DISCUSSIONI OZIOSE di Giellegi (il 21 luglio 2010)
Premessa indispensabile
Ci sono quelli che pretendono di squalificare ogni analisi non piatta e conformista come tendenza a “vedere complotti”; per di più, anzi, un complotto diretto da una Mente diabolica. Essendo di derivazione marxista, mai sono stato incline a simili sciocchezze. Devo però a volte “soggettivare” (o perfino assegnare il nome di un dato personaggio a) certe tendenze, che si affermano in campo storico per il concorso congiunto di numerose circostanze sociali, tra cui scelgo quelle che, in base alle ipotesi che reggono il mio discorso, ritengo essere le più fondamentali e produttive di effetti.
Così pure, quando parlo di un dato “corpo organizzato” (ad es. la magistratura o un partito che ha “cambiato campo”, ecc.) in quanto soggetto di date azioni, non intendo affatto sostenere che esso è un reale soggetto; so benissimo che è composto di molti individui, ognuno con la sua storia personale, le sue inclinazioni, magari la sua buona fede nell’uso che fa degli strumenti a sua disposizione. Tuttavia, sempre per il concorso di specifiche contingenze storiche (ad es. il crollo del “socialismo reale” o l’attuale fine del monocentrismo statunitense con l’avvio di una fase multipolare, ecc.), l’azione di quel “corpo organizzato” presenta una sua direzione prevalente rispetto alle altre; e questa direzione diventa una ben precisa funzione che quel (solo ideale) soggetto svolge nell’ambito della particolare congiuntura storica venutasi a creare.
Quando però scrivo un articolo (che è già lungo di per suo) non posso ad ogni rigo ricordare quanto precede. Lo si tenga sempre ben presente nella lettura del testo. Nessun complotto particolare, ma comunque andamento perverso (dal mio punto di vista ovviamente) delle azioni compiute dai “soggetti” oggi in vista nel campo economico, politico, ideologico, ecc. E, logicamente, illustrazione delle supposizioni circa la funzione svolta da altri “soggetti”, che si occultano dietro le quinte in quanto registi e suggeritori degli attori (scadenti, dei veri guitti) in recita sul palcoscenico.
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Da mesi si sta discutendo se la stagione attuale assomigli o meno a quella di “mani pulite”. Si discute però di questioni del tutto marginali e svianti, lasciando accuratamente da parte la sostanza del problema: da quasi vent’anni, da quando si decise di far fuori il “vecchio regime” Dc-Psi, non si dibatte più in termini politici, bensì cianciando solo di giustizia, di moralità, di decenza (puramente formale), ecc. Valori, e soprattutto programmi e progetti fra loro alternativi, sono pure chiacchiere generiche, condotte senza alcuna convinzione. Non si combatte l’avversario cercando di dimostrare che si è più congrui di lui per governare; l’importante è delegittimarlo in qualsiasi modo. Se costui dice bianco, è necessario far credere che il giusto sta nel nero; se invece cambia opinione e dice nero, allora è indispensabile sostenere che il giusto si trova “incontestabilmente” nel bianco. L’importante è il “gioco di rimessa”, accompagnato da un’“opportuna” campagna scandalistica condotta con mezzi che nulla hanno a che vedere con quello che normalmente si intende per confronto (e scontro) politico.
Vi è una parte “politica” (ma che tutto fa tranne che politica) definita “sinistra” solo perché il suo nucleo fondamentale deriva da quello che fu il Pci; i comunisti, quando erano effettivamente tali, combattevano però la sinistra come uno degli attori nella “recita” della democrazia definita borghese. Quando abiurarono il loro passato – e furono per ciò stesso designati a rappresentare gli interessi di quelli che formalmente erano stati loro nemici fino al giorno prima: l’“imperialismo” americano e il “grande capitale” – divennero “sinistra” essi stessi. Quelli che si opposero loro per pura difesa e per non essere annientati, ereditando quella quota di popolazione che aveva sempre appoggiato Dc e Psi e dunque avversato il Pci, furono denominati “la destra”. La “sinistra” – quella divenuta tale dopo il “crollo del muro” – continuò a pescare per un certo periodo di tempo nei ceti popolari, in particolare in quelli di tipologia operaia. Oggi nemmeno questo è più vero o quanto meno è sempre meno vero. Così com’è sempre più problematico vedere nella “destra” la difesa del lavoro detto “autonomo”, della piccola imprenditoria, ecc. Se non altro perché la stessa “destra”, nel mentre la sedicente “sinistra” marcisce con progressione inarrestabile, si è ora divisa in parti contrapposte; ancora una volta su questioni puramente formali, senza che si veda un qualsiasi coerente progetto, sia di politica estera che interna.
