Facebook, l’occhio del grande fratello (di Chris Barlati)

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Da un pò di tempo a questa parte siti d’informazione e quotidiani riportano una curiosa notizia:

“Facebook, esperimento su emozioni 700 mila utenti” [vedi fonte].

 

Cerchiamo di sapere qualcosa in piùal riguardo.

”L’esperimento” , risalente secondo le dichiarazioni al 2012, consisteva nella manipolazione del flusso di notizie di alcuni soggetti e nell’esposizione di tali messaggi a due gruppi indipendenti di individui. Gli esiti della ricerca suggerivano che le emozioni, espresse dagli ”amici”, influenzavano gli umori dei gruppi in questione.

 

L’alterazione delle 689,003 bacheche viene cosìcommentata sulla prestigiosa rivista ”proceding of the nazional accademy of sciences” da alcuni docenti dell’universitààdella California, San Francisco e Cornell:

“Per individui che hanno visto ridurre i commenti positivi nei loro feed delle notizie, una piùalta percentuale di parole negli aggiornamenti di stato delle persone erano negative, e una percentuale inferiore era positiva. Quando la negativitààera ridotta, si verificava lo schema opposto. Questi esiti suggeriscono che le emozioni espresse dagli amici, tramite social networks in rete, influenzano i nostri umori, costituendo, per quanto ne sappiamo, la prima prova sperimentale di un contagio emotivo su larga scala per mezzo di social networks”. [vedi fonte]

Il dibattito che ne scaturì, dopo le dichiarazioni dei portavoce, riguardava la mancata partecipazione attiva degli utenti, l’alterazione degli algoritmi dei feedback(homepage) e il presunto utilizzo dei dati sensibili degli iscritti a scopo di marketing. [vedi fonte]

 

All’ondata di critiche, mosse contro il gigante dei social network, dopo aver ufficializzato l’esperimento, il coautore dello studio risponde:

– “Il motivo per cui abbiamo svolto questa ricerca èperché ci teniamo all’impatto emotivo di facebook e alle persone che usano il nostro prodotto.” [vedi fonte]

 

Non èla prima volta che il famigerato sito èoggetto di accuse da parte dei suoi utenti che, per via dei numerosi aggiornamenti e bug dei server, hanno paventato il rischio di una violazione della loro privacy e dei loro dati personali[vedi fonte]

Molti sostengono, inoltre, che le informazioni in possesso di facebook siano impropriamente utilizzate, o meglio, rivendute ad agenzie competenti per finalità commerciali. Al riguardo, le dichiarazioni di Julian Assange, precedenti l’esperimento emozionale, danno credito alle ricorrenti teorie sull’uso scorretto che facebook fa dei dati sensibili degli utenti, nonché dei loro metadati*[vedi chiarificazione].

Durante un’intervista a ”Russia today”, il fondatore di wikileaks affermava che facebook è: – ”il database piùù rifornito (di dati su) persone, relazioni, nomi e indirizzi, tutti accessibili all’intelligence americana (…) Google e Yahoo e tutte le principali organizzazioni Usa hanno costruito interfacce per lintelligence americana (e) tutti dovrebbero capire che quando aggiungono i loro amici su Facebook, stanno lavorando gratis per aiutare l’intelligence degli Stati Uniti a costruire il proprio database”.

Richieste di protezione dei dati, a seguito dell’allarme privacy, furono sollevate anche dal congresso, in particolare dal senatore democratico John Kerry e dal repubblicano John McCain, firmatari del “Commercial Privacy Bill of Rights Act of 2011”, una proposta di legge che imponeva una regolamentazione chiara per le aziende che manipolavano informazioni personali, e che obbligava quest’ultime a richiedere in modo esplicito il consenso agli individui, per quanto riguarda il trattamento dei loro dati ed il relativo invio a terzi.

 

 

La risposta di Facebook alle odierne accuse non si è fatta attendere e si èfatta sentire attraverso uno dei suoi portavoce:

– ” Le norme che spingono una societàà a cedere i dati sono determinate dalla legge del paese e noi le rispettiamo”.[vedi fonte]

 

Le preoccupazioni degli iscritti al network, tuttavia, non si sono placate con le dichiarazioni dei vertici della compagnia. I timori, al contrario, sono aumentati anche a seguito dell’acquisto, da parte di Zuckerberg, di Whatsapp, l’istant messaging piùù potente al mondo, con un bacino di oltre 450 milioni di utenti attivi ogni mese, di cui 320 milioni al giorno e 1 milione di nuovi iscritti ogni 24 ore. I 19 miliardi spesi per Whatsapp sono serviti a Facebook per acquistare una notevole fetta di mercato nel campo della messaggistica sia in Europa, sia in sudamerica, oltre a costituire una notevole fonte di guadagno[vedi fonte] e di influenza nel campo della telecomunicazione.

 

A differenza di Facebook, Whatsapp gode di una maggiore popolaritààtra i giovani. Ciò non rappresenta un problema per il sito secondo solo a Google. Tuttavia questo svantaggio può essere tranquillamente ”bypassato” interconnettendo i dati a disposizione dei rispettivi network ed integrando i relativi database.

Recenti preoccupazioni, in aggiunta, sono scaturite dal timore di un possibile sbarco della pubblicitàsu Whathsapp. Jan Kaarmm, portavoce della societààCaliforniana, assicura che non ci saranno modifiche e che nulla cambieràdel programma.

