DI VERGOGNA IN VERGOGNA (di Giellegi il 28 lug ’10)

 
   Ci si avvicina sempre più ad uno squasso totale a causa di bande mercenarie scatenate (e politicamente trasversali), che stanno distruggendo ogni convivenza organizzata e minimamente ordinata in vista di scopi chiari e viepiù visibili (cui aderire od opporsi con un minimo di coerenza).
   Dichiaro esplicitamente che preferirei vedere in Italia (e al governo) persone di non specchiate virtù (“morali”, in realtà di falsa moralità puramente epidermica che nasconde il marciume interno), ma capaci infine di decisioni; anche dirette a interessi di gruppo, che tuttavia passino, nel contempo, per l’affermazione di quelli più generali. Questo è in genere il comportamento di certi dominanti (non subordinati a predominanti stranieri) in grado di affermare la propria egemonia. Piuttosto che con cialtroni, finti difensori dei subalterni, da essi presi in giro e subornati a favore dei suddetti predominanti – questo è l’atteggiamento delle “sinistre estreme” in Italia, lacchè della sinistra venduta agli Usa – meglio avere a che fare con veri dominanti in grado di perseguire un’autonomia del nostro paese.
   Lascio perdere l’incredibile peana pressoché generale innalzato alla Fiat, un’azienda che è ormai legata agli americani (da cui ha avuto tutti i mezzi per “salvare” la Chrysler). Non si è levata nessuna voce critica verso questa azienda (forse, molto flebile, quella di Festa, che non chiarisce però dove sia oggi la Fiat, esattamente dov’è sempre stata, ma con scelta ancor più netta che in passato). Qualcuno protesterà; almeno la Cgil, almeno la Fiom ha alzato le sue….. “lagne”. Scusatemi se uso un simile termine, ma non si possono solo (anche, ma non solo) difendere i posti dei lavoratori italiani. Nemmeno è accettabile che qualcuno critichi il neoliberismo, solo per ripristinare il birignao dei “keynesiani”; “ma mi faccia il piacere”! Certamente, il “mercato” e le sue esigenze sono balle colossali di perfetti reazionari – ormai esistenti a “destra” come a “sinistra” – ma il problema è ben più vasto e merita altre considerazioni. Soprattutto, non si possono accettare queste critiche da chi poi non dice nulla sulle rivoluzioni “colorate” nel mondo (ed è benevolo con quella “viola” da noi), non attacca a fondo la magistratura per il suo tentativo di ledere gli interessi della Finmeccanica, non protesta contro altre azioni “perverse” compiute dai gruppi di (sub)dominanti italiani per lasciar imperversare nel nostro paese interessi stranieri.
   Proprio la magistratura crea oggi un problema piuttosto grave nel nostro paese; perché se la si lascia ancora agire come “corpo separato” e di azione a favore di precisi gruppi che intendono mettere a soqquadro la società italiana – sollevando questioni “morali” e di “giustizia” allo scopo di nascondere il campo della politica, dove si perseguono fini ben precisi e disapprovabili da chi pensa al bene del paese – non vi è dubbio che arriveremo allo sfacelo più totale. Tuttavia, continuare a esitare, a cercare inutili mediazioni con gruppi di avventurieri decisi a passare sopra i “giudizi” espressi tramite il voto, è una perfetta perdita di tempo. Inutile continuare a precisare che la magistratura rimette sempre in discussione – da vent’anni – il “democratico” verdetto popolare. Qui occorre qualcuno che dibatta attorno a effettivi progetti politici e indichi con chiarezza chi si oppone a questi ultimi e si prefigge la sovversione dell’attuale assetto del paese.
   E’ del tutto evidente che, come già all’epoca di “mani pulite”, il centro della questione non consiste nell’appurare se c’è del marcio in questo o quel personaggio facente parte di dati partiti politici. Intanto, andrebbe fermamente respinta la pretesa che chiunque sia indagato venga ipso facto considerato colpevole e invitato a mettersi da parte. Peggio ancora quando si sparge fango su chiunque – in genere solo di una parte – sia stato intercettato telefonicamente mentre parlava con un indagato. Già questo fatto dimostra l’ormai avvenuta degenerazione completa della sedicente “giustizia” in Italia; e continuerò a ricordare i recentissimi (due-tre mesi) casi di Mannino e Formica assolti per non aver commesso il fatto dopo 16 e 17 anni di persecuzione giudiziaria (il primo si è fatto anche un po’ di galera).
   Il problema centrale non è però questo: consiste nell’assoluto doppiopesismo dell’indagine, dell’incriminazione, della persecuzione giudiziaria che, vada a finire in un modo o nell’altro (dopo un’intera generazione), ha intanto eliminato gli avversari dei mandanti di questo andazzo del tutto obbrobrioso. Qui si ha la dimostrazione dell’assoluta incapacità delle bande mercenarie al servizio soprattutto degli Usa di saper organizzare una vera forza politica, in grado di formulare qualche progetto per il paese; magari ingannevole, ma comunque un progetto purchessia. La magistratura fa semplicemente da supplente a questa incapacità. Nella critica a questa azione, ma limitatamente a questa critica, sono pienamente d’accordo con l’odierno editoriale di Sallusti (Il Giornale), pubblicato qui di seguito, che invita di fatto ad arrivare finalmente allo showdown perché così non ha senso andare avanti.
