CONTI POCO TRASPARENTI di G. La Grassa

(già apparso ieri nel blog e poi sparito per motivi imprecisati)

 

Tempo fa, qualche commento cretino (di “sinistri”) nel blog si domandava dove io prendessi certe informazioni sulla Fiat, che i commentatori ritenevano completamente risanata. Non ho notizie riservate, semplicemente un po’ di intuito, di diffidenza nei confronti dei capitalisti parassiti italiani (da me definiti GFeID: grande finanza e industria decotta). Inoltre, solo un “distratto” non si chiede come mai un’azienda, che va ormai a gonfie vele, continui a mungere lo Stato, con l’aiuto del Governo Prodi, di centrosinistra, che i suoi giornali – in primis Il Corriere (ci si ricorda l’editoriale di Mieli dell’8 marzo 2006 con il pressante invitato a votare per tale schieramento?), seguiti da Repubblica, Stampa, Sole24ore – hanno sempre appoggiato e continuano ad appoggiare, solo sparando sulla sinistra “radicale” per spostare l’asse verso il più moderato centro; senza però esagerare onde non rompere con i sindacati, in particolare con la CGIL, necessaria ad annegare il malcontento operaio nel “grande mare” dei pensionati (52% degli iscritti).

La Fiat – sorvolando qui sul suo ruolo di sanguisuga assunto fin dall’epoca giolittiana e poi fascista – ci è costata nell’ultimo anno, di centrosinistra al governo, un miliardo di euro solo per la “mobilità lunga” (di fatto, prepensionamenti per 2000 lavoratori con sette anni di anticipo, di cui almeno la metà a carico dello Stato), più altre svariate spesette, tipo rottamazione ecc. Adesso chiede un altro miliardo e mezzo circa di euro per rilanciare lo stabilimento di Termini Imerese (Lancia Y), a fronte di una disponibilità del Governo per “soli” 250 milioni (la Regione Sicilia ne aggiungerebbe altri 75); comunque contrattabili (all’in su). E’ un’azienda “sana” quella che chiede simili aiuti? Si aggiunga che, prima dell’arrivo del “mago” Marchionne (il “Marpionne” di turno), il precedente ad Fresco (persona evidentemente più seria e non dedita ai “miracoli”) aveva lasciato la carica in tempi brevi e, ricevuta buona parte della liquidazione in titoli Fiat, se ne era subito liberato; ci si comporta così solo se si prevede un netto peggioramento della situazione imprenditoriale (era proprio così inetto? Non sapeva nulla della gestione e della contabilità aziendale e di gruppo?).

In questi giorni arriva una ulteriore, fresca e indicativa notizia. La SEC (la Consob americana) ha invitato perentoriamente la “miracolata” a fornire chiarimenti sui conti del 2005, considerati assolutamente non trasparenti e tali da suscitare più di un dubbio. Questa sarebbe soltanto l’ultima di una serie di richieste sempre più pressanti, e “radicali”, rivolte dalla SEC alla Fiat. Ebbene, che cosa ha fatto quest’ultima? Ha finalmente fornito i dati richiesti? No, manco per sogno, ha preferito optare per il delisting (ritiro delle azioni) dalla Borsa di New York. Nel contempo ha annunciato l’aumento della produzione della nuova 500 (ma la nuova Bravo invece langue), ottenendo aumenti del titolo alla Borsa di Milano (per i tontoloni italiani).

Ognuno ne tragga le conclusioni per conto suo. Per quanto mi concerne, faccio solo una previsione. O riesce la nuova operazione che sta compiendo la GFeID, nonché il “Trio infernale” (Fiat, Intesa-San Paolo, Unicredit), o l’impresa torinese arriverà alla resa dei conti. L’operazione di cui parlo è in pieno svolgimento: dopo aver fortemente voluto il Governo di centrosinistra, si pretende adesso di correggere il risultato elettorale che non è stato affatto quello previsto e voluto, poiché si è verificato uno scarto minimo tra i due schieramenti, un risultato troppo buono della sinistra “estrema” all’interno del centrosinistra (tale da vanificare la speranza di sostituirla con l’UDC, molto circuita e convinta già prima del voto), un logorio pauroso del miscuglio di maggioranza in poco più di un anno, per cui esso è oggi sotto nei sondaggi di almeno il 15%. E’ necessario che vada a buon fine il lancio del Partito democratico (con leadership incontrastata di Veltroni), che venga limata la consistenza dell’ala “radicale”, ammorbidendola inoltre sempre più e convincendola a badare soprattutto al mantenimento dei propri cadreghini (centrali e locali), ai bei soldi che fluiscono verso di lei in varie guise, ecc. Un’opera di intensa corruzione cui del resto la sinistra, nella sua storia, si è sempre prestata (si pensi ai “turatiani” negli anni precedenti il fascismo, alla socialdemocrazia nella Repubblica di Weimar prima dell’avvento del nazismo, ecc.).

Altra operazione importante, cui si dedica indefessamente Montezemolo, è quella tesa ad imporre un suo successore (uomo o donna) alla presidenza di Confindustria, cosicché non si sgretoli troppo il “Trio infernale” e la GFeID, cioè quello che viene anche chiamato “affettuosamente” il “piccolo establishment”: piccolo nel senso di meschino, un impasto di inettitudine, corruzione, arroganza di potere, trucchi continui per restare a galla e mungere lo Stato, cioè vivere alle spalle del resto (il 95% almeno) della popolazione. Se tutto questo non riuscisse (ed è per questo insuccesso che bisogna lavorare), “addio Fiat”; ma anche – e finalmente – addio al peggiore e più parassitario capitalismo italiano, quello che sta alle spalle della sinistra e la manovra! “A morte” (metaforicamente) questo capitalismo, “a morte” la sinistra; tenendo debito conto, va da sé, che la destra è una ciurmaglia confusa e pasticciona, non serve minimamente alla cura di quella gravissima malattia che è la sinistra (in quanto rappresentante privilegiata del “piccolo establishment”, ovviamente). Tale cura deve ormai essere radicale; bisogna ricordare le parole di Salvemini contro il “canagliume” rappresentato dai “vari Turati” (che lui voleva morti prima di Mussolini). Ho citato questo passo non molto tempo fa nel blog. Chi vuole, lo rilegga; gli altri continuino a “dormire” prima del “brusco risveglio”.