare di bicchierate oligarchiche e di brindisi suggellatori di intese con spugne oceaniche. Come ci libera di questi alticci camerieri senza orizzonti e visione del mondo? Come si potranno fermare i contrabbandieri di futuro che ci vogliono incatenati ad una condizione di dipendenza per poter continuare a fare i loro meschini affarucci con la potenza dominante? In America ci volle una guerra civile per mettere a tacere i cotonieri del sud in combutta con sua maestà la regina, ma l’impresa fu necessaria per costruire un grande Potenza. Per noialtri chissà. Per ora armiamoci di idee, prospettive e proposte che dovranno incendiare come un torcibudella i loro stomaci delicati. Facciamogli salire al cervello il nostro cocktail-bomba per metterli di fronte al bicchiere vuoto delle loro menzogne. Col kvas che crederemo ancora alle loro fandonie annaquate da promesse irrealizzabili. Lo ribadiamo pane al pane e vino al vino.