Edificio BRIC: Brasile, Russia, India, Cina


Aurobinda Mahapatra (India) Strategic Culture Foundation http://en.fondsk.ru/article.php?id=1395 19.05.2008
La riunione tra Brasile, Russia, India e Cina (BRIC), avutasi per la prima volta ufficialmente, nella città russa di Yekaterinburg il 16 maggio 2008, è un momento di definizione negli annali delle politiche internazionali. Il successo probabile del BRIC, fortificherebbe la struttura pluralistica emergente dell’ordine internazionale in modo più decisivo.
La Russia, che fa parte dell’Europa e dell’Asia, già è emersa come forte potenza, malgrado le difficoltà. Similmente, la Cina e l’India stanno emergendo come le principali potenze economiche presenti in Asia, per i prossimi anni venturi. Ed il sudamericano Brasile, che aderisce al gruppo, aggiungerebbe non soltanto una dimensione internazionale e policentrica all’iniziativa, ma inoltre apre la possibilità del gruppo di emergere come sede della potenza economica e di compensazione globale.
Il portavoce del ministero degli esteri russo, ha osservato, ai margini della riunione, che il “BRIC unisce i centri di sviluppo economico principali e più della metà della popolazione del mondo, il cui ruolo negli affari internazionali si svilupperà.”
La riuscita della cooperazione economica fra questi paesi, probabilmente aiuterebbe la Russia a non preoccuparsi molto per il commercio del proprio petrolio e gas, con l’ovest o il proprio fragile equilibrio dei rapporti con i paesi dell’UE come Francia e Regno Unito. Ma, la sua sostenibilità e robustezza dipenderebbe da fin dove i quattro paesi possano controllare i propri interessi, con un obiettivo generale in una struttura dal gioco della somma ‘non-zero’, nella cooperazione economica.
Come previsto con la partecipazione dei ministri degli esteri dei quattro paesi, il loro bottino politico, probabilmente, si svilupperà ulteriormente. La riunione ha richiesto un’apertura nuova nei colloqui fra Belgrado e Pristina per moderare la situazione violenta nei Balcani. Similmente, sulla questione dell’Iran questi paesi hanno richiesto la mediazione internazionale per trovare un terreno centrale, invece di usare qualunque genere di coercizione.
In effetti, il vantaggio nell’unione per i quattro paesi, è enorme. È con un riesame, si può dire che ciò che Goldman Sachs ha predetto nel 2003, è ora una realtà. Goldman Sachs aveva predetto che entro l’anno 2035, l’insieme delle economie dei paesi di BRIC, avrebbe sorpassato l’economia del gruppo dei G-7 più prosperosi (tranne la Russia). L’insieme della popolazione di questi quattro paesi, in particolare dell’India e della Cina, sorpassa per più della metà tutta la popolazione del mondo, con un mercato di consumatori enorme ed in crescita rapida.
Il P.I.L. unificato di questi quattro paesi è circa pari ai 15,5 trilioni di dollari degli Stati Uniti. La Cina ha una riserva di divise estere di oltre 1,5 trilioni di dollari, la Russia ha riserve di divise estere di circa di 500 miliardi di dollari, l’India ha circa 300 miliardi e il Brasile intorno ai 200 miliardi di dollari.
Secondo il FMI (fondo monetario internazionale), nel 2007, il P.I.L. unito di questi quattro paesi costituisce il 12 per cento del P.I.L. globale.
Durante gli scorsi due anni, gli stock in questi paesi sono aumentati del 70 per cento ed i mercati si sono sviluppati a un tasso del 42 per cento. Quindi, quando gli Stati Uniti dicono che la classe media indiana e cinese si sta sviluppando velocemente, e sta consumando velocemente, ciò, in se, dimostra il riconoscimento americano che le economie dell’India e della Cina sono in veloce espansione.
In secondo luogo, tutti questi quattro paesi possono lavorare insieme per fare fronte alle richieste di ciascuno.
La Russia ha le più grandi riserve di gas naturale e le seconde riserve più grandi di petrolio. D’altra parte, l’India e la Cina sono paesi affamati di energia. Quindi, con questa retroterra, è naturalmente possibile che India e Cina possano soddisfare i bisogni del mercato dei consumatori in Russia e nel Brasile, la Russia ed il Brasile possono soddisfare le esigenze per la materia prima e l’energia degli altri due paesi. L’India ha alte capacità IT e la forza lavoro e la voluminosa produzione cinese delle merci, possono essere complementare all’economia russa e brasiliana.
