Dum Romae consulitur ….

fonsai

Le notizie che accostiamo sono due. La richiesta del custode giudiziario dei fondi offshore dei Ligresti di un’assemblea straordinaria di Premafin per ridiscutere l’acquisizione di Fonsai da parte di Unipol e l’acquisizione da parte del fondo britannico Pamplona del 5% di Unicredit.

Tralasciamo tutte le tecnicalità che si ingarbugliano attorno alla richiesta, abbastanza inattesa, del curatore giudiziario di una quota di Premafin. La sostanza è che essa può ritardare l’aumento di capitale necessario a Fonsai, e predisposto dalle Coop tramite Unipol, per rispettare i parametri necessari alla sua sopravvivenza e quindi può portarla al fallimento. Immaginiamo con grande dispetto di Mediobanca, grande regista dell’operazione di fusione Unipol-Fonsai come già scritto su questo blog nel maggio scorso [http://www.conflittiestrategie.it/lantitrust-contro-mediobanca-scritto-da-red – 28.4.2012]. Nel frattempo Mediobanca aveva licenziato l’ad di Generali, Perissinotto, con l’accusa ridicola di aver fatto perdere valore all’azienda, in realtà perché reo di sospetta collusione col nemico Sator-Palladio nella vicenda Unipol-Fonsai. Mediobanca insieme a Unicredit sono i maggiori creditori di Premafin.

L’operazione di sistema immaginata da Mediobanca prevedeva un’uscita onorevole per i Ligresti, che sarebbero rimasti azionisti, seppure senza incarichi, del nuovo soggetto unificato e garantiti da azioni di risarcimento. Ed è proprio qui che Mediobanca ha dovuto cedere: i Ligresti devono uscire a mani nude e Premafin deve dimostrare di agire concretamente contro la loro gestione “in difesa degli altri azionisti”, così ha sentenziato CONSOB.

Una conclusione in famiglia con le Coop sedute nel salotto buono e Mediobanca incontrastato mediatore della finanza italiana sembra definitivamente tramontata. Che paghino i Ligresti, con pubblica gogna e annessi processi giudiziari (la cui “conclusione” è scontata …), fa parte delle necessità d’immagine di un sistema regolatorio italiano che deve fare spazio ed accogliere nuovi protagonisti.

E sulla qualità di tali nuovi protagonisti Massimo Mucchetti sembrerebbe non avere dubbi. Delle quattro ragioni da lui elencate per definire “seria” la scalata estera a Unicredit, se ne può aggiungere a nostro modesto parere un’altra. Basta notare che Unicredit è il principale azionista di Mediobanca con l’8,7% (cui seguono i francesi di Bollorè e Groupama) che a sua volta è il principale azionista di Generali (13,2%).

Conclude M. Mucchetti: “L’unica difesa è nelle mani del governo e della Banca d’Italia se, all’unisono, sapranno interpretare senza complessi di inferiorità verso nessuno (sic) i requisiti qualitativi dei nuovi azionisti.”  Peccato che il governo italiano si chiami Monti ma si declini Obama.

La finanza anglosassone insieme ai fondi sovrani degli Emirati, con poca spesa, si assicura una posizione privilegiata per il controllo della finanza italiana, neutralizzando, en passant, le mire francesi. Il fatto che il fondo Pamplona si sia fatto finanziare a sua volta da Deutsche Bank, che ha “una struttura patrimoniale fortemente squilibrata sulla finanza. È la più americana delle banche dell’Europa continentale. Fu la prima a dare pubblico avvio alla vendita dei titoli di Stato italiani”, aggiunge un po’ di pepe alla vicenda, ma non cambia la sostanza della vicenda complessiva.

Forse Unicredit non sarà Sagunto, ma intanto sono scesi in campo i protagonisti veri, lasciando alla finestra i comprimari (vedi AXA e ALLIANZ).

Riferimenti:

http://www.corriere.it/economia/12_giugno_27/mucchetti-caccia-a-unicredit_8727256a-c019-11e1-931f-9ffeafa6de3c.shtml

http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-27/comunicato-premafin-092358.shtml?uuid=Ab4taryF

 

Roma, 27.6.2012