Come osano i russi essere così vicino alle nostre basi?
Come osano i russi essere così vicino alle nostre basi? Così un soldato americano descriveva sarcasticamente la minaccia rappresentata dalla Russia per le postazioni militari statunitensi dislocate in Europa e nel mondo. La propaganda americana, con la sua realtà invertita, sepolta dalla battuta di un milite ignoto. La cosa fa certamente sorridere ma, nondimeno, rivela i rischi ai quali gli Usa stanno sottoponendo i loro cosiddetti amici occidentali. In caso di scontro guerreggiato con i russi noi saremmo la prima linea del fronte, o comunque, il terreno di battaglia principale, sul quale gli americani misurerebbero la legittimità delle loro pretese imperiali contro concorrenti sempre più armati e preparati. Noi europei non abbiamo nulla da guadagnare dall’occupazione militare del nostro territorio da parte di Washington, soprattutto perché ormai l’alleato di un tempo rappresenta una minaccia tanto quanto i presunti avversari di adesso. E’ un fatto oggettivo al quale l’Europa non potrà sfuggire ancora a lungo. L’epoca multipolare ha liberato molte energie che non possono essere imbrigliate negli schemi ideologici e geopolitici di un secolo ormai passato. La convenienza di essere sotto l’ombrello della Nato è finita con la caduta dell’URSS e, checché ne dica il Generale Mini, il trattato è oramai un inganno perché i suoi mutati obiettivi non sono mai stati ricontrattati tra le parti. Possiamo ancora aderire ad un accordo che ci espone a così tanti pericoli senza che lo stesso ci porti profitti strategici, nel breve e, ancor peggio, nel lungo periodo? Direi proprio di no.
Nel Frattempo, nonostante la Russia sia ancora circondata dalle basi statunitensi, basta una esercitazione delle forze armate di Mosca per creare grande scompiglio nelle cancellerie occidentali. L’ultima di queste, che il Cremlino ha voluto proprio per rispondere al dispiegamento di ulteriori forze Nato nei paesi Baltici e in quelli dell’ex patto di Varsavia, è stata subito bollata come una inaccettabile intimidazione. Non conta che a voler modificare gli equilibri nelle aree di confine, prima sotto controllo sovietico, abbiano incominciato proprio gli statunitensi. Costoro, evidentemente, non conoscono i principi basilari della fisica newtoniana. Ad ogni azione corrisponde una reazione, che sarebbe appunto improprio definire minaccia laddove essa è stata causata da proprie iniziative a monte. Sicuramente i numeri sono impressionanti, considerato che i russi stanno impegnando nelle operazioni 45.000 militari, circa 3.000 mezzi corazzati, 40 navi, 15 sottomarini e 110 aerei. Iskander, bombardieri strategici Kaliningrad e i Tu-22M3 sono armamenti sofisticatissimi che dovrebbero indurre ad una maggiore ragionevolezza tutti ma le dichiarazioni rilasciate da oltreatlantico, come quelle dell’impreparata Psaky, non aiutano ad abbassare i toni. Innanzitutto, non si può avere rispetto per un portavoce del Dipartimento di Stato americano che fa diplomazia con i selfie e la cartellonistica. Se quello è il meglio che sa fare il suo posto potrebbe essere preso anche da Kim Kardashian senza sfigurare. Purtroppo però quando parla la Psaky riesce a fare anche figure peggiori, dimostrando di non conoscere la geografia e le sottigliezze della politica estera. Ieri ha detto che
“Le esercitazioni militari russe o il dispiegamento di armi in Crimea, che fa parte dell’Ucraina ed è occupata illegalmente dalla Russia, minano la soluzione pacifica della crisi”. Continua ad operare un difetto fisico (sempre nel senso newtoniano, ma anche un po’ nel modo di sragionare di certi americani capitati per sbaglio in determinati ruoli) che fa dire alla Psaky delle sciocchezze. Senza il golpe di Majdan non ci sarebbe stata l’annessione della Crimea alla Russia. Ed il colpo di stato di Kiev è stato preparato ed attuato con la complicità degli occidentali. I russi hanno reagito, come era ovvio che fosse. Ora le lancette dell’orologio non possono essere riportate indietro. I giocatori dovranno accettare la nuova configurazione geografica dell’Ucraina, al di là delle asserzioni di principio. In alternativa possono sempre farsi la guerra, ma per quello c’è tempo.