DUE PAROLINE CHIARE (di GLG il 7 marzo 2010)


 
1. E’ meglio mettere in chiaro alcune questioni a mio avviso minori (ma per altri evidentemente no). In vita mia, ormai lunghetta credo, non mi sono rifiutato a molte esperienze cui in verità ho sempre poco creduto. Non ho, ad esempio, rifiutato di frequentare e ascoltare ambientalisti ed ecologisti, gli agricoltori “biologici” (comprando i loro prodotti), gli omeopati, gli antroposofici, gli iridologi e compagnia varia. E naturalmente, non ho nulla in contrario, per principio, all’uso di erbe, medicamenti vari “naturali” (o almeno detti tali). Non penso affatto che la scienza risolva tutto, tutto possa conoscere; anzi sono convinto dell’ampliarsi della nostra ignoranza man mano che accresciamo le nostre conoscenze (senza certezza assoluta, secondo me, ma mediante ipotesi spesso riviste). Nemmeno da giovanissimo, pur essendo un non credente da sempre, mi ha convinto certo marxismo (e non solo marxismo) quando sosteneva la possibile sconfitta della religione da parte della scienza. E di religioni, sia chiaro, ve ne sono tante, non solo quelle che si rifanno apertamente ad uno o più Dei; vi sono persino religioni che si presentano con argomentazioni vagamente scientiste.
Tuttavia, nei limiti appena accennati, sono favorevole a che la scienza, quella vera, vada comunque avanti senza porsi tanti problemi; tanto meno quelli morali che spesso nascondono ben altri inconfessabili motivi di potere. Non vi è dubbio per me che la scienza (e la tecnica da essa derivata) serve spesso il potere; ma tra un potere che impedisce di proseguire nella conoscenza – pur, lo ripeto, mai a mio avviso certa, mai esaustiva, mai priva di pericoli, ecc. – ed uno che la favorisce, sto irriducibilmente dalla parte del secondo. Non si venga a raccontare le balle circa le mitiche “multinazionali” che guadagnano profitti enormi utilizzando una scienza e tecnica tese a devastare la natura. I profitti dei mestatori che si fingono amici della natura non sono certo meno consistenti. Difficile valutare chi ci guadagna di più; certamente enorme è il divario tra i prezzi (elevatissimi) e i costi di prodotti biologici o di cure mediche alternative, ecc.    
Troppe volte i catastrofisti, durante la mia esistenza, hanno cambiato tipologia e previsioni circa i futuri disastri. Non sono scienziato e non voglio entrare in certe discussioni alla guisa di tromboni ignoranti tipo Al Gore (ma quanti ne abbiamo in Italia? E al 90% usciti dalla “sinistra alternativa”; più certo alcuni “destri” altrettanto “alternativi”). Ne ho conosciuti e sentiti tanti da poter manifestare nei loro confronti la più solenne diffidenza ed una certa qual dose di disprezzo. Se penso poi all’agricoltura biologica (in particolare per quanto riguarda il vino, dove ho qualche conoscenza minimale in più), al commercio equosolidale, al no profit (con cui ho visto arricchirsi alcuni “amici”; in realtà abietti profittatori), in effetti l’unica reazione reale è la nausea.
Di conseguenza, sono e resto favorevole – in specie per reazione a personaggi ignobili da me conosciuti o comunque di cui ho avuto esperienza nella mia vita – alla scienza; anche quando usa tecniche che certo presentano pericoli, di cui non voglio ignorare né sottovalutare la portata; sempre minore però dell’ignoranza, incompetenza e approssimazione di gran parte dei catastrofisti e finti difensori della natura, della “vita”, magari anche dell’“embrione”. Si tratta, lo so, di imbonitori di diverso tipo, talvolta acerrimi avversari fra loro. Per quel che mi riguarda, non ho intenzione di distinguerli; sono tutti decisamente negativi per motivi che chiarirò più sotto, e quasi sempre assetati di notorietà, di soldi, di apparizione in ogni dove. Per coloro che li seguono, egualmente nefasti ma talvolta in buona fede, provo netta distanza e assai scarso apprezzamento; li sento più o meno simili a quelli che Marx bollava come lumpenproletariat, poiché ne sono l’edizione moderna in paesi dove non c’è più da lunghissima pezza la miseria ottocentesca.