In terzo luogo, le questioni internazionali che riguardano la crisi di Kosovo, il movimento verso l’est, particolarmente quello recente della NATO, che corteggia l’Ucraina e la Georgia, la questione dell’Iran, ecc. possono essere affrontate e giudicate su una base collettiva. Mentre la Russia e la Cina sono membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, l’India ha un peso notevole fra i paesi del terzo mondo. È indubitabile che la politica collettiva di queste quattro potenze può dare scacco matto a tutte le azioni unilaterali, e in violazione della Carta delle NU.
In quarto luogo, questi paesi possono lavorare insieme per affrontare le minacce internazionali come il traffico di droga, terrorismo e trovare una formula di base comune per le questioni quali l’ambiente, il cambiamento del clima, la scomparsa dell’ozono, la non proliferazione delle armi, la sicurezza energetica e dell’alimentazione, ecc.
Si può accennare, qui, che quasi tutti questi paesi hanno sofferto la minaccia del terrorismo. Sia il Kashmir in India, la Chechnya in Russia o lo Xinjiang in Cina, questi paesi hanno affrontato la violenza terroristica.
Il BRIC è nella propria infanzia.
La domanda più pertinente che deve essere fatta è: quanto lontano, questo corpo nascente, andrebbe nel rendere un sogno collettivo, una realtà pratica? (comunque l’idea è venuta prima, quando i ministri degli esteri, di questi paesi, si riunivano ai margini delle riunioni delle NU nel 2006 e nel 2007).
Ciò nonostante, vi è bisogno di sottolineare che, questi paesi, dovrebbero superare le rivalità bilaterali, per poter svolgere un ruolo più responsabile e più reattivo, per interagire nell’arena internazionale. Se è la questione dei confini dell’India con il probabile accerchiamento della Cina o, dell’India da parte della Cina, attraverso il Karakoram e il porto di Gwader, in Pakistan, o attraverso l’Oceano Indiano; o la rivalità cinese-russa e la questione dell’emigrazione di massa cinese nella Siberia del sud ed altre questioni conflittuali, tutte questioni che è necessario siano osservata da una più vasta prospettiva.
Ci sono inoltre timori che gli alti tassi di corruzione, in questi paesi, e gli stridenti regolamenti contro l’investimento straniero, possano impedire le prospettive di uno sviluppo veloce di tali economie. Tuttavia, se il BRIC intende aumentare il suo ruolo d’equilibrio globale e come ricettacolo della potenza economica, gli stati membri dovranno lavorare insieme, in una struttura più costruttiva e più collaborativa.
Dott. Debidatta Aurobinda Mahapatra, facoltà di ricerca del centro per gli studi eurasiatici centrali, università di Mumbai (India).
Traduzione di Alessandro Lattanzio http://www.aurora03.da.ru/
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Guerra civile in Georgia – parte 1
Mosca (UPI) 14 maggio 2008
Gli analisti stanno dibattendo attivamente sui risultati possibili di un conflitto armato fra la Georgia e la repubblica auto-proclamata di Abkhazia, che è seceduta dalla Georgia nel 1992. Senza esaminare i piani d’azione più pessimistici, che prevedono un conflitto nucleare fra la Russia e la NATO, proviamo a predire i risultati possibili di un conflitto Georgiano-Abkhazo.
Nel tardo 2007, le forze armate georgiane avevano circa 33.000 ufficiali e soldati, compreso un esercito di 22,000 effettivi che comprende cinque brigate ed otto battaglioni autonomi. Queste unità hanno più di 200 carri armati, compresi 40 T-55 e 165 carri armati T-72 che attualmente sono in revisione. L’esercito georgiano, inoltre, ha 180 veicoli di combattimento per la fanteria e veicoli corazzati per il trasporto di personale, come pure altri 20 veicoli corazzati, 120 pezzi d’artiglieria con calibro di 122 – 152 millimetri, 40 lanciarazzi multipli e 180 mortai, compreso 60 mortai da 120millimetri e 120 mortai con calibro 82 millimetri. Anche se l’aeronautica georgiana ha 10/12 Sukhoi Su-25 Frogfoot da attacco al suolo, solo quattro o cinque di loro sono operativi. Inoltre ha 15 addestratori di produzione Ceca L-29 e L-39, che possono essere convertiti in aerei leggeri di attacco e 30 elicotteri, compresi 8 elicotteri cannoniere Mi-24.
La marina georgiana ha 10 motoscafi di tipi differenti, compresi due unità lanciamissili. Uno di loro è simile a Le Combatant di produzione Francese e trasporta quattro missili anti-nave Exocet. E il natante di produzione Sovietica Progetto 206-MR, ha due missili P-15M. Tuttavia, la loro operatività è dubbia.