   Il dramma del paese, tuttavia, è che chi è l’obiettivo dell’operazione giudiziaria (eversiva) non ha nulla di veramente alternativo – in termini politici, intendo – da contrapporre. Si cerca di contrastare l’operazione in oggetto mettendo in mostra la sua indiscutibile faziosità, ma non si vuol rivelare per conto di chi essa viene condotta da ormai quasi vent’anni. Sembra che la magistratura sia un’altra Casta, così come, per coloro che di essa si servono, è una Casta il ceto politico. E’ ora di finirla: non esistono Caste di alcun genere. Solo bande che si muovono manipolando l’opinione pubblica, ognuna mentendo a suo modo e nascondendo qual è il vero oggetto del contendere nel nuovo mondo oggi avviato al multipolarismo.
   Non si può venire a raccontare di “toghe rosse”, quando queste agiscono di fatto in correlazione (diciamo così) con la GFeID (“grande finanza e industria decotta”) italiana che si pone in situazione di (sub)dominanza rispetto ai (pre)dominanti statunitensi. Non si può cercare di contrastare l’azione giudiziaria mettendosi a fare indagini in proprio atte a dimostrare come anche i “giustizialisti” (non solo la “sinistra” ma ormai anche i collusi “destri” di Fini) siano altrettanto marci. Se si resta su tale terreno, la battaglia è già vinta da coloro che hanno tutte le batterie disposte in accerchiamento dei “berlusconiani” come già lo furono Andreotti, Craxi “e compagni”, a suo tempo. I pentiti sono manovrati come lo fu Buscetta: dagli americani che della mafia si sono sempre serviti, dallo sbarco in Sicilia in poi (passando molto probabilmente per l’“incidente” occorso a Mattei). Se poi i “destri&rd
quo; berlusconiani continuano a volersi ingraziare Marchionne (oggi l’“amerikano” per eccellenza) e i suoi referenti d’oltre Atlantico, se mostrano un servile spirito fortemente antiarabo (e filoisraeliano), anti-Iran, ecc., unito ad un anticomunismo rozzo come ci fosse ancora da combattere contro l’“Impero del Male” caduto vent’anni fa, allora sono proprio dei “meschinelli” e meritano la sorte degli sconfitti.
   Diciamo però che nemmeno i vari berlusconiani sono fidati uomini del premier; si tratta di personale raccogliticcio e di cento provenienze e mille idee diverse. Il loro leader manca di polso, non controlla quegli apparati che si devono controllare (Putin così fece appena asceso al potere in Russia, tanto per fare un esempio significativo). Bossi e la Lega non credo siano tanto più affidabili di un tempo. Adesso sono tenuti sotto schiaffo dalla Magistratura che cerca di far invalidare la loro vittoria elettorale in Piemonte; bisogna vedere quale sarà la reazione ritenuta più opportuna. Lo stesso dicasi, quanto a fidarsi, di personaggi come Tremonti o altri. Parlerò un’altra volta delle prospettive berlusconiane non proprio brillanti. Qui mi limito a constatare che ormai non vi è nessuna forza sedicente politica che lo sia in senso proprio.
   I (sub)dominanti hanno trovato Magistratura, e i rinnegati del piciismo, come personale di servizio; docile e arrogante nello stesso tempo. I partiti sedicenti di sinistra hanno fatto un flop ancor peggiore di quelli di destra. Quindi è stato ripreso di gran lena lo spostamento della lotta dalla politica, fallimentare, alla questione morale e giudiziaria. Si è fatto il “bell’acquisto” di un pezzo della “destra” e, al momento, si punta molto su questa carta per scompaginare il fronte avverso. E’ manovra pericolosa perché se fallisce, se la ruota della roulette non si ferma sul numero puntato, la situazione si farà pericolosa per tutti, perfino per la tenuta delle istituzioni, ormai largamente marcite dalle fondamenta. Per questo motivo, ci si dedica soprattutto ad infangare la politica tout court, si cerca di rendere i faziosi magistrati eroi di una (non) giustizia. Alla fin fine, si cerca di sfasciare ogni ordine possibile, ogni tentativo di usare il ragionamento per arrivare alla “pancia” della “ggente”, che possa sbandarsi e agitarsi consentendo a mestatori e avventurieri di ogni risma di fare i propri loschi giochi, dipendenti e foraggiati da ambienti stranieri in combutta con la nostra GFeID.
   Nessuno, al momento, mi sembra abbia le carte in regola per opporsi. E’ indispensabile una nuova forza politica che sappia coniugare i propri interessi (basta con le balle degli interessi del popolo o delle masse lavoratrici, puri paraventi per la propria imbecillità o per la propria fellonia) con quelli di un paese che entri, con vigore e abilità manovriera, nell’ambito dell’attuale, e certo non esaltante, lotta tra i vari gruppi dominanti che si muovono nell’agone mondiale in una nuova epoca di confronto e scontro per le sfere d’influenza. Solo da qui può prendere avvio anche una nuova storia di gruppi politici che faticosamente, e partendo da minimi progetti, si avviino verso la critica più radicale degli attuali assetti della formazione sociale dei capitalismi (fra loro in lotta). Chi vuol saltare i gradini o si spezza le gambe o si prepara a vendersi ai peggiori di questi capitalismi; tertium non datur!  

