Dietro a Gianfranco nemici ricchi del Cav e forse poteri stranieri (di G.P.)
“Dietro a Gianfranco nemici ricchi del Cav e forse poteri stranieri”. A prendere questa posizione non è il solito complottista con l’ossessione per le macchinazioni e gli intrighi spionistici alla Le Carrè o con il cervello annebbiato dai fumi della dietrologia ma l’onorevole Stefania Craxi, figlia di Bettino e attuale Sottosegretario agli Esteri.
La Signora Craxi dice anche, più precisamente, che si tratta di quei poteri finanziari proprietari di giornali e di società editoriali (Corriere della Sera…de te fabula narratur) che da sempre combattono Berlusconi per realizzare un’alleanza con Casini e Montezemolo, al fine di unificare grande finanza e forze cattoliche. E’ la riproposizione del solito progetto eversivo che continua a restare nell’agenda della GF&ID (Grande Finanza e Industria Decotta) dai tempi di tangentopoli. Gli sponsor del piano sono i noti ambienti internazionali di “lignaggio” statunitense i quali vorrebbero far pagare al leader del PDL un inammissibile protagonismo sulla scena globale che rischia di disallineare lo schieramento occidentale in una fase già di per sé critica (guerra in Afghanistan, terrorismo internazionale, conflitti ad intensità variabile tra potenze nuove e vecchie per le risorse energetiche) per la tenuta del presente ordine mondiale. Purtroppo Berlusconi, che in questo contesto sta dimostrando tutti i suoi limiti politici e strategici, non accenna a rompere definitivamente le relazioni col suo ingombrante alleato di governo, la cui ricollocazione nella fronda ostile (cioè all’interno di quei segmenti dominanti che operano per un pieno rientro dell’Italia nei ranghi atlantisti) è un dato acquisito, e non da ora. Certo, vi è il rischio che il doppiogiochista sul Colle, in caso di dimissioni anticipate del Cavaliere, riesca ad allestire un bel minestrone di rappresentanze partitiche parlamentari col quale far galleggiare un governo tecnico al quale affidare la fantomatica riforma elettorale. Ma anche questo scenario, qualora dovesse realmente concretarsi, sarebbe sempre meglio della pietosa inazione alla quale si sta lentamente condannando B., a causa dei contrasti e delle ripicche con i suoi non più fedeli convitati. Peraltro, il gesto di rompere le fila della squadra governativa gli darebbe l’autorità morale per rivolgersi direttamente alla nazione alla quale potrebbe illustrare, senza infingimenti e circonlocuzioni, i loschi stratagemmi che hanno allestito alle sue spalle finiani (con l’imprimatur della sinistra) e poteri banco-industriali, danneggiando non solo lui ma l’intera popolazione. L’azzardo non è da poco ma tanto vale provare non essendoci altre alternative. Berlusconi può prepararsi il terreno in tre modi, accrescendo o diminuendo, a seconda dell’ opzione selezionata, le probabilità di ottenere un risultato a lui favorevole: 1.affidandosi semplicemente al suo proverbiale culo (ma ha già abusato di questo in passato) lasciando che siano gli eventi a tirarlo fuori dalla palude (possibilità di riuscita: scarse o nulle), 2. Rimettendo il mandato nella mani di Napolitano non prima però di aver scompaginato i finiani e fatto una necessaria campagna acquisti nel gruppo misto con tutti i mezzi a sua disposizione (possibilità di riuscita: medie) 3. Unendo alle iniziative della opzione due un lavoro di contrasto dei poteri forti dominanti, facendosi assistere da altri poteri internazionali e corpi speciali meno ostili alla sua persona (possibilità di riuscita: medio-alte). Restano, ovviamente, delle incognite che dipendono dal caso e dall’evoluzione dei fatti, ma qui il lato B di B. può fare la sua giusta parte.
