“FATTERELLI” (IRONICAMENTE), di GLG 21 giugno ‘13
1. “Tre mesi. Questo il tempo per stanare il presidente Napolitano, duro nel sostenere il governo di larghe intese ma ambiguo nel garantire l’agibilità politica di uno dei due soci. Non so se la sentenza di ieri inciderà sulla tenuta del governo (Berlusconi dice di no). Ma so che andare a braccetto e spianare la strada a chi ti vuole morto non è da colombe. O è da fessi o da doppiogiochisti”. (editoriale di Sallusti, Giornale del 20 giugno, corsivo mio).
Immagino che Sallusti sappia che sta parlando di Berlusconi. Costui non è fesso, ma coniglio e incapace ormai di slegarsi le mani dagli impegni presi (non so se direttamente o in modo implicito) con il duo Obama-Napolitano. Il che significa che nemmeno è doppiogiochista; semplicemente non ha il coraggio e la tempra di fare un gioco diverso rispetto a quello di continuare a sperare che il suddetto duo lo “grazi”. Inutile però “stanare” il presdelarep; quando vuole sa bene come tenere a bada i magistrati. Basti vedere la soluzione del caso relativo alle telefonate tra lui e Mancini circa le trattative Stato-mafia. Se con Berlusconi non ha la stessa decisione, vuol dire che, in definitiva, non vuole averla, gli basta reggere il gioco affinché il pauroso non metta in discussione il governo di transizione, dato che questa richiede ancora tempo, forse oltre il limite delle decisioni che prenderà la Cassazione. Obama è probabilmente abbastanza neutro sulla questione; gli interessa solo che in Italia restino Napolitano e Letta (che intanto ha invitato negli Usa), soprattutto finché non sarà ben definita la soluzione concernente la creazione di un’unica zona di scambi liberi (adesso non lo sono abbastanza?) e di “cooperazione” tra Usa e UE (la stessa cooperazione che l’Inghilterra pretendeva dai cotonieri sudisti degli Usa nell’800).
2. “La Federal Reserve ha lasciato i tassi di interesse fermi a un minimo storico tra lo 0 e lo 0,25% e ha mantenuto il proprio piano di acquisto titoli immutato a 85 mld di dollari al mese. Poi l’annuncio del numero uno: la politica di stimoli potrebbe essere interrotta il prossimo anno (corsivo mio).
Washington, 19 giugno 2013 – La Federal Reserve ha abbassato le stime sul Pil degli Stati Uniti per il 2013 ma ha migliorato quelle sull’occupazione. Le nuove previsioni vedono l’economia Usa in crescita tra il 2,3% e il 2,6% nel 2013 (a marzo la stima era tra sul 2,3% e il 2,8%) e tra il 3% e il 3,5% nel 2014, in questo caso un miglioramento rispetto alle previsioni di marzo, che parlavano di un Pil in crescita tra il 2,9% e il 3,4%. Il tasso di disoccupazione e’ visto tra il 7,2% e il 7,3% nel 2013 (tra il 7,3% e il 7,5% secondo le stime di marzo) e tra il 6,5% e il 6,8% nel 2014 (tra il 6,7% e il 7% secondo le stime di marzo).”
L’annuncio di Bernanke (che ho messo in corsivo), dato al condizionale, avrebbe creato il “gelo” nelle borse di tutto il mondo a partire da Wall Street. Ormai questa idiozia giornalistica fa prudere le mani (come minimo). Vedrete che il “gelo” passerà in qualche giorno, anzi si tornerà a ignorare le borse fino a “nuovo ordine”. I grandi investitori, quelli che movimentano capitali capaci di incidere sull’andamento delle stesse, attendono sempre segnali – o finanziari o produttivi o politici (con l’appendice militare), ecc. – per compiere, a seconda dei casi, operazioni al ribasso o al rialzo. Non è affatto questo il fulcro della questione. Dunque, vediamo un po’ le fregnacce degli “esperti”.