 

Incertezze e diffidenze sono presenti dagli albori di internet, accompagnando di pari passo lo sviluppo dei primi forum e blog personali, fino ai nostri giorni, con le moderne piattaforme. Facebook , dati i nuovi scenari, non potrààfar altro che declinare, come la maggior parte dei siti omologhi, la propria responsabilitààall’uso che gli iscritti faranno del social network, una volta che questi avranno accettato le condizioni d’utilizzo e del trattamento dei dati per l’ufficiale e completa iscrizione. Soluzione ben lontana dal rassicurare gli oppositori piùaccaniti.

Valerio Guerra di firmiamo.it, sostiene che il ”problema facebook” va ben oltre il semplice ri-utilizzo dei dati personali, poichéè: -” Zuckerberg non ha (solo) comprato gli utenti di whatsapp, ma anche le nostre rubriche telefoniche e dei numeri dei non iscritti”, [vedi fonte]. Ciò costituisce un problema piùùvasto: oltre a disporre dei dati sensibili di un individuo, ed in seguito all’acquisizione di whatsapp, oltre alla definizione delle sue preferenze, sarà possibile per il multimiliardario anche ritracciare i suoi spostamenti in tempo reale. Identificazione e localizzazione, almeno in teoria, rientrano tra le possibilitààriservate all’ideatore di facebook, un potere, questo, che se utilizzato per scopi non prettamente stabiliti potrebbe trasformarsi in un serio pericolo per la sicurezza personale di ogni singolo utente di entrambi i network.

 

Petizioni come quelle di Valerio Guerra sono espressioni, ragionevolmente condivise, di un sentire diffuso caratterizzato da incertezze e preoccupazioni, sia nei confronti di politiche inadeguate, sia nei confronti di una classe dirigente incapace di aggiornare la proprio legislazione in materia di tutela digitale dell’individuo. Soluzioni atte ad esorcizzare ogni tipo di preoccupazione consisterebbero, dunque, nella promulgazione di leggi adeguate, finalizzate alla disciplina del traffico dei dati sensibili, in modo da limitare, per quanto possibile, l’uso scorretto delle informazioni, da parte dei network e delle agenzie di marketing.

 

In Russia, la Duma, la camera bassa del Parlamento, ha approvato una legge che dal primo settembre 2016 obbliga tutte le societàà di comunicazione online, comprese quelle straniere, a conservare sul territorio nazionale tutti i dati personali degli utenti. [vedi fonte] Compagnie straniere come Google , Twitter, Facebook e Microsoft (proprietaria di Skype) saranno tenute ad avere server nel Paese allo stesso modo delle russe Yandex, Mail.ru o Vkontakte.

 

Per l’opposizione, si tratterebbe di un altro passo verso il rafforzamento del controllo del governo su internet, nonchéèdi un limite alla libera diffusione del web. Lo stesso Pavel Durov, fondatore del sito Vkontakte, sembra abbia subito pressioni da parte di Putin.

Riforme che limitano la circolazione delle informazioni sono espressione di un governo preoccupato del crescente potere delle compagnie straniere e della loro capacitààdi acquisire informazioni, in un modo tanto semplice quanto pericoloso, bypassando, per lo più, i tradizionali canali di controllo governativi. Realtà questa che mette in un luce i problemi dell’esasperato sviluppo digitale, in un mercato dei dati tipicamente concorrenziale, che fa dell’uomo non un utilizzatore finale, bensìun bene. Come recitava una massima scritta sul web:

-” Se stai utilizzando un prodotto, senza pagarne il servizio, molto probabilmente non sei il consumatore, ma la merce di scambio.”*

Bisogna solo stabilire il prezzo, d’altronde, come recita un’altra massima del libero mercato: ”Tutti abbiamo un prezzo: stabilisci il tuo.”

 

Chris Barlati

 

Fonti:

 

– http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13600

– http://news.pmiservizi.it/news/internet-news/facebook-contagio-emotivo.html

– http://www.stateofmind.it/2014/07/contagio-emotivo-facebook-ricerca/

– http://www.stateofmind.it/2011/09/condividi-facebook/

-http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2014/06/30/fb-ha-manipolato-emozioni-700mila-utenti_1ea0055e-98bd-452b-9a07-26a7bd2aacf7.html

-http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2014/07/03/facebook-test-comunicato-male_fb24af19-928b-476d-8adf-7050794bf271.html

-http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2014/07/04/russia-giro-di-vite-sul-web_ec32379c-573c-4bc6-9ec6-8d71ccb39665.html

-http://america24.com/news/assange-facebook-il-pi-terribile-strumento-di-spionaggio-?refresh_ce

-http://www.repubblica.it/tecnologia/2014/02/21/news/facebook_whatsapp_fusione_paure-79271799/

-http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/05/assange-facebook-e-il-piu-grande-strumento-di-spionaggio-al-mondo/109183/

-http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/11/privacy-sempre-piu-difficile-proteggere-le-nostre-comunicazioni/908532/

* Cosa sono i metadati : http://blog.meetweb.it/index.php/2008/11/27/metadati-a-cosa-servono/

*(nè tanto meno sai di non esserlo)

 

Approfondimento

-http://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2014/07/08/facebook-54-utenti-pensano-a-privacy_fbc8c7a8-c536-480b-8046-a2f616c7f851.html