I militari georgiani affrontano una forza Abkhaza di auto-difesa di 10000 effettivi che maneggiano 60 carri armati, compresi 40 carri armati principali da battaglia T-72 e 85 pezzi e mortai d’artiglieria, comprese parecchie dozzine con calibro da 122/152 millimetri e 116 veicoli corazzati di tipi differenti.
L’esercito Abkhazo ha inoltre numerose armi anti-carro, varianti dei lanciagranate a razzo RPG-7 e missili guidati anti-carro armato Konkurs-M. Ancora, la repubblica separata ha uno o due bombardieri tattici Sukhoi Su-24 Fencer, un caccia MiG-23, cinque aerei da attacco al suolo operativi Su-25, tre – quattro addestratori da combattimento L-39 e tre – quattro elicotteri.
Anche se, alcune fonti dichiarano che l’Abkhazia possiede uno o due caccia Sukhoi Su-27 Flanker, questo sembra improbabile. La marina Abkhaza ha più di 20 motoscafi armati di mitragliatrici e cannoni di piccolo-calibro.
L’esperienza nel conflitto Georgiano-Abkhazo del 1992-1993 indica che persino le piccole unità possono resistere a lungo a forze nemiche superiori, nelle zone montagnose. Di conseguenza, il risultato di tutto l’ipotetico conflitto dipenderebbe dagli aggressori, dal livello di addestramento militare e dall’influenza di terzi, soprattutto unità russe della forza di mantenimento della pace degli stati della CSI.
(Ilya Kramnik è un commentatore militare per RIA Novosti. Questo articolo è ripreso con il permesso di RIA Novosti. Le opinioni espresse in quest’articolo sono l’autore e non necessariamente rappresentano quelle di RIA Novosti.)
Traduzione di Alessandro Lattanzio http://www.aurora03.da.ru/
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Il Pakistan: Implicazioni della rottura della coalizione
Talat Masood (Pakistan) Strategic Culture Foundation http://en.fondsk.ru/article.php?id=1393 19.05.2008
Il Pakistan è, ancora una volta, immerso in una crisi profonda, poichè la coalizione di PPA e di PML (n) non è riuscita a risolvere il problema della reintegrazione dei giudici. L’euforia che ha afferrato la nazione, dopo le elezioni del 18 Febbraio 2008, e la quantità tremenda di buona volontà che tracimava internazionalmente, in gran parte si è volatilizzata e il paese affronta un periodo di incertezza.
Tutte le iniziative pratiche, intraprese dal governo, si sono dimostrate inefficaci da quando ha iniziato, poiché profondamente distratto dalla polemica sui giudici. Ciò che rende le cose più difficili, è che anche il governo precedente, negli ultimi diciotto mesi, era stata vittima della paralisi istituzionale. Naturalmente la questione del giudice è centrale nella crisi corrente, ma ci sono questioni molto più vaste, e che sono in gioco nella lotta continua per il potere.
L’indebolimento delle forze democratiche civili non significa, necessariamente, il rafforzamento del presidente Musharraf. Senza dubbio, avrebbe spazio politico supplementare per manovrare, ma a che scopo?
Con il governo che s’indebolisce e le strutture dello stato che si sbriciolano, le leve per esercitare il potere diminuiscono. In ogni caso, la politica non è necessariamente un gioco a somma zero. La direzione del PML (n), riteneva che la riabilitazione dei giudici, avrebbe sfidato la legittimità del presidente, portandolo all’emarginazione. Sul mutato piano d’azione, è probabile che parteggi completamente per gli avvocati ed il movimento civile della società, per il ripristino dei giudici e per esercitare, simultaneamente, una pressione per le dimissioni del presidente.
L’amministrazione Bush considera, ancora, il presidente Musharraf come l’interlocutore migliore nella guerra al terrore e lo sostiene col ruolo di stabilizzatore fra le forze politiche avversarie. La realtà, sul terreno, è opposta e alla fine, il presidente Musharraf e gli USA si rendono più impopolari presso le masse, e ciò neanche aiuta la guerra al terrore o la stabilità del Pakistan.
La posizione del PPA, sulla questione dei giudici e la percezione del suo accordo o almeno, dell’ammorbidimento verso il presidente Musharraf, ne sta corrodendo la credibilità e popolarità. La direzione del PPA perderebbe molto, se scartasse i propri agganci ideologici.