Invito in specie i più giovani a non perdere il tempo (per fortuna non moltissimo) che ho sprecato io in sterili polemiche con questi imbroglioni sempre accettati dai dominanti per raccontare menzogne in TV, giornali, editoria; dominanti che sono in parte marci, in parte furboni che hanno capito di quali intellettuali corrotti devono servirsi per deviare qualche potenzialità ancora disponibile alla critica. Cercate di notare quali sono gli “ultrarivoluzionari”, i “sempre in trincea”, che sono ospitati in TV, pubblicati sul Corriere e Repubblica, editi da Boringhieri e Laterza. Individuerete gli intellettuali cialtroni, quasi tutti di sinistra più qualcuno di destra; etichette che d’altronde non denotano più nulla di sensato. L’importante per costoro è essere “alternativi”, magica parola che è come il ben noto “apriti Sesamo” dei 40 ladroni di Alì Baba.
Ricordo per ultimo che mi sono riferito all’Italia; ma se andiamo ad esempio in Francia, questi manutengoli del potere, “terribili alternativi”, sono almeno tanto numerosi che da noi. Ma passiamo oltre e mutiamo prospettiva.
 
2. Nel mondo bipolare (in cui vi era in realtà un terzo polo, la Cina, che comunque appoggiava di solito, salvo contrasti con l’Urss, le guerre di liberazione nazionale) si svilupparono imponenti processi del tipo della decolonizzazione (pur spesso seguita da pesanti forme di neocolonialismo). In ogni caso, il cambiamento del mondo è stato notevole. Tuttavia, per certi versi, è stato bloccato per quasi mezzo secolo il processo nei paesi del capitalismo avanzato, salvo la crescita economica indubbia, l’elevamento del tenore di vita delle popolazioni e l’omologazione delle forme capitalistiche (economiche ma anche sociali) a quelle della formazione dei funzionari del capitale di impronta statunitense. Non dico che simili fenomeni siano stati poco rilevanti, così come quelli dei costumi e abitudini sociali, totalmente mutati in pochi decenni. Sotto un altro aspetto, soprattutto per quanto riguarda il confronto politico e ideale, si ha invece la netta sensazione di un vero blocco con lenta e inesorabile degenerazione e marcescenza; una vita più tranquilla, al riparo da eventi bellici terribili come quelli della prima metà del secolo, accompagnata però da uno sbriciolamento del senso e dei valori dell’agire sociale. Il tutto fatto passare da altri imbroglioni quale “fine delle ideologie”.
Oggi, in tutta evidenza, la “storia” sembra riprendere faticosamente a scorrere anche nei nostri paesi, ma partendo da posizioni di autentica “bassa marea”, con la dimenticanza o la gravissima alterazione delle ideologie del passato e l’incapacità di formulare pensieri nuovi, di trovare vie per una prassi diversa. In quanto marxista, ho perso parecchio tempo a difendere una normale interpretazione di quel pensiero; anche quando, in realtà, ero ormai convinto della necessità di andare ben oltre. Il fatto è che non si può andare oltre il nulla; ed una serie di “riprese di Marx” (o del marxismo), anche di recente, sono il nulla. Sono talmente vergognose che non si capisce se sono frutto di ignoranza dei testi fondamentali del fondatore della “critica dell’economia politica” e dei suoi principali seguaci oppure se si tratta di effettiva disonestà e tentativo di compiacere i dominanti (appunto nelle Università, nell’editoria, nei media, ecc.) con l’annientamento del nocciolo critico dell’autore de Il Capitale; noto da sempre e per tutte le persone intelligenti e non truffaldine per questa fondamentale opera, che non ha per nulla prevalenti connotazioni filosofiche, anzi filosofico-morali, così come alcuni manipolatori cercano di far pensare.
Adesso ho deciso di lasciare perdere questi intellettuali, che si fingono “nuovi geni” interpretativi, poiché ritengo effettivamente indispensabile uscire dalla porta del marxismo (io da quella porta posso uscire e non da altre) per trovare nuovi significati non nell’interpretazione di una corrente di pensiero – lascio a chi vuol fare carriera accademica questo compito da “topi di biblioteca” – ma della nuova fase storica in via di svolgimento, punteggiata da eventi in corso di crescente complicazione e, in ultima analisi, più drammatici; pur se questo loro carattere non è sempre afferrabile di prim’acchito. Bisogna in qualche misura economizzare le forze e non disperderle dietro ai cialtroni intellettuali odierni, in specie quelli che si fingono critici e “alternativi”, i più disonesti di tutti. Sono come i criminali che si allontanano dal luogo del delitto, separandosi per dividere anche gli inseguitori; cosicché in quel luogo tornino poi i delinquenti principali (dominanti) per completare l’opera.
