E LE FOIBE?

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E le foibe? Le foibe sono il solito rozzo argomento che i nostalgici di destra usano per rintuzzare i nostalgici di sinistra che li accusano di crimini fascisti e nazisti. Succede pure oggi, dopo la scoperta di una nuova foiba in Slovenia. Quotidiani e politici di una certa area ne hanno prontamente approfittato per denunciare “i criminali comunisti guidati dal Maresciallo Tito”, come ha scritto un leader di partito sulla sua pagina Fb. Tuttavia, non si combatte un cretino diventando un cretino e mezzo. Un cretino si respinge facendo buon uso della ragione storica, soprattutto, a molti anni di distanza da certi tragici avvenimenti. Gli statisti di quel periodo atroce di conflitti non possono essere definiti “boia”, epiteto troppo in voga sui giornali per etichettare capi di Stato scomodi, poiché nessuno di loro lo è stato. Nemmeno quelli che hanno perso e sono stati coperti d’infamia ben oltre quanto appurato e documentato (dai vincitori). Non vado oltre ma ci siamo intesi. I “crimini” dello Stato non sono nemmeno tali. Solo chi non comprende la sua natura di “apparto di apparati” che monopolizza l’esercizio della forza e della “egemonia corazzata di coercizione” (Gramsci) cade in un abbaglio del genere. Lo so che viene insegnato altro, che lo Stato sarebbe organo “contemperatore” degli interessi generali o, anche, di armonizzazione delle istanze dei vari gruppi sociali, oppure ancora di distribuzione di garanzie sociali. Ve lo insegnano ma mentono. In ogni caso, gli Stati non sono sistemi delinquenziali, tipo la mafia, e questo anche quando commettono quelli che ci appaiono “delitti” brutali. Sia chiaro che da un punto di vista morale, assassinii e stragi tali restano, azioni certamente esecrabili, ma applicare il moralismo alle questioni di Stato, per di più in una fase di guerra, è esercizio da anime belle o da “partigiani” del “giorno dopo”. Quelli che dopo Piazzale Loreto, fatto altrettanto indegno, da fascisti si straformarono istantaneamente in democratici. Un tempo, politici e giornalisti non erano così scemi quanto oggi. Non si buttavano su temi complicati, ai quali non sono avvezzi, con tanta crassa ignoranza e opportunismo. Prendete, ad esempio, la dichiarazione di un Cossiga: “Ho difeso apertamente la coerenza di quel partigiano comunista che al recente congresso dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia ha difeso con orgoglio le «foibe» ed i compagni comunisti jugoslavi, tra gli applausi onesti, coerenti e sinceri dei vecchi partigiani”.
La vecchia classe politica che aveva vissuto in prima persona quei momenti drammatici riusciva a comprendere. Non soltanto emotivamente, si badi bene, ma storicamente e socialmente. Oggi, invece, che siamo governati da spaventapasseri e da giornali ridotti alla carta straccia sentiamo dire amenità che fanno cascare le braccia. Come scriveva giustamente La Grassa qualche anno fa sull’argomento: “…Il fascismo non popolò di italiani quelle zone (così come fece in Alto Adige)? Crediamo ancora che [gli italiani] siano “brava gente”, che “aiutino” le popolazioni sottoposte al loro dominio coloniale? Ci siamo scordati quello che abbiamo combinato in Libia, in Etiopia (gasificando le popolazioni), in Albania, in Grecia e, per l’appunto, in Jugoslavia? E pensavamo di essere trattati con i guanti? Siamo forse di una specie “superiore” che non può essere maltrattata da una presunta “inferiore”? E possiamo con tanta leggerezza parlare di “pulizia etnica”? Fino a prova contraria, eccessi ce ne sono sempre stati, e sempre ci saranno, durante guerre, rivoluzioni, sconvolgimenti politici e sociali, ecc. …Nelle foibe non metto in dubbio che siano stati buttati persino innocenti o comunque alcuni che non meritavano la morte (come non la meritavano i serbi uccisi dalla d’alemiana “difesa integrata”, cioè dai bombardamenti aerei compiuti al seguito degli USA nel 1999; qualche autorità italiana, e in primo luogo l’attuale “indignato” Ministro degli Esteri, ha chiesto scusa e perdono per quei morti?). Ci saranno stati anche, come durante la Resistenza italiana (ed in ogni rivolgimento politico-sociale), vendette personali, regolamenti di conti, persino omicidi per appropriarsi della “roba”. I giudizi complessivi su eventi storici di quella portata si emettono in base a tali iniquità inevitabili? Si parla poi di “rivalsa sociale”. La rivoluzione compiuta dai comunisti di Tito (qualunque giudizio si voglia dare su di essa, magari anche assai negativo) non può però essere considerata in nessun caso una semplice rivalsa sociale…”
Purtroppo, i “destri” non riescono a fare a meno di cadere nel tranello teso loro dai “sinistri”, i quali la buttano in “caciara” sul passato per coprire la verminosa contemporaneità, e se non è ciò dobbiamo allora considerarli in solidarietà antitetico-polare con quelli nel propalare vecchi rancori e odi per coprire le loro responsabilità attuali, che sono gravissime. Basta lacrime di coccodrillo, finti buoni sentimenti e stantie recriminazioni. Bisogna guardarsi intorno, e non indietro, per identificare i veri farabutti che, hic et nunc, stanno massacrando l’Italia.