E’ migliorata la previsione circa la disoccupazione per il 2013 (dello 0,1-0,2%) e un po’ di più per il 2014. E’ invece peggiorata la previsione circa la crescita del Pil quest’anno e migliorata per il prossimo (dello 0,1% !). Le solite ciance, corredate di cifre fatte passare per realtà indubitabile, che si basano su alcuni decimi (anzi, per il Pil, un decimo) di punto. Tuttavia, tale andamento (supposto, e a capocchia) è annunciato come ripresa ormai consolidata per cui si può rinunciare ad una parte (non specificata) degli acquisti di titoli per irrorare il mercato di liquidità a favore della domanda (“drogandola” temporaneamente). Simile scelta non ha nulla a che vedere con il complesso di misure che costituì il famoso New Deal, ma viene tuttavia “cantata” come miracolosa soluzione della crisi iniziata ben 5 anni fa. E’ una decisione presa da poco tempo e già se ne annuncia l’“immancabile” successo e la possibile sospensione. Il New Deal diede respiro all’economia Usa per due-tre anni, figuriamoci questa “importante” misura; aspettate il prossimo anno per constatare ancora una volta la superficialità e ribalderia di questi “specialisti ed esperti” in economia.
E allora perché si parla di attenuazione della crisi negli Usa, perché si cerca di enfatizzare la “bravura” dei decisori in questo paese (e, un po’ sottotono, anche di quella dei giapponesi pur essi tesi a iniettare liquidità nel sistema) nel mentre si è severi verso la UE, ma soprattutto verso l’iniqua Germania che la tiene a stecchetto con la dannosa austerità? Intanto non scordiamoci che questi stessi, che adesso fanno i “larghi di manica”, ci hanno rotto i…. timpani fino a pochissimo tempo fa con la solfa del debito pubblico, del deficit, dei conti in disordine, della necessità di tirare la cinghia perché siamo stati per anni e anni “cicale” e non “formiche”. I famosi dati dicevano il contrario: il risparmio delle famiglie italiane è stato sempre fra i più alti del mondo e solo negli ultimi anni, quelli dell’austerità, è cominciato a diminuire perché intaccato da necessità impellenti non più soddisfatte da un diminuito reddito personale. Questo fatto dimostra di per se stesso quanto mentitori e imbroglioni siano coloro che oggi straparlano di economia, di ripresa negli Usa, della crisi nella UE, della cattiveria germanica, ecc.
Il “mistero” si svela adesso con l’enfasi posta sulla creazione di una più stretta unione economica tra Usa e Ue, basata sul “libero scambio”. Di grazia, finora che cosa c’è stato, il protezionismo doganale? La scelta è tutta politica, soprattutto dopo il parziale fallimento, comunque una certa impasse, delle operazioni in nordafrica, in medioriente, ecc. E’ necessario che almeno la UE diventi un blocco monolitico con gli Usa (in totale spadroneggiare strategico nel nostro continente) per meglio opporsi alla Russia, che sta sistemando qualcosa nella sua situazione d’insieme; sia in quella economica sia in quella della solidità politica (non sono in grado di emettere giudizi sul problema della “struttura” sociale). Ecco allora che gli Usa – considerati il centro scatenante della crisi del 2008, interpretata come al solito in senso finanziario, cioè dovuta al problema dei subprime, dei titoli spazzatura, ecc.; si riesce infine a capire la dannosità e la subdola malafede di tutti i critici anti-statunitensi e del capitalismo in genere che sputano solo sulla dannosità degli apparati finanziari? – sono adesso trattati da paese guida nella soluzione o almeno nell’alleggerimento di detta crisi; nel mentre le istituzioni europee (a partire dalla BCE retta dal fedele “maggiordomo” dei predominanti d’oltreatlantico) fanno a gara per aggravarla e far sperare nell’unione stretta con quel paese.
