Democrazia a mano armata

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In Europa esistono minus habentes che credono davvero l’Ucraina possa vincere una guerra contro la Russia e recuperare i territori perduti. Bisogna essere dei completi deficienti oppure dei parlamentari di destra, centro e sinistra, o anche ministri di governi fantoccio, per bersi questa frottola. Questi ultimi politici se non sono tontoloni a spese degli italiani sono sicuramente servitori a disposizione degli americani. A volte la cretinaggine unisce stupidità e viltà. L’Ucraina è solo l’ennesimo teatro in cui si affrontano le grandi potenze in una fase geopolitica in cui l’egemonia mondiale, con i suoi precedenti equilibri, è stata rimessa pesantemente in discussione. Se l’Ucraina non è stata rasa al suolo come qualsiasi scenario mediorientale è solo perché i russi trattano il vicino come parte integrante della loro storia e prolungamento dei propri confini. Checché racconti la nostra stampa succursale della propaganda USA, i russi stanno minimizzando gli sforzi e ottimizzando le loro azioni attraverso avanzate progressive, l’estenuazione lenta del nemico nelle trincee e in campo aperto e la distruzione dei soli obiettivi militari. Ovviamente il circo mediatico enfatizza i danni collaterali ma la sua narrazione è andata in corto circuito allorché Israele ha cominciato a sventrare la striscia di Gaza accanendosi su donne, vecchi e bambini. È sempre più difficile parlare di “barbaro” bombardamento russo in cui muoiono 5 civili per casualità o per imperizia della stessa contraerea interna quando a 2 mila km di distanza si persegue scientificamente lo sterminio di massa del popolo palestinese. È vero che i nostri agit-prop non conoscono vergogna ma anche loro hanno dei limiti, pur se ben oltre la normale decenza.
Prima o poi questo conflitto andrà verso una soluzione, benché temporanea. Si arriverà ad un cessate il fuoco che non diventerà mai pace almeno fino al vero scontro frontale tra principali potenze che ridisegnerà un più stabile ordine dei rapporti di forza globali. Certe diatribe si risolvono solo con le grandi guerre e nemmeno per sempre.
La decisione di abbassare l’intensità dello scontro e di trovare una formula che almeno congeli le ostilità verrà certamente presa sulla testa degli ucraini. Qualunque sarà la soluzione individuata non dipenderà da Kiev e nemmeno dall’Europa. Saranno russi e americani a decidere dove e quando fermarsi, ognuno per strette ragioni di interesse nazionale e future proiezioni geopolitiche. Allora muterà anche l’approccio di quanti adesso giustificano l’invio di armi a Kiev, come fa il Ministro Crosetto, per consentire all’Ucraina di difendersi. Armi che non permettono tuttavia a Kiev di organizzare una reale difesa ma solo di allungare la propria agonia , come a volte si fanno scappare anche i nostri giornali(1). Hai voglia Crosetto a nascondersi dietro bugie sesquipedali. Peraltro è una strana premura quella dei “protettori dei difensori” che non si è concretizzata in passato quando la Nato si è infilata da belligerante nelle questioni balcaniche e che non si verifica in altre zone di guerra dove anzi l’Occidente si schiera apertamente dalla parte degli aggressori.Se l’Europa fosse stata davvero arbitro degli eventi che accadono alle sue porte avrebbe difeso gli Ucraini innanzitutto dalle ingerenze americane prima che si giungesse alla rottura con la Russia. Invece, l’Ue ha contribuito a far precipitare la situazione.
Un altro aspetto veramente odioso dell’epoca attuale riguarda la presunta superiorità morale dell’Occidente che non è mai esistita in passato e non esiste ora. I russi vengono definiti, da europei e americani, criminali di guerra e il loro Stato viene chiamato terrorista. Questi pre-giudizi sono dimentichi di eventi che fanno ormai parte dei libri di Storia. Gli americani sono da tempo i primi in tutto, anche nella criminalità, sia di pace che di guerra. A qualcuno deve essere rinfrescata la memoria ad eventi meno lontani dell’Olocausto. Gli americani sono avvezzi alle pugnalate alla schiena e a sparare alle spalle(2), lo faranno con gli ucraini e anche con gli europei appena lo riterranno necessario.

(1) dal Corriere della sera: Le sofisticate armi di precisione fornite all’Ucraina dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi della Nato «non riusciranno a incidere nel lungo termine sulle dinamiche del conflitto, poiché la Russia apprende rapidamente come neutralizzarle o almeno ridurne drasticamente l’efficacia». Lo scrive il quotidiano americano Wall Street Journal, confermando una serie di analisi che negli ultimi mesi hanno dato lo stesso esito. I russi saprebbero come rendere inefficaci le armi a guida satellitare, come ad esempio i proiettili d’artiglieria Excalibur.
Le capacità tecniche degli ingegneri di Mosca nel disturbo elettronico degli arsenali nemici erano note anche prima del conflitto, ma nell’arco degli ultimi due anni e mezzo si sono evolute, tenendo il passo delle armi sempre più sofisticate fornite all’Ucraina. Sorte simile a quella dei proiettili Excalibur è toccata in questi ultimi mesi a diverse categorie di missili utilizzate dai sistemi lanciarazzi multipli ad alta mobilità Himars, mentre altre armi, come le bombe plananti di piccolo calibro, si sono dimostrate inefficaci sin da subito. Al momento, solo alcuni dei sistemi forniti più recentemente, come i missili balistici Atacms e i missili da crociera Storm Shadow, consegnati all’Ucraina dal Regno Unito, sono stati utilizzati con successo per attacchi di alto profilo in Crimea. Nella penisola sono
state danneggiate principalmente basi aeree e batterie dei sistemi di difesa aerea russi S-400. Nelle prossime settimane è però probabile, sempre secondo il Wall Street Journal, che anche queste munizioni possano perdere efficacia, costringendo la Nato (e la Russia) a una continua e preoccupante rincorsa degli armamenti in termini tecnologici e di avanguardia bellica.

