DAL TIBET ALLA LUCANIA
La Giunta ed il Consiglio regionale lucani sono al fianco del popolo tibetano. La variopinta bandiera del Tibet è stata esposta sul palazzo della Regione. Prima era stata la volta dello striscione per Sakineh libera, l’uxoricida iraniana santificata per fare un dispetto agli ayatollah e dimostrarsi più moderni dei fondamentalisti. Cosa che sarà apparsa davvero a portata di mano di certi progressisti regrediti a stilisti dell’indignazione estetica, purchè veramente à la page. Il senso civico è per loro un abito double face che si rivolta seguendo le tendenze mondiali ma non si adatta mai a tutte le situazioni globali. Sposare cause esotiche di genti sconosciute e lontane, per moda e con modalità condizionate dal qualunquismo e dal politicamente corretto, è il massimo che sa sfoggiare la nostra classe dirigente la quale punta sempre sui just cavalli vincenti. Qui va tutto a ritrecine, ma lorsignori amano cucirsi addosso Budda piuttosto che Maometto e non si sa perché, a meno che l’immagine del profeta non venga temporaneamente riprodotta sulle magliette di una gioventù rincitrullita per stimolare una qualche primavera araba. I poveri cinesi che non frequentano l’ora di religione e scopiazzano le grandi firme del made in Italy non avevano alcuna speranza di ottenere sostegno dai nostri rappresentanti. Vai a spiegare loro che, in questo momento storico, chiunque non risulti sarto a bottega degli Usa, dai cinesi ai russi, dagli iraniani ai nordcoreani, diventa sistematicamente un taccheggiatore di libertà da stigmatizzare, anche se chiuso a cerniera è esclusivamente il comportamento occidentale che non ammette scuciture sul proprio terreno egemonico. Ed, infatti, a nessuno dei nostri illustri capi (politici non di vestiario) viene in mente di srotolare uno scampolo a favore dei palestinesi, lacerati e denudati dagli israeliani. Quest’ultimi imbastiscono guerre dalla parte giusta, divenendo immuni agli strappi internazionali. Poiché dubito che molti dei nostri rappresentanti siano in grado di indicare con uno spillo su una cartina geografica gli scenari centrali e periferici dove oggi si aprono gli squarci delle principali sfide geopolitiche del XXI secolo, li invito ad una maggiore sobrietà – dovrebbero intendersene visto che ne hanno fatto un principio lode(n)vole di governo – senza sprechi di paillettes ideologiche e di pregiudizi da cotonieri del sud, occupandosi principalmente di un popolo vicino ma ugualmente tanto bisognoso di non finire con le pezze al culo: quello lucano.