Dementi o meschinelli corrotti


Dopo aver sputtanato negli ultimi 15 anni il comunismo, la sinistra “radicale” (spazzata via alle ultime elezioni), assieme all’ANPI (ma quanti veri partigiani sono ancora in vita?), fa di tutto per sputtanare, e da molti anni ormai, la Resistenza. Non soddisfatti della solenne bocciatura elettorale – dovuta all’appoggio dato fino alla fine al peggior governo mai esistito in Italia e all’ostinazione di fare politica solo urlando al “pericolo Berlusconi” (per cui la vera colpa del Pd sarebbe consistita in una fantomatica “pulsione” all’accordo postelettorale con quest’ultimo) – simile sinistra, evidentemente composta da mentecatti o da mascalzoni di piccola tacca, ritenta la carta del pericolo per la democrazia italiana rappresentato dal recente risultato elettorale. Chi non vota come loro (poco più del 3% degli italiani) è un fascista in pectore (anzi già “in azione”). Questo il significato di cui simili cialtroni vorrebbero caricare la festa del 25 aprile, rendendola indigesta a quasi il 97% della popolazione, e perfino a chi si commuove ancora alla visione della grande filmografia antifascista dell’immediato dopoguerra e a quella del nobile revival degli anni ’60.
Chiariamoci le idee. La democrazia “elettoralistica” del capitalismo “occidentale” è la “democrazia degli affari e della corruzione”, copiata dagli Usa, e usata quale “arma impropria” contro il capitalismo “orientale” in ascesa. Si guardi alle elezioni “democratiche” in Ucraina e Georgia, a quelle recenti in Pakistan. Perfino le urla contro i brogli di Mugabe nelle recenti elezioni nello Zimbabwe dipendono dal fatto che il “dittatore” ha ultimamente intrattenuto intensi rapporti economici (e anche politici) con la Cina. Del resto, non appena le elezioni “democratiche” vengono vinte da Hamas o, in questi ultimi giorni, dai comunisti (maoisti) in Nepal – che si sono schierati con la Cina contro le “rivolte” dei monaci buddhisti in Tibet, e prima ancora in Birmania, altro regime che tiene ottimi rapporti con Cina e India – non vengono ipso facto riconosciute.
Se questa è la democrazia del capitalismo “occidentale”, essa non corre alcun pericolo in Italia; e lo corre assai meno con Berlusconi che con i rancidi resti di un “comunismo” di rinnegati come quello italiano. Quando avrò tempo, parlerò un po’ degli intralci frapposti da questi corrotti affaristi di sinistra (che hanno dato prova delle loro “eccelse” capacità in Campania e Calabria) ai rapporti tra ENI e Gazprom, onde favorire le municipalizzate da loro controllate mediante i tentativi, non ancora cessati (e appoggiati da quel nostro grosso guaio che è l’Unione Europea), di separare produzione e distribuzione di energia oggi in mano alla nostra benemerita azienda. Proprio Berlusconi sembra (siamo prudenti in merito) aver rinsaldato in questi giorni (assieme a Putin) i rapporti tra le due sunnominate grandi imprese che portano avanti insieme, con chiaro livore degli americani (all’erta per i pericoli che corre il loro gasdotto alternativo), il progetto del southstream, in grado di servire (con rami collaterali) buona parte d’Europa, finendo poi a Otranto. Nel contempo le due aziende energetiche, in accordo con l’algerina Sonatrach, costruiranno un’altra conduttura che – passando se non erro dalla Sicilia – si collegherà alla precedente. Capisco che i “seguaci di Pecoraro”, che amano Sole e vento, non capiscano l’importanza del progetto, ma l’affarista (in grande) Berlusconi lo afferra bene (rinverdendo la famosa uscita di Adam Smith secondo cui la “buona carne” ci è garantita non dalla benevolenza, bensì dall’egoismo e dall’interesse del macellaio).
Ben si sa che i malinconici resti di una gloriosa pagina come la Resistenza tengono rapporti con i corrispondenti avanzi del “comunismo” (quello marcio dei cretini o mascalzoni). Non ricordando più – anche le associazioni di “reduci” soffrono a volta dell’Alzheimer – quello che è stato l’antico passato (di oltre sessant’anni fa, ben più che una generazione), essi si fanno condizionare dagli ultimi residui di una sconfitta storica, cioè da pochi miserabili incapaci di pensare e rinnovare il loro armamentario politico e ideale, e che dunque tentano di sopravvivere infangando ogni pagina dignitosa (e ne abbiamo così poche) della nostra storia nazionale.
Spetta alle persone ancora sensate, e non marcite moralmente, di salvare il salvabile della memoria del 25 aprile così come di quella dell’ottobre 1917. Il salvataggio esige però che il ricordo di quegli eventi sia irrevocabilmente consegnato alla storia passata, diventi autentica memoria; quest’ultima viene annientata sia dimenticandola sia sbandierando una menzognera fedeltà come se
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certi eventi fossero ancora vivi e vegeti. No, sono passati, irrimediabilmente passati. Sono fecondi solo se, a sepoltura del cadavere avvenuta, ricordiamo quanto “ci disse” in vita e lo “adattiamo” (cioè radicalmente mutiamo) al mondo nuovo che si va “aprendo” sempre più davanti ai nostri occhi, e che è radicalmente cambiato rispetto a quello di allora. L’odierno ci sembra peggiore dell’antico? Non cambia per nulla l’esigenza di adeguarsi al nuovo mondo; i vecchi residui debbono sparire al più presto perché sono solo d’intralcio, ormai non ragionano proprio più. In mezzo a loro si sono inoltre infiltrati degli autentici farabutti; per di più di una statura intellettiva ed etica che fa concorrenza a quella “strisciante” dei vermi. Mettiamoli dunque in posizione “orizzontale” che è quella naturale di questi non graziosi animaletti.
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