Diversificare gli umani di GLG
Desidero pronunciarmi con la massima energia (e sincerità) contro l’eguaglianza e a favore della diversità. Gli ipocriti o mentalmente deboli quali sono i “politicamente corretti”, i sedicenti “progressisti” – che ci stanno facendo regredire al livello di una sorta di “atarassia” sociale – fanno confusione tra diversità e differente livello di umanità a cui ci si sente posti. Tutti apparteniamo al genere animale denominato “homo sapiens sapiens”. Quindi, mi sembra giusto che uno si senta allo stesso livello degli altri. E’ dunque corretto che – non facendo adesso qui distinzioni di reddito e di condizioni materiali di vita e nemmeno di cosiddetto quoziente intelligenza (misurato del resto con metodi che lasciano molti dubbi), ecc. – uno NON SI SENTA SUPERIORE agli altri. Questo è accettabile, ma non bisogna confonderlo con il tema dell’eguaglianza e della diversità. Non c’è alcuna eguaglianza né tra popoli né tra sessi né tra modi di vivere e modi di intendere la vita, ecc. ecc. Non c’è alcuna eguaglianza nemmeno tra i singoli individui; ognuno è diverso dagli altri. E questa è appunto la vita (e non parlo solo di quella animale o vegetale, ma di ogni forma di esistenza).
Del resto, in senso proprio, nemmeno la morte rende eguali. Andate in un obitorio e osservate bene i cadaveri. Non sto parlando di ovvie diversità di dimensioni, di conformazione dei diversi corpi e via dicendo. Mi riferisco all’espressione dei visi. E noi abbiamo l’abitudine di fare tutto il possibile di uniformarli e di fatto, quindi, di truccarli. E chiudiamo le palpebre; se vedessimo gli occhi, credo saremmo sovente presi da qualche giramento di testa. Se gli scienziati hanno ragione, l’Universo è destinato a finire nella massima entropia, che se non mi sbaglio viene detta “morte termica”. Va bene, forse allora ci sarà vera eguaglianza. Prima però no, tutto sarà attraversato dalla diversità che è appunto la costituente decisiva della vita.
Siamo sempre a condannare gli orrori e i massacri da cui la storia dell’umanità – così come quella dei singoli individui, anche se in scala più ridotta e a volte quasi insignificante – è continuamente percorsa. E invece esaltiamo i momenti di generosità, di altruismo, di sacrificio per alti ideali e tutto ciò che definiamo buono e rinfrancante il nostro spirito. Giusto, corretto, proprio bello. A parte il fatto che spesso, molto spesso, siamo in netto contrasto fra noi nel giudizio su dati avvenimenti. Anche quando per la massima parte concordiamo, resta il fatto che ci esaltiamo per dati eventi proprio perché c’è il termine di confronto con quelli del tutto diversi e cui guardiamo con orrore. Devono esserci gli uni da deprecare per bearci di quelli che ci appaiono il loro contrario. E ognuno di noi avverte in dati momenti un forte consenso con se stesso, una vera letizia, per aver compiuto certe azioni proprio perché ricorda altre contingenze in cui si è sentito molto avvilito della propria meschinità o cattiveria.
Diamoci quindi con grande gioia al diverso e respingiamo con disgusto l’eguale. Cerchiamo senz’altro di fare in modo che la diversità non sia distruttiva, ma non siamo ipocriti fino al punto di non riconoscere che a volte la diversità non può non volgere al conflitto e alla vittoria di certuni e alla sconfitta di altri. Semmai mostriamo un superiore livello intellettivo e smettiamola di considerare chi perde il mostro, il cattivo, il disumano; e non pensiamo che chi ha vinto sia invece il bene, il progresso, il migliore. Ha vinto una certa “entità” e ha perso un’altra; il mondo ha così imboccato una via diversa. Migliore? Peggiore? Diversa. Il che non significa che, in ogni dato momento storico, chi ci vive non assuma determinate convinzioni, in contrasto con altre; e non valuti quindi queste altre come uno sfacelo, un regresso da combattere senza esitazione alcuna. Io ad es. considero quelli, che oggi impazzano nella sfera politica e culturale dei nostri paesi “occidentali”, un pauroso arretramento e disfacimento di tutto quanto generazioni passate hanno (con violenti contrasti interni) creato. E desidero, senza tanta ipocrisia, l’eliminazione di costoro, e con la massima energia e sistematicità possibile. Ho ragione? Ho torto? Non lo posso sapere io. So solo che proverei grande soddisfazione nel vederli eliminati fino all’ultima “cellula”. Però, certamente, capisco che non sono mostri o esseri orrorifici. A volte così li definisco per eccesso di rabbia nei confronti del loro modo di pensare e d’essere, che senz’altro aborrisco senza mezzi termini.
Spero di essere stato sufficientemente sincero.