Addirittura, si è straparlato (che fine ha fatto, poiché mi sembra passato di moda!) di un simil-piano Marshall di carattere finanziario (e ti pareva!). Buffoni; anzi peggio, svenditori del nostro continente, ecco il motivo di questa pantomima giocata sempre sul piano economico-finanziario, ma che nasconde ben altri intenti e propositi politici. E dato che ci sono, avanzo anche l’ipotesi che l’intenzione (quasi presa, ma non ancora decisa definitivamente) di accrescere la fornitura d’armi (e non solo) ai ribelli siriani faccia parte di un gioco per cercare l’uscita dalle difficoltà create dalla neostrategia del caos. Intanto, però, bisogna cristallizzare l’Europa in senso filo statunitense. Non mi perito ancora a valutare l’atteggiamento tedesco; non è facile decidersi in merito, pur se le battute dissonanti tra Obama e Merkel all’ultimo vertice G8 devono tenere desta la nostra attenzione. Sempre più chiara diventa invece la complicità (per viltà) del Berlusconi con le scelte della “sinistra” dei venduti (che a questo punto va presa nel suo insieme malgrado qualcuno faccia finta di differenziarsi; una presa in giro visto che il Berlusca continua ad essere bersaglio “immobile” della magistratura). Ci stanno mentendo su tutta la linea e ingannando sempre con l’economia, e la finanza in primis. Il problema è politico al 100%. Il multipolarismo comincia ad incidere.
3. http://www.ilgiornale.it/news/interni/scalata-valle-alle-vette-corriere-928773.html
Qui c’è meno da dire. Se veramente prenderà la maggioranza nel più antico dei paludati giornali italiani questo tipico “cotoniere” – pensate quale settore strategico è quello delle scarpe e cose simili! – avremo la migliore dimostrazione di una subalternità italiana al limite della vera colonia. Brutto personaggio questo industriale, cattivo e arrogante (e presuntuoso come tutti i ricchi ma non signori). Comunque, non è il personaggio in sé, bensì la miserabilità di questo gruppo di pseudo-dominanti, ciò che conta. D’altronde, giorni fa leggevo, non ricordo più il nome ma comunque non era un illustre sconosciuto, che la nostra salvezza (economica ovviamente) è rappresentata dalle pmi (piccole e medie imprese); anzi, il “miracolo economico”, il boom 1958-63 che rappresentò il vero passaggio d’epoca nel nostro paese (da agrario-industriale a industrial-agrario), sarebbe stato compiuto da questi settori imprenditoriali.
Bugie e, per di più, di un ignorante. Il boom, che avvenne a quell’epoca in specie nel triangolo Milano-Torino-Genova, fu favorito dall’industria statale (fra cui l’Eni, fondata nel ’53) e da quella privata del metalmeccanico, auto ed elettrodomestici in specie. Non si trattava certo di pmi, imbecille di cui non ricordo il nome. Solo nella seconda ondata – più tarda, in cui s’industrializzarono Veneto, Emilia-Romagna e Toscana – ebbero maggiore funzione queste “miracolose” piccolo-medie imprese; ma non esclusivamente queste, che spesso erano fornitrici di parti complementari per quelle di maggiori dimensioni. Ormai, c’è in Italia un assordante settore politico – per la gran parte situato nella “sinistra” del tradimento e del servilismo più becero – che ha la ferma intenzione di fare del nostro paese un’appendice delle manovre statunitensi tese, come detto sopra, a subordinare senza più un briciolo di dignità la nostra area europea; e indubbiamente in quest’ultima assume speciale rilevanza e funzione proprio il nostro paese.
Non vi è più scelta. Se si accetta di servire, siamo ormai sulla buona strada. Se qualcuno volesse opporsi a questo destino d’infamia, dovrà innanzitutto liquidare il “bruco” Berlusconi, che congela ancora metà della popolazione. In effetti, anche in quest’ultima non vi è la percezione del servaggio in vista, giacché si tratta di gente che crede ancora agli americani come “liberatori”. Tuttavia, non riesce assolutamente ad accettare l’assoluto dilagare della “sinistra”, che si verificherà fra poco quando il fifone si sarà fatto liquidare (non so se con qualche beneficio, al momento a noi ignoto). Da questa indisponibilità “popolare” dovrebbe prendere le mosse una forza – e forse qualche altro “capo carismatico” (dov’è?) – per dare una “spazzolata” definitiva ai rinnegati e traditori. In ogni caso, non c’è possibilità alcuna di soluzioni morbide. Chi lo pensa ha già perso e condurrà l’Italia al disfacimento. Almeno lo si sappia.