Da Comunisti a costumisti (e Trump resiste).
Le elezioni di midterm non sono state un successo per Trump ma sono state sicuramente un insuccesso per i democratici. Quest’ultimi non si arrendono al cambio di élite in corso nel Paese e provano con mezzi subdoli ad attaccare il tycoon newyorkese. Poiché sono stati più volte sconfitti in sede elettorale ricorrono al fango per costringere Trump a dimettersi e paventano improbabili procedure d’impeachment, per crimini e misfatti che non ha commesso. Ci sono pochi precedenti di un simile cortocircuito istituzionale negli Usa, dove si è giunti persino ad ammazzamenti di Capi di Stato senza protrarre così a lungo la diatriba, peraltro con una pretestuosità inusitata (vedi il caso Russiagate). Trump, in realtà, è saldo al comando, non (tanto) per la sua forza (che necessita di ulteriori affermazioni nei gangli statali) ma per le altrui debolezze. Esiste chiaramente una cesura nell’establishment americano che tarda a suturarsi. È una buona notizia per chi guarda agli assetti globali influenzati dalla prepotenza Usa. E’ meglio, per la nostra visione dei processi internazionali, che Trump resista (come è avvenuto) e non che stravinca, affinché la contraddizione in atto negli Stati Uniti permetta ai competitor americani di guadagnare tempo per un più spinto rafforzamento sulla scacchiera mondiale. Le ricadute in Europa di tale situazione continueranno a manifestarsi, quasi a specchio, rispetto agli scenari d’oltreoceano. Infatti, i gruppi europei che hanno gestito in questi anni il governo unitario, collegati ai drappelli democratico-neocon d’oltreatlantico, sono in grande difficoltà e temono di essere sostituiti dai populisti o da qualcosa di simile. I lenti mutamenti nel panorama politico internazionale ci avvicinano a quel multipolarismo che destrutturerà e ristrutturerà la configurazione dei rapporti di forza generali. È il clima adatto per il parto di energie fresche, soprattutto in Paesi crocevia come l’Italia, quest’ultima definita da Bannon, e non a torto, una sorta di laboratorio per l’avvenire. Insomma, si stanno aprendo delle finestre storiche attraverso le quali soffieranno eventi che condenseranno in situazioni per ora non pienamente preventivabili; chi saprà comprenderle meglio costruirà il campo d’azione per il futuro, quello della lotta per il potere e la sua conquista. E’ il possibile cambiamento che si attendeva, i nuovi orizzonti del multipolarismo che dischiudono scenari, tutti da edificare.
Di fronte a tale altezza di avvenimenti, è triste leggere su un quotidiano che porta in epigrafe la dicitura comunista un titolo del genere:” Il voto di midterm azzoppa Trump …Ma la sberla vera arriva dalle tante donne, giovani e di varie etnie, elette. È l’onda rosa che va verso le presidenziali del 2020”. Mai sentite tante sciocchezze in fila. Dentro ci sono tutti i luoghi comuni di questi tempi: i giovani, il colore della pelle e il rosa “shocking” al femminile. Una volta i comunisti facevano la disamina dei rapporti sociali, l’analisi concreta della situazione concreta, cercavano di comprendere la società andando oltre l’apparenza fenomenica, servendosi della scienza. Poi la teoria si è consumata e sono diventati consumatori di diritti civili d’importazione ideologica americana, hanno messo l’idiozia al posto della teoria. Da comunisti sono diventati costumisti. Spero vivamente che questi cialtroni siano spazzati via, sono pericolosi perché sostenitori del peggiore reazionarismo occidentale, di matrice statunitense (quello Clintonian-Obamiano, criminale fino al midollo). Oggi bisogna temere le camicie rosa, non quelle nere. Sono queste il simbolo di uno squadrismo filo-americano che ci vorrebbe ancora zerbino di un Occidente sempre più aggressivo perché in relativo declino.