Non essendovi battaglia di tipo politico in senso proprio, tutto è spostato sul terreno della delegittimazione dell’avversario perfino alla semplice esistenza. Gli uni vengono presentati come ancora comunisti mascherati; il presunto comunismo – identificato in modo rozzo e semplicistico con i paesi detti “socialisti” – è stato battuto, si è sbriciolato; e tuttavia, essendo stato abile ad infiltrarsi in un dato corpo dello Stato, la magistratura, continuerebbe subdolamente a sopravvivere in Italia. Gli altri (la “destra”) – poiché non si può più attaccarli, come solitamente faceva il Pci nel mondo bipolare, in quanto rappresentanti di “imperialismo” e “grande capitale” – sono trattati da semplici banditi, mafiosi, comunque moralmente corrotti o corruttibili. Poiché in effetti la magistratura – non perché infiltrata da “comunisti”, bensì perché risponde a determinati “poteri forti”, di tipo interno e soprattutto internazionale – usa i mezzi a sua disposizione secondo “due pesi e due misure”, favorendo sempre la “sinistra” contro la “destra”, è facile per quest’ultima attaccarla e dimostrare che la sua “giustizia” è pura e semplice partigianeria, faziosità; perché questo è in effetti il suo peculiare modo d’agire in Italia.
Così la politica è sparita ed è subentrata una lotta intorno ai temi della moralità, della decenza (formale), della corruzione o meno, di ciò che sarebbe “giusto” o “ingiusto”. Qualche volta, costretti dall’attacco degli avversari, certi media della “destra” – ecco perché è più facile per noi citare questi piuttosto che gli altri organi di (dis)informazione – mettono in luce come magistratura, e giornali ad essa strettamente collegati (quasi un corpo unico), siano manovrati da ampi settori dei
“poteri forti” di tipo interno; a volte questi ultimi vengono anche nominativamente indicati e denunciati quali gruppi interessati a delegittimare la “destra” in quanto meno consona al loro predominio incontrastato. Tuttavia, ci si ferma a mezza strada, anzi perfino ad un quarto, nella denuncia di tali settori di “devastazione nazionale”. Il quadro della lotta ne risulta stravolto, illeggibile nei suoi effettivi termini. E’ del tutto incomprensibile come decisivi settori di grande industria e finanza si servano di magistratura e partiti di tipo ancora “comunista”; soprattutto tenendo conto che il mondo definito (sia pure del tutto impropriamente) comunista è crollato, che la Cina detta ancora comunista viene indicata come paese ormai in preda ad uno sviluppo capitalistico e quindi sedotto dal suo (presunto) nemico.
Insomma, tutto è letto in modo distorto, in base a categorie vecchie e consunte; e soprattutto errate in radice, perfino se ci si riferisce all’interpretazione di eventi e di un mondo ormai (tra)passati. Resta il fatto che indubbiamente in Italia – ma perché proprio da noi? Perché non rispondere a questa domanda? – la magistratura è un corpo eversivo. Lo è però dal ’92-93. Essa favorisce certamente la “sinistra”, la quale è tuttavia nata da un’abiura, dal “passaggio di campo” di un partito, senza dubbio salvato dal fallimento generale del “socialismo reale”. Però, appunto, perché è stato salvato da questo fallimento? E per quali motivi la magistratura è stata in grado di devastare il quadro istituzionale italiano, aggredendo un’intera parte politica (e di questa parte, si sta cercando di salvare dall’azione giudiziaria una certa quota purché “tradisca”)? La magistratura sarà anche formata in prevalenza da individui di un certo orientamento politico; essa ha però potuto sviluppare una determinata azione, che ha sostituito completamente quella specificamente politica, perché si sono verificate in Italia – ma soprattutto continuano a verificarsi – contingenze assai particolari.