(2) Le sette menzogne Capitali, Zezima: Il 26 febbraio del 1991, una divisione della guardia repubblicana irachena ripiegava lungo le 60 miglia dell’autostrada costiera numero 8 che, attraversando una zona paludosa, andava dal Kuwait all’Iraq.Radio Baghdad aveva appena annunciato che l’Iraq aveva accettato la proposta del cessate il fuoco, in ottemperanza alla risoluzione 660 delle Nazioni Unite, ed alle truppe irachene era stato ordinato di ripiegare sulle posizioni che avevano prima del 2 agosto 1990.
Il presidente George W. Bush, con tono di derisione, definì l’annuncio “un’offesa”e “una burla crudele”.Gli aerei americani intrappolarono il lungo convoglio mettendo fuori uso i veicoli di testa e di coda e poi martellarono per ore l’ingorgo dei veicoli bloccati”dice Joyce Chediac, un giornalista libico-americano. “È stato come sparare ai pesci in un barile”, disse un pilota americano”
Paul Sullivan, è un veterano dell’operazione Desert Storm e fondatore del Centro Nazionale Fonti della Guerra del Golfo. Così descrisse la cosid-detta autostrada della morte:
“Quando vedi il campo di battaglia cosparso di corpi fin dove la tua vista riesce a distinguere e c’è fumo tutt’intorno e odore di cadaveri, di munizioni, di benzina, delle esplosioni, è veramente insopportabile” disse Sullivan descrivendo “miglia e miglia di veicoli bruciati, carri armati, pezzi di braccia e gambe ovunque”.
Molti di quegli uomini trucidati che abbandonavano il Kuwait non erano affatto soldati iracheni”dice Ramsey Clark,“ma lavoratori palestinesi, sudanesi, egiziani e molti altri operai stranieri”.
Randall Richard del Providence Journal, lesse questo dispaccio spedito dal ponte di comando della portaerei USS Ranger: “Incursioni aeree contro le truppe irachene in ritiro dal Kuwait sono state lanciate oggi da questa portaerei in maniera così frenetica che i piloti dicevano di prendere qualunque tipo di bombe si trovassero vicino alla pista di decollo.Gli equipaggi che lavoravano ascoltando il tema musicale di Lone Ranger, spesso passavano sopra alla scelta delle munizioni, perché richiedeva troppo tempo a caricarle”.
“Ogni veicolo fu mitragliato e bombardato, ogni parabrezza mandato in frantumi, ogni carro bruciato, ogni veicolo crivellato di colpi”riferisce Chediac dopo aver effettuato un sopralluogo. “Nessuno è sopravvissuto. Le cabine dei veicoli sono state bombardate a tal punto che era impossibile stabilire se ci fosse stato qualcuno alla guida. I vetri dei parabrezza erano fusi e grossi carri ridotti in briciole”.
“Ho visto corpi ridotti a povere ossa spolpate da cani selvaggi”, riporta Bob Drogin del Los Angeles Times. “Corvi giganti avevano aggredito un soldato ucciso e solo gli scarponi ed un teschio senza occhi erano riconoscibili”.
“Neanche in Vietnam ho visto cose del genere. È pietoso” disse il maggiore Bob Nugent, ufficiale dei servizi segreti dell’esercito.

 

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Democrazia a mano armata

L’America è la terra dei pistoleri che si sono evoluti in gangster internazionali. La conquista della frontiera si è sempre spostata più avanti fino a coincidere con i confini del mondo. Che gli americani pensino di risolvere tutti i loro problemi e le loro contraddizioni con un colpo di pistola è un fatto quasi genetico, senz’altro atavico. L’eliminazione fisica del nemico è nel loro dna e sono capaci anche di farsi fuori tra loro con lo stesso odio col quale si avventano sui non americani. Sono nati gangster e non possono nascondere troppo a lungo questa natura che fa cadere la maschera alla loro finta libertà.
Che questi killer professionisti riescano a mettere taglie sulle teste di presunti dittatori stranieri è una barzelletta divenuta seria solo a causa dei tanti peones nostrani i quali si inchinano agli yankees bevendosi e propinando anche ad altri la superiorità morale della democrazia. L’America è la nazione della sopraffazione rinominata terra delle opportunità. La loro specialità morale è l’inversione tra il bene e il male. Gli americani ti rubano la prateria e ci costruiscono sopra una bella fattoria ma se provi a riprenderti il tuo ti chiamano terrorista e ti mandano al cimitero. Così hanno sterminato gli indiani, i primi terroristi della loro storia così oggi definiscono terrorista chiunque provi a scacciarli dalla terra dove hanno allungato la loro egemonia predatoria.
Qualche ora fa hanno tentato di far fuori l’ennesima testa presidenziale (ex e forse futura). Rammentiamo che hanno iniziato dal primo (Lincoln)e che questo fallito attentato non sarà l’ultimo. Una cosa è sicura, l’America è la più grande democrazia del mondo in cui sovrana è l’urna cineraria.