FINALMENTE FINISCE UN MITO DEL VETEROCOMUNISMO

Nel marzo del 2004 veniva introdotto nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese un articolo che sanciva che “la proprietà privata legalmente acquisita è sacra e inviolabile”; si confronti questo con l´articolo della Costituzione italiana sulla proprietà privata e si rilevi la maggior forza di quello cinese.
Il 16 marzo di quest´anno l´Assemblea del Popolo cinese ha approvato – con 2826 voti a favore, 37 contrari e 22 astenuti – la legge di attuazione (in 247 articoli) di quanto inserito nella Costituzione. In tale legge, con meticolosità cinese, si regolano i diritti di proprietà e la loro ereditarietà; con riguardo sia ai titoli, azionari e obbligazionari, sia a imprese con relativi impianti, edifici, ecc. La terra resta statale – una sorta di Demanio – o collettiva in mano alle autorità locali; essa è però data ampiamente in uso (affitto) privato; delle Comuni popolari, già da tempo, non esistono nemmeno le vestigia (si e no il ricordo, non riportato normalmente nei libri di storia editati in Cina).
Gli Istituti di statistica cinesi (tipo il nostro Istat) rilevano che l´economia privata cinese contribuisce per il 65% al Pil e per il 70% alle entrate tributarie.
Chi vuol considerare ancora “socialista” la Cina, e “comunista” il partito unico che la guida, merita sempre più uno spernacchiamento generale. Tuttavia, sia chiaro che approvo la fine di un mito del veterocomunismo e veteromarxismo, che ancora si ostina ad identificare statalizzazione (proprietà pubblica) con il “socialismo”; alcuni fasulli hanno ultimamente parlato delle nazionalizzazioni decise da Chavez in Venezuela come della “nuova via al socialismo” del XXI secolo. Ormai, più “a sinistra” si va e più si trovano ignoranti e smemorati.
Sono soddisfatto della fine del mito e del fatto che la Cina proceda più speditamente sulla via dello sviluppo e dell´acquisizione della “potenza” necessaria, un domani, a contrastare quella statunitense. Tanto più sono lieto, poiché la stessa Assemblea del popolo ha, contestualmente alla legge sulla proprietà privata, approvato l´aumento della tassazione a carico delle imprese straniere (anzi più precisamente: “compagnie a capitale straniero”, dunque immagino anche le joint ventures) dal 15 al 25%, mentre ha ridotto quella sulle imprese nazionali dal 33 al 25%. C´è ancora strada da compiere, ma sembra trattarsi di quella corretta.
Nessun commento particolare; solo questa, per me buona, notizia; alla faccia di chi crede ancora alla coppia ideologica privato/pubblico ignorando completamente le critiche (piene di disprezzo) di Marx nei confronti di Lassalle e del suo “socialismo di Stato”; e senza alcuna memoria delle dirimenti analisi di Althusser al proposito, e di quelle di Bettelheim sul sedicente socialismo in URSS.
19 marzo