Epilogo Europa

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Siamo ormai vicini all’epilogo. I processi messi in moto dalla caduta dell’URSS stanno ora raggiungendo le loro estreme conseguenze. La sinistra del rinnegamento è passata dalle marce oceaniche per la pace in Vietnam alle piazze per la guerra. Il cosiddetto sogno europeo, nato per unificare i popoli del continente, si sta trasformando nell’incubo di una grande caserma, dove verrà intruppata quell’odiosa generazione Erasmus, cresciuta a caviale ed europeismo.

Almeno, questo è ciò che credono di fare i caporioni di Bruxelles. Ma prima che i loro piani si realizzino, l’UE andrà in pezzi. Il nemico immaginario russo non basterà a tenere insieme Paesi che, pur calcando la stessa terra, hanno storie diverse, seppur intrecciate da comuni destini. E questi destini comuni hanno sempre incluso i conflitti che, ciclicamente, hanno dilaniato l’Europa. Parte il riarmo e statene certi gli ordigni serviranno per tornare a colpirsi tra loro.

Per andare avanti, l’Europa sarà costretta a tornare indietro, a quando c’erano tante teste in un solo corpo europeo costruito da secoli di avvenimenti. Oggi, invece, un’unica testa vuota, centralizzata a Bruxelles, non riuscirà a tenere insieme le sue disjecta membra. Ma non sarà l’Europa a finire: essa tornerà a camminare su poche gambe e con più cervelli. A esaurirsi, invece, sarà questa classe dirigente unificata e mediocre, che ha vissuto scambiando i propri progetti per la realtà.

La riconversione dai tappi di plastica ai cannoni sui carri armati, dalle batterie ai cingolati, dalle pale eoliche al nucleare, dal passo dell’ochetta lgbt a quello dell’oca si rivelerà ingestibile agli occhi di un’opinione pubblica vessata per anni per i suoi presunti comportamenti antiecologici e sessisti. E allora, dovranno passare dai metodi democratici ai sistemi forti, in netto contrasto con tutte le narrazioni finora imbastite. Dovranno ancora rinnegare tutto: dalla libertà ai diritti civili, per concretizzare i loro nuovi piani.

Ma non ci riusciranno. Sono troppo compromessi con il mondo distopico che hanno voluto imporre, un mondo in cui esistono quote per ogni minoranza che si sveglia al mattino e si percepisce tale, in cui persino la parola era diventata una spada pericolosa. Ora, però, le lame dovranno impugnarle davvero, in un clima in cui si passerà dalla denuncia di inesistenti violenze psicologiche a quelle reali, che sventrano case e riempiono i cimiteri.

Non arriveranno vivi ai sepolcri che stanno disegnando. Verranno spazzati via molto prima e l’Europa tornerà a casa, nel solco della sua storia. Gli italiani all’Italia, i francesi alla Francia, i tedeschi alla Germania, ancora sotto il tallone di ferro americano, mentre la nuova Europa dell’Est sarà probabilmente risucchiata ancora dai russi. Non accadrà domani, ma questo film lo abbiamo già visto ieri.