DEMOCRAZIA…di G.P.
Ogni sindaco prima di me, sin dove arriva la memoria
era stato accusato di essere un demagogo sognatore,
oppure un ladro o un truffatore tuttavia io presi quel posto con un certa speranza, intendendo rendere tutto più bello, dare alla gente il dovuto, far sì che i grossi delinquenti si mettessero in riga.
Come già una volta il Ledger stava tentando di vendere
la sua terra per un parco, ma io lo impedii.
Poi allontanai a bastonate sul muso lo schifoso maiale
dal trogolo. Che accadde? Bene scoppiò un'ondata di criminalità sulle pagine del Ledger!
Quanti rapinatori, giocatori d'azzardo, fuorilegge ubriaconi, e luoghi del vizio!
La chiesa cominciò a chiacchierare, la corte mi si mise contro.
Sporcarono il mio nome e quello della città mi uccisero per averla vinta.
E questo è un gioco da banditi, amici miei, che si chiama democrazia!
(tratto da E. L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)
Viandante! Sai chi sono i più abili cospiratori e i più eccellenti despoti? Sono coloro che dicono questo è giusto e questo è sbagliato, e che salgono al trono di ciò che chiamano giusto, e poi il giusto incatenano con una legge. Non c'è modo di sconfiggere questi miseri esseri?
Dammi ascolto, tu che passi: sii giovane, sii saggio, sii indifferente a bene e male, e alle loro leggi…
(tratto E. L. Masters, Nuova antologia di Spoon River)
Secondo Winston Churchill la democrazia è la peggior forma di governo eccezion fatta per tutte le altre che si sono rivelate inapplicabili. Per Lenin, invece, la democrazia è il migliore involucro della dittatura del capitale. Personalmente propendo per la versione di Lenin e, del resto, lo stesso ufficiale inglese in altra occasione dirà, dando sostanzialmente ragione al leader bolscevico, che la democrazia funziona quando le idee di pochi riescono a soddisfare i pochi che contano. Ne consegue che in democrazia c'è “poca democrazia”, mentre quello che noi identifichiamo come governo del popolo è solo la proiezione ideologica di un'oligarchia di fatto, mascherata dalla delega del voto popolare ogni tot di anni. Non per niente, la tanto osannata Costituzione italiana non fa altro che avvalorare questo passaggio laddove stabilisce che ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita tutte le sue funzioni senza vincolo di mandato. Ovverosia, il parlamentare appena eletto può definitivamente farsi i fatti suoi e quelli della cricca alla quale appartiene, in nome della Nazione (entità astratta) e delle sacre istituzioni della Repubblica.
C’è poi chi per convincerci che la democrazia può essere ancora salvata si cimenta nelle “esercitazioni di scuola” ed impugna a mo’ di vanga e rastrello la matita blu e quella rossa per sanzionare gli errori altrui e illuminarci sul vero bene (Viandante! Sai chi sono i più abili cospiratori e i più eccellenti despoti? Sono coloro che dicono questo è giusto e questo è sbagliato, e che salgono al trono di ciò che chiamano giusto, e poi il giusto incatenano con una legge). Ma la logica qui va a farsi benedire del tutto mentre il paralogismo diventa sovrano assoluto del discorso. Alberto Asor Rosa, uno di questi maestrini della “democratura”, si è lanciato su Il Manifesto in una alta lezione per spiegare a noi poveri mortali il senso di questo concetto, non prima di averlo svuotato di contenuto e riempito di partigianeria subdola e vigliacca. La premessa del letterato è (mi scuso per la lunga citazione ma è inevitabile per comprendere appieno il grado di perversione di questi intellettuali sbandati e giurassici) che nel nostro paese esiste un “bubbone maligno, che distrugge l'Italia, diffonde la corruzione, spazza via il gioco democratico, fa vacillare le istituzioni e le regole, distrugge l'informazione, sottomette tutti i rapporti di classe al gioco dei potenti, è Berlusconi, è il governo in mano a Berlusconi, è il berlusconismo. Se è vero questo – se cioè la premessa regge -, allora il compito politico e civile primario è trovare il modo di sbarazzarsene, altrimenti ogni altro discorso più corretto, più profondo, più giusto – persino quello riguardante un corretto conflitto politico -, non sarà più (mai più?) possibile. Per sbarazzarcene, in Parlamento e nel paese, non ci vuole meno di un amplissimo schieramento di forze, che si riconoscano in un programma di «ricostruzione democratica» e si aggreghino per questo; e siano per ciò stesso in grado di mettere in moto un ancor più vasto schieramento di forze sociali e civili, che pure ci sono e aspettano solo che qualcuno dia loro la possibilità di mettersi