E’ ovvio che siamo in una situazione del tutto anomala da vent’anni. Nessuna forza politica ha valenza nazionale; si tratta di “bande mercenarie” che, nella loro maggioranza schiacciante, sono legate ad ambiti “atlantici” (quindi dominati dagli Stati Uniti). Di questa schiacciante predominanza degli ambiti suddetti approfittano, in “conflittuale cooperazione” (questo è un ossimoro del tutto ordinario in un sistema capitalistico), ambienti industriali e finanziari di particolare osservanza servile nei confronti del sistema statunitense. Tali ambienti hanno una preferenza evidente e netta per forze sedicenti politiche nate dal rinnegamento del precedente schieramento (ideale e materiale; e, nel mondo bipolare, anche internazionale); le quali, per ciò stesso, sono legate mani e piedi – e ricattabili non appena osassero disobbedire – al compito loro assegnato di sicari pronti a tutto senza tante esitazioni o dubbi. Coloro che si sono difesi dall’attacco di questi parassiti (quelli da me denominati GFeID, grande finanza e industria decotta) – si tratta di alcuni spezzoni dell’impresa già “pubblica”, dell’imprenditorialità di piccole, in alcuni casi anche medio-grandi, dimensioni appartenenti a settori nati all’ombra del vecchio regime abbattuto da “mani pulite” – sono evidentemente concorrenti della GFeID; e sono stati troppo direttamente, e quindi scopertamente, rappresentati da un imprenditore.
Da tale configurazione particolare assunta dal sistema economico-politico italiano è derivata la sua congenita debolezza in fatto di perseguimento di interessi nazionali. Anche chi si è difeso dall’attacco della GFeID – e dalle forze dell’abiura e rinnegamento del proprio passato, con il massiccio impiego di un corpo dello Stato che ha danneggiato irreparabilmente il complessivo assetto istituzionale del paese – ha fatto tutto il possibile per dimostrare ai predominanti d’oltreoceano d’essere a loro fedele, pur essendo costretto, ma appunto per sole ragioni difensive, ad avere rapporti del tutto minori con “l’altra parte del mondo”, quella in cui sono venute emergendo negli ultimi anni alcune potenze in competizione con gli Usa.
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Per me (per noi) la situazione è ormai perfettamente chiara; ma è invece del tutto oscura per la stragrande maggioranza della popolazione che non ha tempo né strumenti per seguire queste trame nascoste guidate dall’estero e appoggiate da gruppi (sub)dominanti felloni e proni di fronte ai (pre)dominanti statunitensi.
Nel 1992-93 fu tentato un autentico colpo di Stato, eliminando forze fedeli nella sostanza all’atlantismo, ma con un minimo di gioco autonomo in quanto favorite dall’esistenza del mondo bipolare. Si ritenne di poterle sostituire con degli aperti rinnegati pronti ad ogni tradimento pur di salvarsi dal crollo di quella parte di mondo dove erano un tempo riposte le loro aspirazioni “socialistiche”. Tuttavia, dei rinnegati e venduti di questa fatta non potevano svolgere alcuna politica di ricambio pronta per un paese vissuto per decenni nella convinzione, nutrita dalla maggioranza della popolazione, che il “comunismo” fosse il Male pressoché assoluto (in ogni caso, in “quei paesi” le condizioni di vita erano assai inferiori alle nostre). Fu dunque necessario spostare l’asse della lotta dalla politica alla “Giustizia”, utilizzando un corpo dello Stato che ha da quel momento assunto un’oggettiva valenza eversiva e si è mosso sconvolgendo l’ordinamento istituzionale del paese.
La sedicente “sinistra” – solo forze del tradimento “comunistico” rafforzate da spezzoni di democristiani e socialisti altrettanto traditori per salvarsi dal naufragio del regime abbattuto mediante opera giudiziaria – non ha mai avuto una politica che sia una. L’unica strada battuta è stata l’antiberlusconismo. Si è creata, grazie al controllo degli apparati culturali e del meschino ceto intellettuale che ben conosciamo, un’ideologia del “politicamente corretto” e del bon ton, secondo la quale Berlusconi impersona la volgarità e il contrasto più netto con lo chic dei “salotti buoni” dei dominanti spostati sulla “sinistra”. La “classe” operaia è stata lasciata perdere e ci si è dedicati alla conquista soprattutto dei notabili dell’apparato pubblico, in quanto ossatura di nuovi clientelismi; questi però ben protetti dalla Magistratura che non è mai andata a fondo – solo per citare pochi esempi – su scandali come quelli della sanità pugliese, della Banca 121 del Salento, dell’eolico in Calabria (al contrario di quello sardo, in cui si possono indagare i “destri”), ecc. ecc. Esattamente come, per fare un solo esempio, “mani pulite” si disinteressò del miliardo di Gardini arrivato fino alle Botteghe Oscure, in base al principio – ammesso solo per quelli di “sinistra” – che i vertici del P
ci “potevano non sapere” dove fossero finiti quei soldi.