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Stefania Craxi: "Dietro a Gianfranco nemici ricchi del Cav e forse poteri stranieri" «Abbiamo perso il treno delle elezioni anticipate quando Fini ha fatto i gruppi autonomi e abbiamo perso il treno di Casini per colpa di Bossi. Nessuno si illuda di poter andare avanti così». Stefania Craxi, deputata Pdl e sottosegretario agli Esteri, considera Gianfranco Fini il braccio dei «nemici danarosi» di Berlusconi e indica tre priorità per rilanciare il partito: rassicurare i senatori, puntellare la Sicilia e ragionare con Bossi.
Onorevole Craxi, lei sapeva che Fini avrebbe dato vita a un nuovo partito, non è vero?
«Fini non sarà un genio, ma non è uno sprovveduto. Il piano per mandare a casa Berlusconi coincide con la nascita della Fondazione Farefuturo che, per altro, ha sede in un principesco palazzo romano».
A cosa si riferisce?
«Di mezzo ci sono anche i soldi. Di nemici danarosi Berlusconi ne ha più d’uno».
Può fare nomi?
«Che alcuni ambienti finanziari spesso proprietari di giornali siano nemici di Berlusconi è risaputo. Come è risaputo che qualcuno abbia un piano per liberarsi di lui e fare un’alleanza con Casini e Montezemolo quadrando il cerchio tra cattolici e mondo della finanza».
Fini lavorava contro il Pdl prima del Pdl?
«Già nel 2006 cominciò a mettersi di traverso sulla riforma della giustizia. La parte della magistratura che non vuole la riforma è dietro le sue scelte. E poi con quali soldi tiene in piedi giornali e fondazione? Qualcuno ha parlato di ambienti internazionali».
Parla da sottosegretario?
«Ambienti internazionali furono dietro la falsa rivoluzione mediatico- giudiziaria degli anni ’90. Pongo un quesito».
E quindi?
«Bisogna prepararsi alle elezioni. Se non le fa Berlusconi, forse ci penserà Fini. Veneziani l’ha chiamato “ ladro di sogni”, io aggiungo “killer delle riforme”. Bisogna prepararsi a combattere».
Come?
«Presidiando il Senato, sistemando la Sicilia e facendo un discorso con Bossi».
Teme la fronda dei senatori?
«Il Senato è il nostro punto di forza, non devono esserci defezioni: per chi è minacciato dalla Lega si troverà posto alla Camera».
E la Sicilia?
«Micciché dovrebbe capire che è il momento dell’unità».
E Bossi?
«Berlusconi dovrebbe fargli capire che è nella stessa barca del Pdl e che senza Berlusconi il federalismo è morto».
La Lega non è fedele?
«Sono stati leali e mi auguro che continuino. La Lega però pone un problema di sana concorrenza al Nord. E talvolta sembra inseguire un progetto egoistico. Quando Maroni evoca le elezioni, lo fa perché è il modo migliore per uscire dall’impasse o perché la Lega è il partito che più ne guadagnerebbe? Mi auguro che il Pdl si svegli».
Lo diceva anche prima delle Regionali.
«Non è cambiato niente».
Come evolverà lo scenario?
«Fini prima o poi dovrà dimettersi. Se lo scoppio della bomba-Montecarlo lo trovasse segretario di un partito, se la caverebbe con qualche titolo sui giornali».
E la commissione
d’inchiesta sulla magistratura?«Arriva con vent’anni di ritardo. Mio padre la chiese prima di morire. Cos’era Tangentopoli se non l’uso politico della giustizia? C’è una parte dei magistrati che lavora in silenzio e un’altra che fa un uso politico della giustizia. È ora che vengano fuori i due pesi e le due misure che usò allora e che usa ancor oggi».
Perché questa “nostalgia” di Casini?
«Il mondo dei moderati dovrebbe essere naturalmente con noi. Lui avrebbe dovuto consentirci di governare, ma pure noi abbiamo responsabilità: ricacciarlo nel terzo polo è stato un errore madornale».