direttamente alla prova. Siccome è sempre più evidente che il berlusconismo è in realtà un berlusconi-leghismo, bisognerà, per reggere il contrasto, che sarà formidabile, che ne facciano parte senza esclusioni tutte le altre forze che in questi anni non hanno avuto a che fare con l'orrida tabe o recentemente se ne siano liberate, dall'estrema sinistra all'Udc, a Rutelli, a Fini e ai finiani… Se [Berlusconi]va alle urne con l'attuale legge elettorale, vince comunque, quale che sia la forma in cui l'opposizione si presenterà, compresa quella bipartita (centrosinistra + centro moderato), da taluni non si sa perché auspicata. E andrà alle urne legittimamente, nonostante le giuste proteste di Napolitano, se si dimostrerà che in Parlamento non c'è una maggioranza alternativa. Ma non ci sarà una maggioranza alternativa se Berlusconi riassorbirà, come sta tentando di fare, la dissidenza. Quest'ultima è la prospettiva peggiore, e attualmente non è del tutto esclusa se non si lavora tenacemente in direzione contraria. Dunque, nelle prossime settimane, si decide il nostro destino dei prossimi quindici-vent'anni: perché se Berlusconi finisce indenne la legislatura, rivince di sicuro le elezioni…
Quindi, dice Asor Rosa, è meglio affidarsi ad un governo di larghe intese (guidato da banchieri o giureconsulti), non eletto da nessuno e frutto dei complotti parlamentari piuttosto che tenerci l’attuale esecutivo. Ma, soprattutto, com’è giusto che avvenga in un regime democratico, è imperativo categorico e morale quello di evitare le urne finché non si sarà neutralizzato il Cavaliere che altrimenti rischia di vincere di nuovo. Capito l’antifona? Bel modo di affrontare le regole democratiche; perché sia chiaro a tutti che il popolo non conta un cazzo e prima di farlo esprimere su qualsiasi cosa è necessario ridurre le opzioni sulle quali esso dovrà mettere la propria crocetta. Guidare il popolo come un bambino verso ciò che va bene ad Asor Rosa e ai suoi compari di partito, questo inseguono i piagnoni di sinistra preoccupati per le sorti del Paese.
Asor Rosa è sola la versione aulica e intellettualoide della merda democratica che ci propina l’accolita brigantesca piddina; poi vi sono i veri sognatori del “mondo migliore” e dell’esotismo democratico come Veltroni, il quale deve allungare il suo sguardo oltreoceano per imbambolare sé stesso e chi gli sta accanto. Ma in America le cose non vanno tant
o meglio. I vari Clinton, Obama, e il resto della genia dei leaders democratici sono altrettanti cialtroni con i denti aguzzi che fanno strame della libertà e dei principi della rappresentatività popolare. Per H.S. Thompson giornalista e scrittore statunitense il politico è una razza a parte che compra e vende voti sul mercato elettorale ricorrendo a qualsiasi nefandezza. Questo mercato si chiama appunto democrazia, luogo dove le pratiche scorrette e i conflitti all’ultimo sangue sono all’ordine del giorno e dove vige la legge ferrea del mors tua vita mea. Secondo Thompson negli ultimi trecento anni nulla è cambiato negli Usa come si evince da una lettera di un deputataamericano riportata nel suo testo “Meglio del sesso. Confessioni di un drogato della politica”:
Anthony Henry, deputato per South Hampton dal 1727 al 1734, ha detto la parola definitiva sulla politica quando ha scritto questa terribile lettera ai suoi squallidi elettori avvertendoli di non cercare di metterlo in culo all'esattore delle tasse…
“Egregi signori,
ho ricevuto la vostra lettera relativa all'imposta indiretta e sono ancora sorpreso della vostra insolenza per avermi scritto. Voi sapete, come lo so io, che ho comprato questo collegio elettorale. E conoscete anche, come la conosco io, la mia attuale intenzione di rivenderlo, e sapete anche, nonostante pensiate che io non lo sappia, che vi state guardando in giro in cerca di un altro acquirente, ma io so ciò che voi certamente non sapete, cioè che ho trovato un altro collegio elettorale da comprare. Riguardo a quanto avete detto sull'imposta indiretta: che la maledizione di Dio ricada su tutti quanti voi, e possa rendere le vostre case aperte e disponibili agli esattori delle imposte così come aperte e disponibili sono sempre state le vostre mogli e le vostre figlie nei miei confronti mentre avevo l'onere di rappresentare questo vostro collegio elettorale fatto di canaglie…”
Tutto chiaro? Altro che yes we can e we have a dream. Che gli imbonitori di sinistra vadano a raccontare le loro storie in un altro paese. Peraltro, non erano loro che si vergognavano di vivere in Italia? Fuori dalle palle allora!