Tuttavia, la sola ideologia non è sufficiente a battere quei settori, rappresentatisi in Berlusconi, che hanno resistito alla buriana di “mani pulite” e hanno quindi, sempre per fare un esempio, salvato dalla completa privatizzazione Eni, Enel e Finmeccanica. Per continuare l’opera di “mani pulite” i rinnegati del piciismo e il loro ignobile e farsesco ceto intellettuale non bastano certamente. E’ stata dunque proseguita l’opera giudiziaria pur se in tono minore e con tempi più lunghi adeguati alla nuova situazione internazionale creatasi in base alla dissoluzione dell’Urss e al progressivo spostamento dei paesi europei orientali verso uno smaccato filo-americanismo. Per 10-12 anni sembrò che ci si fosse ormai addentrati nel monocentrismo fondato sul predominio statunitense. Era dunque possibile attendere tempi più lunghi per perfezionare definitivamente il colpo di Stato di “mani pulite”. La lotta continuò comunque ad allontanarsi sempre più dalla politica (pur perseguendo obiettivi del tutto politici); fu sempre diretta contro una persona, Berlusconi, in quanto volgare e bandito.
Almeno a partire dal 2003 divenne evidente la rinascita della Russia, evento che ha fatto precipitare una nuova “congiuntura” internazionale; molto più che non la presunta potenza cinese, sempre esistita anche dopo il “crollo del muro”. C’è chi si ostina a non vedere questa realtà: non è stata la Cina a preoccupare nuovamente gli Usa, ma il risorgere della Russia, per null’affatto comunista. Si è poi aggiunta la crisi del 2008 che, malgrado i peana di ottimismo, non è destinata a finire presto. E anche qui ci si ostina a voler calcare la mano sul suo aspetto finanziario. In questo modo si alternano gli entusiasmi dei “crollisti” (schematici anticapitalisti) e di quelli che invece intravedono l’uscita dal tunnel. Come non è stata la Cina, bensì la rinascita russa, a impensierire gli strateghi statunitensi, così non è la crisi finanziaria l’oggetto precipuo dell’attenzione di questi ultimi, bensì la netta sensazione di una lunga crisi strisciante legata ad un mondo fattosi “più stretto” in quanto incamminatosi verso il multipolarismo.
Finito in pratica il monocentrismo Usa e rimessasi vivacemente in movimento la politica internazionale, basata sul conflitto, di una incipiente nuova fase storica, ecco allora che ci si avvicina in Italia all’ultimo atto. Politicamente non esistono forze adeguate a sostenere la colonizzazione statunitense, con l’appoggio dei lacchè costituiti dalla GFeID. La “sinistra” è sempre più sfatta; anche quelle poche riserve – costituite da coloro che avevano finto di restare “comunisti” per tenere agganciate piccole quote elettorali di “nostalgici” – sono state esaurite. Il “centro” è quello che è; la “destra responsabile”, cioè giustizialista e antiberlusconiana, serve a scompaginare lo schieramento avversario, non certo a formulare una qualsiasi politica. Ormai dentro l’antiberlusconismo c’è tutto e il contrario di tutto; soprattutto personaggi di uno squallore cavernoso. Quindi è necessario accentuare nuovamente al massimo grado l’azione giudiziaria. Si troveranno “pentiti” a iosa. Non importa se, com’è accaduto di recente con Mannino e Formica (rispettivamente, dopo 16 e 17 anni), salterà fuori che non avevano commesso nulla (almeno di quanto gli era stato contestato). Quel che conta è il risultato immediato: l’eliminazione di ogni forma di resistenza, l’allineamento di quelle poche aziende parzialmente “pubbliche” ai voleri americani (e dei loro lacchè italiani), la fine di ogni tentativo di fare qualche affare verso est e verso sud. L’Italia deve essere totalmente succube degli americani, in modo da costituire fra l’altro una loro testa di ponte nella stessa Unione Europea.
