FALLIMENTO? NON PROPRIO, di Giellegi, 22 luglio

gianfranco

 

 

http://www.quifinanza.it/8724/tasse/quale-spending-review-spesa-aumentata-di-25-mld-manovra-in-arrivo.html

 

questo sarebbe soltanto un indice, pur se non proprio minore, del fallimento non soltanto di questo governo, ma di tutti quelli che l’hanno preceduto nella complessa, graduale e mascherata manovra sviluppatasi negli ultimi quattro anni, con la complicità del “nano”, un vero “novello Savoia” – per lo spirito di tradimento e subordinazione allo “straniero predominante”, intendo dire – che ha appoggiato la graduale ma sicura ascesa di Renzi e della parte di PD decisa a superare l’inettitudine dei trasformisti ex piciisti (voltagabbana a partire dai primi anni ’70) onde garantire agli USA, in questi anni di incipiente multipolarismo, un apparato amministrativo “semicoloniale”, comunque di supina e acquiescente integrazione subordinata nella sfera di influenza della potenza predominante.

A lungo il ceto politico e intellettuale dei “semicolti” ex piciisti, con i suoi PM tirapiedi di riferimento, ha ostacolato il processo – che ha quindi pure richiesto una “ferita” alla contrabbandata meravigliosa Costituzione con la rielezione di un quasi nonagenario a presdelarep – appoggiato invece in pieno, pur “di nascosto”, dall’ex cavaliere. E questi ottusi ritardatari (e ritardati mentali) non demordono del tutto nemmeno adesso, coadiuvando però il “duo” Renzi-Berlusconi che – approfittando di altre decisioni giudiziarie ben mirate, ma in senso più consono al nuovo clima di necessaria complicità tra i due – stanno sfruttando la situazione per rilanciare, quale cortina fumogena, una nuova stagione di “Berlusconi sì/Berlusconi no”. Quella durata vent’anni era però il sostituto di un’autentica inettitudine e nullità politica. Questa serve a coprire l’effettivo costo della messa in opera dell’apparato amministrativo “semicoloniale” di cui appena detto. Lì c’era incapacità di servire al meglio il “padrone” di sempre; qui esiste il tentativo di costruire l’apparato utile al predominio di quest’ultimo.

Il fallimento della “spending review” – e la continua depressione economica italiana – sono fenomeni inevitabili di questo passaggio ad una piena, più “assoluta” e ben manovrabile dipendenza italiana. Il malcontento e la possibile (speriamo) protesta sono positivi, ma molto deboli politicamente se non la si smette di parlare di fallimento. Renzi “fallisce”, molti (finti e scemi liberisti) mugugnano, ma il duo malefico continua a cianciare di riforme istituzionali, solleva polveroni, porta avanti il gioco ormai scoperto e da noi già denunciato – pur con comprensibile non perfetta precisione all’inizio – fin dalla pantomima recitata tra Berlusconi e Obama (“o non caschi o caschi in piedi”, ricordate cosa dissi subito?).

Per far fallire la sporca manovra del laido “duo” è necessaria la chiarezza sui suoi intenti di servitù piena e definitiva. Quindi occorrono forze sovraniste, autonomiste, come iniziano a crescere in altri paesi. Qui al momento nebbia completa!