Donald Trump è l’uomo dei tempi. di A. Terrenzio

Mr. Trump- Yellow Tie

Riceviamo e pubblichiamo

 

La vita è una questione di attimi e di millimetri. Donald Trump appena ferito all’orecchio dopo una serie di spari, è vivo per miracolo, si rialza stordito, ma ha ancora la forza di arringare la folla al grido “Fight!”, prima di essere allontanato e portato al sicuro dalle forze di sicurezza. La foto che lo immortala con i rivoli di sangue che gli rigano la faccia, è di quelle che faranno la storia. Probabilmente l’avrà voluto Dio, come dice lo stesso Trump, oppure è un segno del destino, ma per Donald non è ancora finita. Donald Trump un è un Leone con la L maiuscola , la “belva bionda” di nicciana memoria chiamata al a lasciare un segno nella storia, per porre fine all’egemonia e allo strapotere della “mafia kazara” che domina la Finanza americana e che ha i sui tentacoli in tutto l’Occidente finto democratico. Se Vladimir Putin ha messo in discussione il monopolarismo Usa ed il fanatismo Dem-Neocon, il Tycoon neworkese può definitivamente spazzarlo via. Non è ancora finita, e Donald Trump non si arrenderà mai davanti a quel potere Liberal-atlantista che adesso è chiaro, lo vuole morto.
Trump come Kennedy
Il parallelismo con Il presidente assassinato a Dallas non è solo dovuto alle circostanze estetiche, ma è dato dal significato simbolo assunto da Donald Trump nella sfida lanciata agli Stati Profondi e ai poteri finanziari legati al dominio del dollaro. Ormai il potere Dem-Neocon ha deciso di non andare troppo per il sottile e ricorrere all’eliminazione diretta del candidato Repubblicano. Complottismo? Certo è che i servizi di sicurezza di Trump repubblicano avevano più volte richiesto all’amministrazione Biden un rinforzo delle misure di sicurezza intorno al candidato Repubblicano, richieste rispedite al mittente. C’è poi da notare che i leader non in linea con i dettati del potere globalista, finiscono sempre nel mirino di qualche “spostato”, e solo i fessi in malafede possono credere che siano dei cani sciolti che agiscono in solitaria. Intanto negli Usa è polemica intorno all’inefficienza così dilettantesca dei servizi segreti.
Non diamo per scontata l’elezione del Tycoon
Dopo l’attentato del 20enne Thomas Matthew Crooks con un fucile semiautomatico Ar15, in molti danno per certa la vittoria di Donald Trump nelle prossime presidenziali di novembre. Fatto sta che cantare vittoria in maniera così prematura non è consigliabile, soprattutto perché non vanno più sottovaluti i mezzi del sistema di potere americano che giocano in maniera sempre più scoperta e criminale. Aspettiamoci altri trucchi, altre azioni violente, che porteranno all’esasperazione degli animi da entrambe le parti della società americana, ormai totalmente polarizzata nei partiti democratico e repubblicano e che si odiano visceralmente.
Guerra Civile dietro l’angolo
È da anni oramai che anche gli analisti di Limes vanno ripetendo la possibilità di tale scenario. Anche i poco addentrati alla politica interna degli States dovranno convenire che con quanto accaduto in Pennsylvania il rischio di una guerra civile e quanto mai palpabile. Due fette della popolazione si odiano e vivono nella stessa nazione. I quotidiani nazionali come il New York Times e Washington Post, hanno titolato in maniera tragicomica l’attentato a Donald Trump, la CNN si spinta a rilasciare la notizia con:”Trump cade mentre i suoi le forze di sicurezza cercano di portalo via”. Il termometro della malafede è rappresentato dai media liberal americani che arrivano a falsificare persino un tentato omicidio all’Ex Presidente; a fargli eco c’è tutto il coglioname progressista, anche nostrano, che rilancia con:”Una messa in scena di Trump per ottenere più consenso”, oppure come risultato della sua campagna di “provocazioni ed odio”. Andrea Malaguti su La Stampa arriva a condannare come irresponsabile il gesto del pugno di Trump, che rialzatosi dopo essere stato sparato, avrebbe incitato all’odio! Agghiacciante sarebbe il gesto di Trump che si rialza, non di chi lo ha sparato. Non è semplice malafede, è proprio dissociazione cognitiva, peggiore di qualsiasi credulone complottista di destra, perché proveniente dal mondo dell’informazione legata al potere occidentalista più profondo, quello che crede di essere inscalfibile ed impunibile a qualsiasi castroneria o menzogna proferita.
Questo per avere la percezione del clima che si sta respirando.
Non abbiamo la palla di cristallo ma è evidente che questo attentato segna un giro di boa, un limite che è stato varcato e che aprirà le porte a colpi di coda del potere Dem-Neocon. Dopo un tentativo di omicidio di un ex Presidente degli Stati uniti, prossimo alla rielezione, non rimane molto altro, se non una nuova robbery elettorale, magari con Michelle Obama a sostituire un Biden che non si regge in piedi. A parere di chi scrive a quel punto, non assisteremo a una farsa con Jake Angeli travestito da Sciamano con altri Trump boys che assaliranno il Campidoglio, ma a qualcosa di molto più serio.