Gli intellettuali “di sinistra” (o i “destri” che li imitano nell’essere “alternativi”) sono i sicari, quelli dei “trenta denari” pagati loro per confondere le tracce. E’ invece decisivo fare attenzione a quelli che li assoldano, riempiendoli di onori fittizi affinché funzionino da depistatori. Sono certo che chi mi legge sa subito chi sono questi ultimi, ne conosce i nomi: del resto basta leggere qualche giornale dell’establishment, seguire qualche programma delle TV dette berlusconiane e invece impestate da questi impostori “di sinistra”, basta guardare ai titolari delle cattedre, soprattutto di storia e filosofia (le due materie principali che questi Dulcamara sono in grado di insegnare, pervertendo la verità che urlano ai quattro venti). Meno semplice è seguire i veri dominanti, i veri cervelli che val la pena di ascoltare perché da loro comunque s’impara, anche combattendoli. Sono quelli che meritano rispetto; ma sono “politicamente scorretti” e quindi invisi al sedicente “popolo di sinistra”, questo cancro dei paesi ad alto sviluppo capitalistico, ma soprattutto del nostro.
 
3. Tutto è quindi falsato in questi nostri paesi di completa decadenza intellettuale. I “politicamente corretti”, che passano per “alternativi”, fingono di essere critici della cultura dei dominanti e dunque, con errata traslazione, del loro potere. In realtà essi sono profumatamente pagati (non solo in “vile” denaro, spero mi abbiate capito) dai dominanti per incanalare ogni critica lungo vie che si perdono nel pantano dell’imbecillità “di sinistra” (con, lo ribadisco, alcuni “destri” altrettanto fasulli al seguito). Essi polemizzano con i cervelli pensanti dei dominanti, quelli che hanno cognizione di ciò che stanno dicendo e manifestano presa effettiva sulla realtà della fase attuale. Sono questi ultimi che noi dobbiamo seguire, imparando la loro lezione di realismo per poi cercare vie diverse, spesso contrapposte, ai fini di una critica adeguata delle strategie effettive svolte dai dominanti; quelli veri, quelli dei nuovi poli in formazione, non certo i subdominanti (tipo gli inglesi, gli organismi europei, i finanzieri weimariani succubi di quelli statunitensi, gli industriali “decotti” delle passate ondate dell’industrializzazione, con tutto il corteo dei loro sicari: i politicanti corrotti e gli intellettualoidi venduti, ecc.).
Questa è la nostra principale difficoltà, la stessa che abbiamo anche nel seguire, criticamente, la politica in questo nostro paese, forse il più disastrato d’Europa riguardo ai problemi di cui sto parlando. Sappiamo attraverso quali processi storici, già nel blog ampiamente trattati, si è formata da noi una sinistra di semplici rinnegati (reclutata con l’appoggio di un colpo di Stato giudiziario), una sinistra senza più tradizioni né storia, quindi un ammasso informe che è assurdo etichettare in tal modo. La destra si è formata per mera reazione (impersonata da un individuo nemmeno facente parte della sfera politica, bensì di quella industriale) nei confronti della sinistra dei rinnegati; attorno a questa accozzaglia, nata dalla reazione in oggetto, si sono poi aggrumati partiti “storici” come il Msi (anch’esso però datosi subito al pieno rinnegamento di ogni suo passato e tradizione, valori, ecc.) e la Lega, di fresca fondazione e radicamento in una sola parte d’Italia.     
La nostra ferma intenzione è quella di discutere di problemi politici della fase – oltre a quelli teorici indispensabili ad approntare nuovi strumenti di valutazione e scelta d’azione – con riferimento particolare alla situazione internazionale, a nostro avviso prioritaria dato il condizionamento estero che subisce l’Italia (ancor maggiore che nell’epoca del bipolarismo), ma certamente anche interna. Siamo indubbiamente critici di tutta una serie di prese di posizione dell’attuale maggioranza governativa sul piano estero (in particolare quelle favorevoli a Usa e Israele e contro il mondo arabo, l’Iran, l’Afghanistan, l’Irak e via dicendo). Siamo però ancor più critici sul piano interno. Tuttavia, siamo intrigati, nelle nostre valutazioni e analisi, dalla presenza della sedicente sinistra (che tale non è), un vero nido di traditori e rinnegati che ormai sono apertamente per il caos onde impedire qualsiasi funzionamento degli apparati di governo del paese. Nessuna critica costruttiva, solo tentativo di arrivare alla sovversione impolitica, sempre per via giudiziaria e di colpi di mano mascherati, ma la cui provenienza estera – dalla parte degli Usa – è per noi fin troppo evidente; con l’appoggio, altrettanto lampante, del peggiore capitalismo che succhia parassitariamente la produzione del popolo effettivamente lavoratore, con una parte della quale alimenta e mantiene, direttamente o per vie traverse, tramite la spesa pubblica – delle cui distorsioni e ampiezza abbiamo messo in luce la storia e le motivazioni politiche (compromissorie) di lunga data – una quota eccessiva della popolazione, che costituisce la base elettorale dei suoi sicari nella sfera politica e culturale.