Ultimamente, i capi che rappresentano l’anima e lo spirito del partito, e hanno le basi fra la gente, che sembra vengano emarginati, dovrebbero essere recuperati e reintegrati nel processo decisionale centrale. È così cruciale per la coesione nazionale, che il PPA li tiene assieme, in questo momento critico, e guida con chiarezza la nazione, sulle questioni di corta e di lunga durata.
Le circostanze hanno messo il sig. Zardari nel ruolo di capo più potente del paese. Deve cogliere il momento, allineando il partito con le forze positive e progressive, che stanno cercando un cambiamento genuino nel nostro paesaggio politico e sociale. Il consiglio dall’America, capitali europei o per quella materia, da Cina o dai paesi musulmani, sono benvenuti, ma le risposte e le soluzioni ai problemi del Pakistan vanno trovate all’interno, se devono essere accettabili e durature. Il PPA può essere giustamente fiero di essere l’unico partito che ha ramificazioni in tutte e quattro le province ed ha fatto sacrifici enormi, in passato, per guadagnarsi tale posizione, compreso il martirio dei propri due massimi dirigenti. Ma in un ambiente interno ed esterno altamente dinamico, vivere sopra gli allori ed il capitale politico residuo non è sufficiente.
Il sig. Nawaz Sharrif ha dichiarato che il suo partito continuerà a sostenere il PPA in Parlamento, ed a perseguire, senza sosta, la causa dei giudici esternamente.
Si ritiene che il PML (n) si allinei con l’PDM, gli avvocati e la società civile, in questa lotta ed in quella che, infine, lancerebbe contro il governo. Con questa contraddizione principale, che non è difficile da prevedere, non passerà molto prima che i due partiti si separino.
Il Punjab è la chiave di volta della politica e dell’economia del Pakistan. Nel caso che le tensioni s’intensifichino fra PPA e PML (n), sarà possibile governare e lavorare con il Punjab ostile? Potrà ciò, portare al dominio del governo od a un nuovo stato repressivo?
A partire da ora, Nawaz Shariff, prendendo una chiara posizione sulla questione dei giudici, che restando fedele al suo impegno e resistendo alle pressioni esterne, diverrebbe un capo per bisogno. Al contrario il PPA sta dando l’impressione di trivializzare la reintegrazione dei giudici.
Già ci sono fratture nella federazione, dall’insurrezione in Baluchistan e dall’indebolimento dello stato nella fascia tribale del NWFP.
La frattura della coalizione ha indebolito la posizione contrattuale del governo, mentre trattava con le tribù
insorgenti in Baluchistan e con i militanti radicali sul confine occidentale. I militanti nel FATA, probabilmente
espanderanno ed approfondiranno la loro influenza, con la caduta della coalizione. Niente li soddisfa più di un governo inefficace e debole e di un ambiente politico e sociale diviso. I gruppi radicali prosperano quando i governi non riescono a fornire sicurezza, giustizia, possibilità d’impiego e sicurezza alimentare al popolo.
L’operazione di costruzione del consenso nazionale “sulla guerra con terrore”, probabilmente sarà più ardua. Tanto più, ciò dipenderà da come, il governo PPA affronterà queste situazioni.
I gravi problemi economici, accoppiati con la crisi politica, sono una miscela esplosiva. La posizione fiscale è deteriorata a causa delle politiche lassiste del governo precedente e dal clima economico globale avverso. In un recente seminario, l’eminente economista Hafiz Pasha ha precisato che il deficit fiscale potrebbe aumentare al livello allarmante del 9 e 1/2%, più del doppio del minimo richiesto per la stabilità macroeconomica.
Il deficit commerciale, inoltre, raggiungerà probabilmente l’8 e 1/2 %. Alta inflazione, crescita rapida dei prezzi di alimentari e del petrolio, lunghe ore per l’esecuzione di lavori, stanno generando acute difficoltà a milioni di persone nel Pakistan. Tutte queste sono questioni ardue politiche ed il governo dovrà affrontare di petto queste sfide per evitare l’agitazione sociale e la violenza politica.
I nostri capi dovranno inventare delle vie per permettere al Pakistan di sopravvivere e prosperare in una situazione interna e regionale caotica, accoppiata ad un ordine internazionale altamente aggressivo. Il modo migliore di farlo è trovare vie di cooperazione piuttosto che di confronto.
Tenente Gen. Talat Masood, ex segretario alla produzione della difesa, Ministero della difesa, Pakistan. Professore esterno, università di Bradford, Regno Unito.
Traduzione di Alessandro Lattanzio http://www.aurora03.da.ru/
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