DOPO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
Renzi perde le amministrative ed il centro-destra espugna comuni dove non aveva mai governato, come Genova, o cosiddette roccaforti rosse, come Sesto San Giovanni. Il dato più interessante, per quel che ci riguarda, non è la débâcle di Tizio o di Caio ma l’astensionismo in crescita. Meno di un italiano su due si è recato alle urne, tra il 47 ed il 49% degli aventi diritto. Ciò dimostra che il sistema democratico non è il governo del popolo ma quello di minoranze disciplinate dalla militanza o condizionate dai vari poteri (partiti, gruppi economici, mezzi d’informazione) che imbucando una scheda in una scatola decidono per tutti(delegando sempre i soliti), anche se rappresentano una piccola parte dei cittadini.
La democrazia, sotto questo aspetto, è ormai nuda ed ha perso qualsiasi contatto col suo significato etimologico o storico-concettuale. Come ha detto il mio maestro Gianfranco La Grassa: ““La democrazia …è un semplice e schematico sondaggio d’opinione, in cui si tratta solitamente di rispondere sì o no a poche semplici domande su questioni che tutto toccano salvo il reale potere dei grandi centri strategici, che si battono tra loro con ben altri mezzi e massima incisività (magari anche con il metodo dell’assassinio se occorre). Non è un caso che l’opinione ‘pubblica’ muti d’accento con una certa facilità e frequenza; ne vengono premiati ora questi ora quelli fra i cosiddetti partiti, vere accozzaglie informi dirette da manigoldi, che rappresentano la copertura e la maschera ‘pubblicitaria’ dei suddetti centri strategici, i reali poteri da cui si irradiano poi le principali decisioni, molto spesso ignote al ‘popolo’ o comunque assai differenti da quelle su cui si era svolto il sondaggio. Non vi è dubbio che una simile ‘democrazia’ presenta alcuni svantaggi in fatto di celerità ed efficacia delle decisioni, poiché a volte bisogna avvolgere queste ultime in una ‘bella confezione’ in grado di meglio ingannare, compiacendo, i cittadini elettori”.
Anzi, se vogliamo dirla tutta, la democrazia è il sistema che coinvolge di meno il popolo nella vita politica. E’ una maniera di far aderire passivamente le moltitudini a decisioni, già prese sulla loro testa, presentate (e solo presentate) diversamente dai competitori in lizza. La democrazia si fonda sulla distrazione della cittadinanza dalle faccende pubbliche più importanti per un tot di anni meno un giorno, quello in cui si viene improvvisamente risvegliati dal sonno profondo della ragione e della mistificazione e richiamati a scegliere da chi essere governati. Cito ancora La Grassa, nei sistemi democratici “i cittadini vengono invitati a eleggere questo o quello senza alcun particolare impegno e rischio che non sia l’andare al voto, magari perfino rinunciandoci talvolta se il tempo è particolarmente brutto o invece specialmente bello per andarsene in vacanza, ecc. In altri assai meno miserabili contesti, i cittadini, e facendo magari specificatamente appello alla loro appartenenza a dati gruppi sociali, vengono chiamati alla vera lotta mediante ben altre ideologizzazioni, che sollecitano a volte la loro ira e sempre la speranza di un futuro migliore, perfino l’intelligenza di una decisa fuoriuscita da condizioni di oppressione e di miseria (non solo materiale), ecc.”
Cioè, il popolo è decisamente più responsabilizzato da una dittatura che chiama a raccolta le folle oceaniche per le grandi decisioni riguardanti la sovranità e lo Stato. Ancora La Grassa: “In questi casi [dittature], però, masse imponenti di esseri umani (senza che si possa calcolare se rappresentano il 50% + 1 della popolazione, per di più quella al di sopra di una data età) si muovono anche a rischio della loro vita, danno il meglio di se stessi, non vanno a bighellonare nei seggi elettorali. Affermo con decisione che questa situazione è mille volte più “democratica” dell’altra. E la “dittatura” è solo nella testa di chi ci rimette, in casi come questi, l’intero suo potere di spremere quella gran massa popolare per i suoi bassi interessi, senza bisogno della benché minima ideologia di supporto: ideologia non come falsa coscienza, bensì come forte credenza che qualcosa di meglio possa essere conquistato. Senza dubbio, in casi del genere viene in evidenza la crudezza dei moti “di massa” e spesso tante altre miserie, perché in simili contingenze s’insinua nel movimento un po’ di tutto; tuttavia, ripeto che chi si muove in tale contesto rischia qualcosa di suo (fino appunto alla pelle). Tale situazione è mille volte migliore della falsa, miserabile, spenta, “democrazia” elettorale dei sedicenti liberali”.
Che il voto non conti nulla lo dimostra quello che sta già accadendo, a poche ore dalla contesa tra centro-destra e centro-sinistra. Renzi e Berlusconi sono pronti ad accordarsi per la legge elettorale e per un’eventuale larga intesa, se dalle prossime elezioni politiche non dovesse uscire una maggioranza parlamentare autosufficiente. Le persone, non votando e restandosene a casa, hanno cercato di testimoniare la loro disaffezione a questa politica basata sui giochi di Palazzo e questi cosa propongono all’indomani delle amministrative? L’ennesima truffa politica chiamata legge elettorale che non è una priorità per una nazione in sofferenza economica e perdita di centralità geopolitica. Le precedenza dovrebbe essere data ai temi dell’occupazione, della crescita industriale, dell’assistenza sanitaria, della politica estera. Invece, i coglioni litigano per lo ius soli, i diritti dei gay, i vaccini, i metodi di voto, le “battaglie di civiltà” a favore dei migranti, imponendo nel dibattito collettivo materie secondarie o di nessun interesse strategico, che servono a fottere gli italiani su tutto il resto, ovvero su ciò che è fondamentale per i loro destini. Fanno molto rumore per tutto, non concludendo mai niente. Piuttosto, cominciamo noi a ragionare fuori dagli schemi democratici, creando movimenti di opinione e aggregazioni politiche (non partitiche, assolutamente inutili in questo momento in cui si sarebbe fagocitati dalle regole del “giogo” sistemico) che ribaltino gli ordini del giorno e tolgano argomenti ai poteri dominanti. Non facciamoci trascinare nelle discussioni superficiali e teniamo la barra dritta sulle problematiche fulcrali della fase, come la sovranità nazionale, la fine della sudditanza dall’Ue e dagli Usa, il supporto all’industria strategica, che rischia di essere svenduta allo straniero. Infine, prepariamoci a sferrare calci nei denti ai partiti tradizionali che però non possiamo battere sul loro stesso terreno democratico…Diceva E. L. Masters che la democrazia è un gioco da banditi. Noi non siamo banditi ma vorremmo essere almeno giustizieri di questi furfanti e sicofanti.