 

Ma la vera lobby occulta e quella di pm e sinistra di Alessandro Sallusti

Un altro membro del governo, il sottosegretario Giacomo Caliendo, indagato per la cosiddetta P3, per i magistrati un’associazione segreta, per altri una semplice lobby, per altri ancora un gruppo di faccendieri con amicizie politiche che si è agitato molto e ha concluso poco o nulla.

Usciti dal clamore mediatico e dalla guerriglia politica forse se ne capirà di più, e non dimentichiamo che, salvo Licio Gelli, tutti i membri della famigerata P2 sono stati assolti dalle accuse. Già, perché si può porre il confine tra la politica e la carboneria? Si possono limitare i diritti della politica di discutere su come cambiare il corso delle cose? Di mettersi d'accordo per nominare Tizio invece che Caio in un certo posto, di cercare garanzie che un investimento su un settore strategico, come per esempio l'eolico, vada a buon fine?
Se la risposta è che la politica ha questi diritti, allora nulla è segreto e vale solo il codice penale. Se invece pensiamo che questi diritti non esistano, be’ allora sarebbero tante le inchieste da avviare.

La prima proprio sui giudici, che in quanto casta costituiscono la più potente lobby del Paese. Per spartirsi il potere dentro il Csm, ai vertici di procure e uffici giudiziari, cosa fanno le toghe se non tramare una banda contro l’altra, accordarsi, spartirsi posti e inchieste? E dove avvengono queste discussioni? Non certo nel plenum del Csm, bensì lontano da orecchie indiscrete in case private, ai ristoranti, passeggiando per strada. Sì, il Csm è un’associazione segreta, molto più pericolosa della P3, perché gode di totale immunità ed è in grado di infierire su altri poteri dello Stato, condizionandone scelte e organici.

E guarda caso questa P-Giudici non ipotizzò il reato di associazione segreta quando l'allora capo del Pd, Fassino, tramò al telefono con Consorte, capo della Unipol, D’Alema e giornalisti dell'Unità per scalare la Bnl e modificare gli assetti finanziari del Paese. Quel «abbiamo una banca» non costituisce un attentato al libero mercato.

Così come non è ritenuto segreto l'intreccio di accordi tra politica e potere che ha permesso nelle regioni rosse il monopolio commerciale e imprenditoriale delle Coop, con dirigenti che passano dal partito alle amministrazioni e da queste alle aziende senza destare il minimo sospetto o scandalo. C’è un imprenditore, Caprotti della Esselunga, che da anni denuncia la mafia segreta, ma poi non tanto, delle coop senza che a un giudice venga voglia di aprire un’inchiesta. E che dire del fatto che, sempre nelle regioni rosse, il settanta per cento del sistema assicurativo sia affidato all’amica Unipol?

È evidente anche a un bambino che dietro queste vicende ci sono accordi e segreti indicibili. Sì, nella compagnia della P3 ci saranno stati anche mascalzoni e pasticcioni. Ma attenti a non cadere nel tranello, perché la vera associazione segreta, antidemocratica e golpista è quella che si muove sull'asse magistrati-sinistra e che vuole salire al potere senza passare dalle urne. Dio ce ne scampi, meglio Verdini.