EUROPONIA

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Dovrei essere più europeo, così mi suggerisce qualcuno. Mi riesce molto difficile e mi sembra quasi una barzelletta già dall’attacco: c’era un italiano, un inglese, un francese, un polacco. Li guardo e no so cosa dire, sorrido per rompere il ghiaccio. Il tedesco è impassibile, l’inglese già ubriaco, il francese storce il naso, il polacco mi scruta di sottecchi, ha paura che sia una spia sovietica. Una compagnia messa insieme a casaccio per le turbe psichiche di governanti transnazionali da strapazzo che per fare l’Europa Unita fanno su e giù dagli Stati Uniti. Mi immagino accanto ad un croato, un danese, un cipriota, un estone. E come diceva Guzzanti mo’ che gliè dico? Ma che bella giornata. Le considerazioni sul tempo rendono tutti un po’ italiani. Forse trovo un punto di contatto. Dura poco, il greco mi manda a cagare e ne ha ben donde, bella giornata un paio di palle se non riesce nemmeno a sbarcare il lunario. Lo spagnolo se la ride senza poterselo permettere e incespicando con la lingua tra i denti mi invita ad hacer fiesta che la vita è troppo breve per essere vissuta tristemente. Forse si potrebbe ballare per dimenticare. Il tango bond della crisi. Canta italiano, mi dicono in coro, dov’è il tuo mandolino? Sarà nel culo di tua madre sciroccato del cazzo. Nel frattempo il polacco cerca di rifilarmi una canna da pesca ed un pianto per i delitti del comunismo. Polacchino sfortunato come una suola, tra russi e americani ed ss non sarai mai libero perchè in fondo te lo sei legato al collo da te questo cappio geopolitico. Però ora sei felice perchè stai nella Nato. Nato per essere sempre il servitore sciocco di qualcuno. “Non essere maleducato” mi intima il tedesco col suo cipiglio hitleriano. Parli proprio tu crauto guerrafondaio. Ahi, gli dico ancora, il vizio di imporre gli ordini a tutti non l’hai perduto crucco maledetto, ma con i tuoi calzoncini corti a marzo per le strade di Roma fai ridere i polli e più che un nazista sembri un mentecatto. Mi fai i conti in tasca e mi chiedi rigore, non ti sono bastati quelli della finale mondiale di Berlino contro la Francia alla quale siamo arrivati dopo avervi rifilato due pappine? Siate gentili. Rincalza l’inglese col suo alito pesante,”impara a comportarti, adotta uno stile più sobrio e pragmatico. Fai come noi che siamo inglesi e niente sesso e andiamo dritto al sodo senza perderci in chiacchiere, gestacci e amplessi”. In pratica, pragmatista rincoglionito, dovrei diventare un suddito di sua maestà, oltre che un servo americano quale sono già, per farmi entrare la nebbia londinese nel cervello e fare lo snob alle 5 del pomeriggio? Avevano ragione i miei avi romani, sei un ra-barbaro senza zucca. Intorno a noi, per la discussione concitata, si forma un capannello. Olandesi, portoghesi, maltesi, cechi, slovacchi, rumeni, sloveni, ungheresi ecc. ecc. ascoltano atteriti. Brave persone. Terribili. “Ma dobbiamo essere uniti”! “Italiano sei il solito s-fascista. E non sei affidabile. Non sei credibile. Sei come Berlusconi”. Siete deficienti. Figli di una vacca svizzera, rompicazzo svedesi, lettoni addormentati ed estoni stonati, allora, lasciatemi andare per dove devo andare, porco gallo. Faccio fatica a farmi capire dai connazionali e voi idioti mi volete intruppare in questa orgia unitaria, costringendomi a stare sempre davanti e a fare da bersaglio ai vostri colpi alle spalle. Non vedo convenienza in queste inculate incestuose da tergo. Perchè sarete pure miei fratelli ma quando vi vedo mi viene voglia di passare ai coltelli. Datemi pure del mafioso, echissenefrega, meglio la coppola in testa che la benda sugli occhi. Prendiamo atto delle cose, l’Europa non esiste. Finiamo di illudere altri poveri sventurati che premono ai confini, siano ucraini o eschimesi. Smettiamola tutti con questa sceneggiata e torniamocene a casa. Ci parleremo in separata sede, due o tre alla volta secondo la convenienza storica e la contingenza di fase, aprendoci a nuovi soggetti, vicini e lontani, che ci aiutino a non rifare le stesse cazzate comunitarie, supine a Washington. Non siamo fatti per i matrimoni a lunga fedeltà, voi siete troppo multitasking e noi italiani fedifraghi. Ognuno vada per la sua strada prima che sia troppo tardi e bye, au revoir, tschuss e salutame a soreta!