Torniamo così “a bomba”, al primo paragrafo; perché di tutte queste distorsioni, qui solo accennate (e del resto abbiamo già scritto molto in proposito), fanno parte anche le mene cialtronesche dei catastrofisti, ambientalisti, e via dicendo. Per carità, si tratta soltanto di una parte, nemmeno la principale, del complesso dei diversivi che tali imbroglioni ci ammanniscono; ma contribuisce comunque a sviare il discorso dall’effettiva critica cui ci si vorrebbe dedicare, fa perdere tempo in rivoli secondari. Questa la funzione di simili correnti di pensiero “alternative”. Per questo, le disprezziamo e trattiamo a pesci in faccia. E non ci si dica che “buttiamo il bambino con l’acqua sporca”. Non c’è bambino che tenga di fronte all’acqua sporca pagata dai dominanti per intorbidare la vista di chi li vuol criticare per le loro effettive manovre in quest’epoca di incipiente multipolarismo. Intanto, buttiamo l’acqua sporca; se il bambino è sano, resisterà, anzi crescerà meglio quando si formuleranno – in teoria e in pratica (politica) – le critiche adeguate a coloro che, in questa fase, “fanno la storia”, ma la fanno a modo loro, da dominanti quali sono. E sia chiaro: alcuni dominanti meritano di esserlo perché dimostrano di possedere un cervello (per nulla affatto “alternativo” secondo le pretese di intellettuali ciarlatani); altri sono subdominanti, quelli che pagano i ciarlatani. Impariamo a distinguere e, nei limiti del possibile, ignoriamo i buffoni così tanto numerosi in Italia.
Per questi motivi, saremmo favorevoli a che qualche colpo di mano, di tipo contrario a quello tentato dagli eversori (i “viola”), eliminasse radicalmente questo grave disturbo rappresentato dalla finta sinistra; in modo che fosse infine consentita la formazione di una reale opposizione alle mene dei gruppi subdominanti italiani. Solo lo schiacciamento della sinistra (che lo è per pura etichetta) aprirebbe gli spazi per una chiara e non putrida critica di questi subdominanti. Purtroppo la strada è lunga. Ogni critica diversiva è fonte di una falsa e menzognera opposizione di “sistema”. Una di queste critiche diversive è precisamente quella degli ecologisti e ambientalisti, dei decrescisti e via dicendo. Non consideriamo completamente persi coloro che vi si dedicano, ma certo non suscitano i nostri entusiasmi; speriamo siano in buona fede, ma certamente stanno facendo perdere troppo tempo. La fase in cui stiamo entrando non aspetterà le loro fobie e idiosincrasie, i loro terrori catastrofisti. Per questo, in ogni caso ce ne allontaniamo e li guardiamo con sincera antipatia.
Preferiamo trattare altri problemi più impellenti, a meno che questi chiacchieroni non si mettano a rompere eccessivamente le scatole con la loro petulanza, schierandosi in continuazione con i cialtroni “alternativi”. Questi ultimi devono essere spazzati via. E questo lo sosterremo sempre; sono una fonte di disturbo e di diversione, a sostegno della sinistra del tradimento e del caos nelle sue mene di pura sovversione al servizio dei predominanti statunitensi. Chi la aiuta merita le stesse critiche e i più sentiti auguri di subire infine una robusta disinfestazione. Dobbiamo poter lavorare seriamente ad una critica politica, con più precisa individuazione della fase e dei suoi compiti: internazionali e interni. Lasciamo perdere gli imbroglioni, e ultra-banali, “alternativi” e confrontiamoci invece con l’effettiva “materia grigia” dei dominanti.