Una vera resistenza a questo ormai finale tentativo non sussiste, non può sussistere. Una resistenza siffatta non riesce a vivere di improvvisazione, di qualche contatto o mediazione verso la Russia; per di più cercando negli ultimi mesi di attenuare tale politica il più possibile per non indispettire chi ti sta conculcando e stringendo viepiù il cappio al collo. Chi agnello si fa, il lupo se lo mangia. Cedere è il modo migliore per consegnarsi senza più difese a chi ti vuol distruggere. Ma resistere significherebbe, a questo punto, cambiare totalmente “sinfonia”, dire con chiarezza che cos’è in gioco e quale partita si sta giocando e con quali protagonisti. Bisognerebbe smascherare gli americani, attaccare brutalmente la GFeID indicandola come un gruppo di traditori degli interessi del paese. E’ senza dubbio urgente tagliare le unghie a questa Magistratura; non però perché comunista, di sinistra, o altre sciocchezze simili. Essa va invece indicata quale esecutrice di un colpo di Stato strisciante organizzato dalla tanto evocata, ma mai attaccata fino in fondo, “manina d’oltreoceano”.
Insomma, occorrerebbe tornare alla politica, alla grande politica che si nutre di forti conflitti, in un mondo nuovamente multipolare, in cui una media potenza come l’Italia potrebbe avere un suo ruolo, agendo però con chiarezza di intenti, individuando senza più infingimenti i suoi nemici, quelli che stanno organizzando la nostra “colonizzazione” aggirando nuovamente il discorso politico e anzi attaccando “la Casta” (tutta corrotta), mentre solo i golpisti si ergono a Supremi Giudici del Bene e del Male. Berlusconi ha ormai fallito un benché minimo obiettivo nazionale; perché non se l’è mai veramente posto. Si è così circondato di uomini pronti a tradirlo alla prima occasione. Lui li ha portati in alto sempre per tenere buoni gli Usa, per trasmettere loro un messaggio rassicurante circa le sue intenzioni di restare fedele alla vocazione atlantica. Tuttavia, non poteva non differenziarsi dalla GFeID, dai suoi scherani preferiti (innanzitutto di “sinistra”, ma poi anche di “centro”, di “destra”, a seconda delle varie occasioni). Non poteva non difendere qualche spezzone della vecchia guardia dell’industria “pubblica”, del ceto piccolo-medio imprenditoriale, ecc. Così si è sempre trovato alla fine abbandonato ora da questo ora da quello degli spinti filoamericani da lui stesso nominati a posti di vertice.
Occorre la formazione di ben altro gruppo organizzato che parli chiaro, che riporti tutto sul piano della politica e di ciò che si sta giocando nella lotta multipolare in cui l’Italia è invischiata pienamente, più di ogni altro paese europeo. Un’epoca è già finita (ne riparleremo in altra occasione). Si deve tornare alla lotta politica. Si deve senza alcun dubbio denunciare la magistratura quale agente di sovversione; ma non raccontando menzogne sul suo “comunismo”, bensì indicando chi la muove, chi se se ne serve per fini suoi propri in contrasto con quelli di indipendenza nazionale.
Andando avanti così, a breve salterà fuori un nuovo “pentito Buscetta” (questa volta Spatuzza), si discuterà di tutto salvo che di politica e a Berlusconi resterà la scelta. Fare come Andreotti, che accettò di essere eliminato dalla scena politica e impiegò i successivi 10 anni a dimo
strare l’insussistenza o non provabilità dei fatti ascrittigli. Così evitò qualsiasi discussione intorno alle sue azioni politiche, che sono in genere trattate con benevolenza e considerate la dimostrazione della sua “fine” intelligenza. Oppure fare come Craxi, opponendosi e agitandosi invano, sempre minacciando di rivelare i veri motivi per cui fu perseguito e sconfitto politicamente senza in realtà mai farlo; per cui passa ancor oggi come ladrone presso gran parte dell’opinione pubblica.
Riprenderemo l’argomento perché rivelatore della vera anomalia italiana: assenza di una politica nazionale condotta con coerenza e stabilità. Da troppo tempo ormai siamo semplicemente un campo di battaglia tra bande mercenarie legate allo straniero.