DOPO SLAVIANSK di Gianni Petrosillo
Qualche giorno fa i miliziani della Novorossija hanno lasciato Slaviansk. L’esaltazione dei quisling di Kiev per questo sedicente successo è stata però smorzata dallo stesso Poroshenko. Il Presidente ucraino sa bene che la presa di questa media città dell’Oblast di Donetsk, di poco più di 100 mila abitanti, è soltanto simbolica ed è priva di importanti sviluppi strategici, rispetto agli obiettivi prefissati di ripresa completa delle province separatiste. Come riporta South Front, Slaviansk ha permesso ai miliziani della Novorossjia di ottenere una serie di vantaggi tattici che saranno capitalizzati nelle prossime settimane. Slaviansk ha attirato l’esercito ucraino per consentire ai grandi centri, Donetsk e Lugansk, di prepararsi al confronto decisivo. Slaviansk ha costituito un esempio di strenua resistenza, anche con forze assolutamente minoritarie, ed ha dimostrato ai cittadini del sud-est che se non impareranno a difendersi la sorte che li attende sarà atroce e fatale. Il governo ucraino considera gli abitanti di quelle zone in rivolta come sub-umani, secondo le parole del traditore Yantseniuk, per cui devono decidersi a sostenere la lotta per non essere sottoposti alla pulizia etnica. Con Kiev non può esserci pace perchè è in mano ad assassini senza scrupoli. Grazie a Slaviansk, e alla sua azione diversiva, è stato possibile far passare dalle frontiere tutto il materiale bellico necessario, compresi equipaggiamenti pesanti e leggeri e uomini addestrati. Slaviansk ha dato ai punti nevralgici del resto del territorio la possibilità di fortificarsi adeguatamente. I militari di Kiev temono il confronto diretto con queste piazzeforti, variamente dislocate, perché sanno di non poter sfondare e di poter essere annientati. Quando vi abbiamo detto che gli ucraini, da quel momento in poi, avrebbero subito perdite e sconfitte ripetute parlavamo con cognizione di causa e conoscenza, anche se per sommi capi, della strategia che gli ufficiali delle milizie stavano mettendo in atto. Inoltre, è stata Slaviansk a fiaccare il grosso delle truppe ucraine, imponendo grandi perdite di soldati a terra, distruzione e sottrazione di mezzi, anche dell’aviazione. Slaviansk è stata l’incubatrice e il laboratorio dei guerriglieri. Da un lato questi hanno permesso alla gente di partecipare al cambiamento attraverso i referenda, garantendo la sicurezza delle consultazioni e l’incolumità degli elettori. Dall’altro, è stata l’occasione per centinaia di soggetti, uomini e donne, provenienti dal circondario o direttamente del posto, di addestrarsi guerreggiando, divenendo veri combattenti e facendosi le ossa su un teatro durissimo.
A giugno, ottenuti questi scopi, Slaviansk aveva esaurito le energie e la sua funzione. La città distrutta e assediata non poteva più essere tenuta e gli atti di eroismi sarebbero stati inutili, se non controproducenti. Peraltro bisognava unificare il comando delle operazioni e da Slaviansk questo era impossibile per Strelkov. Ora, trasferitosi a Donetsk con i suoi soldati, ha potuto accentrare la cabina di regia nelle sue mani. A Slavinsk si sono fermate delle unità specializzate nella guerriglia che daranno filo da torcere, e comunque nessuna tranquillità, all’esercito di Kiev. Chi sa chi è Igor Strelkov non può avere dubbi su come si sta comportando. Se non avete ancora capito che per Kiev sarà l’inferno questa è l’occasione per convincersene. Noi di ConflittieStrategie abbiamo interloquito con alcuni miliziani che agiscono sul posto, secondo loro si tratta dell’inizio della fine per Poroshenko e soci. Nei riparleremo con le evoluzioni dei prossimi giorni.