Enrico Mattei, un ricordo nel libro di Nico Perrone

Enrico_Mattei

Pubblico qui un estratto su Enrico Mattei dal libro di Nico Perrone, Capitalismo predatore, in occasione dell’anniversario della sua morte. Perrone è stato il mio relatore di laurea nonché collaboratore dello stesso Mattei.

Enrico Mattei (Acqualagna, Pesaro, 29 aprile 1906-Bascapé, Pavia, 27 ottobre 1962). “Enrico Mattei… era consapevole del ruolo strategico dell’energia e del petrolio per la ricostruzione e la modernizzazione del Paese e per la collocazione dell’Italia nei futuri scenari europei e internazionali. La sua operazione non fu perciò di liquidazione ma di rilancio. Intensificò l’attività di perforazione che porterà nel 1948 alla scoperta di un nuovo giacimento di gas naturale vicino a Ripalta (Cremona); nel 1949-52 in Val Padana furono scoperti numerosi altri giacimenti. Tra il 1946 e il 1950 la produzione italiana di gas aumentò da 20 a 305 milioni di metri cubi, e tra il 1949 e il 1951 la rete di distribuzione si espanse da 354 a 1.266 chilometri. Il piano strategico elaborato da Mattei portò, insieme alla nazionalizzazione delle ricerche nella Val Padana, alla costituzione dell’Eni nel 1953, una holding petrolifera di Stato. Fu creata una grande rete metanifera che ridusse il peso della bilancia estera dell’energia sull’economia del Paese, facilitando e accelerando la sua modernizzazione. Inoltre, per supplire alla carenza di petrolio in Italia, Mattei instaurò rapporti di cooperazione verso i Paesi arabi e del Nord Africa e si mosse in modo autonomo verso quelli del blocco socialista.
La storia conferma il contributo decisivo che Mattei, con la fondazione e il rapido sviluppo dell’Eni, diede all’ascesa economica dell’Italia dopo la sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Fatti che segnarono molto positivamente la storia italiana, facendola entrare tra i protagonisti della lotta per il controllo delle fonti energetiche e nel mondo dei grandi affari internazionali. Era un discorso dal quale pareva che l’Italia dovesse rimanere esclusa, ma che la vide tornare invece temuta protagonista.
Fra i massimi produttori occidentali di petrolio – principalmente Usa e Regno Unito – esisteva una sorta d’intesa non formalizzata che escludeva altri Stati da quel grande business, con qualche eccezione solo per la Francia e l’Olanda. L’Italia non era parte di quell’accordo sostanziale, perché non veniva neppure presa in considerazione. Mattei infranse quell’intesa e quell’equilibrio mediante l’Eni, e nei fatti fece entrare l’Italia nei grandi affari petroliferi internazionali. Lo strumento utilizzato fu quello, insidiosissimo, di alterare la tradizionale ripartizione degli utili petroliferi fra Stati produttori e imprese estrattrici, a favore dei primi. Pareva un obiettivo impensabile. Non si era trattato soltanto di petrolio e di gas naturale. Mattei e il suo Eni avevano aggiunto una caratteristica nuova e molto importante all’identità nazionale italiana, dandole un aspetto risoluto. Se guardiamo all’economia degli scambi e dei prezzi dei carburanti, l’Italia assunse un ruolo propulsivo, con riflessi significativi sulla sua immagine all’estero.
La parte più importante di questa storia, decisiva per gli interessi italiani, non si è conclusa con l’istituzione dell’Eni. Essa è continuata nello sviluppo, durato a lungo, del nostro Paese. Gli effetti degli affari petroliferi e metaniferi dell’Eni sull’intera economia nazionale si fecero più chiari e si consolidarono soltanto col tempo. Si deve ricordare che nel dopoguerra, sull’Italia avevano pesato spinte molto forti affinché fosse realizzata la privatizzazione degli affari economici controllati dallo Stato. Si trattava di qualcosa che aveva un duplice aspetto: ideologico e di strategia economico-finanziaria. Si voleva liquidare la caratteristica di «economia mista» dell’Italia a vantaggio esclusivo dell’economia di mercato, con aziende e banche controllate solo da capitali privati e adatte a integrarsi nel mercato internazionale senza interferenze dello Stato. Questo sotto il profilo ideologico. Dal punto di vista economico si volevano costruire le basi per l’integrazione piena dell’Italia nel quadro capitalistico internazionale, senza doversi scontrare con i limiti e le direttive che il controllo statale di alcuni settori avrebbe conservato al nostro Paese….Tra le iniziative di Enrico Mattei che irritarono gli amici occidentali ci fu la firma a Teheran nel marzo del 1957 di un accordo che assegnava all’Iran il 75 per cento degli utili sullo sfruttamento di alcuni giacimenti petroliferi, rompendo la regola del massimo del 50 per cento allora in vigore, imposta dai Paesi colonialisti ed ex. Accordi analoghi furono fatti con l’Egitto (1957) e Marocco (1958) mentre tentativi analoghi con la Libia e l’Iraq furono fatti fallire da interventi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
Le novità introdotte da Enrico Mattei non riguardavano solo l’interventismo dell’Eni in questi Paesi, ma anche le forme della cooperazione che rompevano vecchi schemi propri del colonialismo. La cooperazione mirava a valorizzare le risorse dei Paesi produttori mediante una collaborazione alla pari nelle società di sfruttamento petrolifero, rendendoli in tal modo partecipi alla determinazione dei volumi di produzione e dei prezzi. L’Eni anticipava gli investimenti necessari alle ricerche e se queste avessero avuto esito positivo il Paese detentore dei pozzi avrebbe rilevato – al valore nominale – le azioni dell’impresa, fino a ripianare la metà degli investimenti effettuati, diventando in tal modo associato pariteticamente con la società italiana nello sfruttamento dei giacimenti. L’Eni si collocò inoltre alla testa della gestione delle grandi reti di distribuzione di carburante in Europa.
Queste politiche e scelte imprenditoriali hanno fatto dell’Eni una delle prime dieci società petrolifere mondiali e portato l’Italia in una situazione di autonomia e vantaggio energetico rispetto agli altri Paesi europei. Ma, nel contempo, ruppero il cartello petrolifero controllato dalle «Sette sorelle» e dagli Stati Uniti. Questo cambiò il quadro mondiale dei rapporti tra Paesi produttori e Occidente e la rabbia di chi aveva perso il monopolio fu molta. Le critiche e le minacce si appuntarono ovviamente sugli aspetti politici della vicenda e sul legame che l’Italia aveva stretto con i Paesi arabi, e questo fu sufficiente perché Enrico Mattei e l’Italia divenissero oggetto di «attenzione» del dipartimento di Stato degli Stati Uniti…L’aereo sul quale Mattei viaggiava precipita il 27 ottobre 1962, si conclude così una importante storia imprenditoriale che stava facendo emergere l’Italia tra i Paesi industriali europei4. Il Paese fu rimesso in riga nel settore energetico dietro la direzione degli altri Paesi europei e degli Stati Uniti”.

Nico Perrone. Capitalismo predatore, Castelvecchi.