Extraordinary rendition all’amatriciana

kaza

La vicenda della moglie dell’oligarca kazako Mukhtar Ablyazov riaccende i riflettori sui dilettanti allo sbaraglio che ci (s)governano. Di chiunque siano le responsabilità dirette non importa, in molti dalle parti del Governo dovrebbero cambiare mestiere e darsi all’ippica con risultati che sarebbero, c’è da scommetterci, altrettanto deludenti.

Le colpe dei delinquenti non ricadono sulle mogli e sui figli ma si faccia in modo che non creino problemi internazionali tra diplomazie che hanno affari lucrosi in ballo. Dunque c’è modo e modo di togliersi dagli impicci senza apparire impacciati o, peggio ancora, incompetenti. I nostri rappresentanti al Gabinetto più sporco della storia nazionale sono stati l’una e l’altra cosa. Tirare lo scarico con l’aria distratta diventa sempre più complicato per lorsignori. Non per essere cinici ma una extraordinary rendition condotta in quella maniera, cioè all’amatriciana, contro una persona che aveva tutti i titoli per starsene al calduccio in Italia, è roba da scalzacani. Se proprio si doveva fare un regalo ad Astana, in ossequio a certi contrattucci energetici, si poteva scegliere una scorciatoia, una strada più coperta ed intelligente, evitando imbarazzi a noi e a loro che adesso saranno costretti a rispedire al mittente non la donna ma la richiesta di rimpatrio. Ne accadono di tutti i colori su questa terra, compresa l’Italia. L’uomo è debole per natura, commette sempre qualche peccatuccio nelle circostanze adeguate e finisce per violare la legge. Se non lo fa spontaneamente si possono creare ad arte le condizioni. Un piccolo incidente di percorso, magari provocato da mani esperte, sarebbe stato sufficiente per dichiarare la persona non gradita e rispedirla a casa. Troppa roba per chi ha ormai un solo neurone nel cervello e teme di contraddirlo per non risultare divisivo nell’epoca delle larghe intese.

In conclusione, puntualmente, è arrivata la solita figura di palta che ci mette alla berlina di fronte a tutti, senza che nessuno si periti di fare un passo indietro.

Stiamo ai fatti però. Il cosiddetto oppositore Kazako è un furfante internazionale. E’ stato un uomo forte del regime di Nezarbayev, già ministro dell’Energia e presidente della BTA bank alla quale ha sotratto 6 mld di dollari. Fuggito a Londra, dopo alcuni scandali finanziari, ha continuato a scandalizzare nel continente, dalla Russia all’Ucraina fino alla medesima Londra, che pure gli aveva concesso asilo politico nel 2011. Anche nel Regno Unito si è dato molto da fare perché il lupo kazako è come quello nostrano, perde il pelo ma non il vizio di cacciare l’agnello. Londra lo lasciava pascolare perché l’oligarca si spendeva molto per finanziare qualsiasi iniziativa contro Astana (e Mosca), poi però l’ha fatta grossa e chiudere gli occhi diventava impossibile. Mano lesta ha truffato la British banks HSBK e la Royal Scottish bank RBS, beccandosi una sentenza di condanna a 22 mesi che non ha mai scontato per essersi reso irreperibile. Si mormora che il tribunale sia stato fin troppo buono con lui per via dei precedenti servigi alla corona. In Inghilterra hanno scritto che il processo indugiava così tanto da essersi trasformato in un teatro dell’assurdo e la corte in una mucca impotente. Stiamo parlando dell’efficienza togata inglese, quella delle leggende nostrane, che tanto efficiente evidentemente non è. I suoi sodali giacciono nelle galere di Mosca, Cipro, Repubblica Ceca e Londra. Per non parlare dei suoi amichetti di partito i quali si danno alle attività provocatorie che lambiscono il crimine. L’Alga, la sua organizzazione in patria, è un branco di squali predatori che mimetizza le proprie azioni aggressive e criminali dietro il mantello dell’opposizione perseguitata.

Detto ciò, la letterina di Ablyazov che ringrazia Letta  per il rapido ripensamento sull’estradizione della famigliola non è un fatto del quale rallegrarsi, a meno di non diventare completamente ridicoli. Piuttosto ci sarebbe da piangersi addosso per l’ennesima gaffe alla quale ci hanno costretti. Povera Italia e poveretti loro, politici ad insaputa di tutti.