FOBIA DEL 10 FEBBRAIO
Le fobie sono una pagina nera, anzi rossa, della storia Europea del secolo scorso ed anche di quella contemporanea, considerato che ci sono ancora in giro troppi segnali della presenza di questa grave patologia. Migliaia di soggetti hanno sofferto e soffrono di e per le fobie. E’ il male dei secoli, incurabile e difficile da metabolizzare, come il lutto per la perdita di una cara dottrina. Queste fobie continuano ancora oggi a non far dormire tante persone che si svegliano di soprassalto, tutte sudate e agghiacciate dal salto nel fosso. Crisi di panico nel presente a causa dell’apparizione dei fantasmi del passato. Le fobie si manifestano con sintomi facilmente individuabili quali il revisionismo, il negazionsimo e le manie di persecuzione. Ciò non vuol dire che dobbiamo dare per buone le dosi ufficiali di verità storiche che sono zeppe di fobie e ossessioni “antitetanico-speculari”. I sinceri democratici e i nostalgici democratizzati sono i soggetti più colpiti da questo male sottile che s’insinua nella mente e disturba i comportamenti. Coloro i quali ne sono contagiati soffrono di: elevata suggestionabilità al politicamente corretto, perdita di memoria storica con improvviso recupero parziale di determinati stermini e labirintite ideologica acuta. Detti alienati, assecondati da alchimisti mediatici, hanno preso l’abitudine a riunirsi in gruppi, i fobici anonimi, per eseguire salvifiche terapie collettive. Famosissima è diventata quella del 10 febbraio, data simbolo di un memorabile evento di spurgo più che di purificazione, un vero piagnisteo liberatorio per esorcizzare, con riti primordiali, le preoccupazioni di ieri con le lacrime di coccodrillo attuali. La chiamano la morte rossa, come nel racconto di E.A. Poe. Ma fu piuttosto una reazione dell’organismo ad un altro virus più esiziale. Insomma, niente a che vedere con la peste nera che imperversò nel Continente dagli anni’20 ai ’40, facendo milioni di vittime. In quest’ultimo periodo, tuttavia, le presunte infezioni, o quelle considerate tali, venivano combattute senza tentennamenti, con opere di disinfestazione da soluzione finale, mettendo in quarantena, in posti chiamati lager dai quali nessuno usciva più lo stesso, tutti quelli che non avevano fifa a manifestare i loro sintomi antisistemici. Qui venivano somministrati calmanti definitivi molto efficaci di marca Bayer, etichetta zyglon B, made in Germany, che debellavano qualsiasi fissazione antiautoritaria insieme al suo portatore, generalmente ebreo, comunista, omosessuale o semplicemente non collaborazionista. Alla fine della guerra i vincitori atlantici sperimentarono anche qualcosa di più atomicamente veloce, però quello non fu genocidio ma vana-gloria per mettere termine alla fobie naziste e aprire la stagione delle fobie staliniste. Maledette fobie, quanti poveretti riducono ad una scheletrica esistenza intellettuale e morale. Le fobie sono terribili e chi ne soffre o ne ha sofferto in precedenza sa bene quello che vuol dire ammalarsi. Per guarire dalle fobie bisogna guardare avanti senza cedere alla tentazione di anestetizzare i fatti accaduti ma nemmeno alla foia di sofisticarli ad uso e abuso delle visioni imperanti nell’attualità. Chi ricostruisce a capocchia gli eventi per farsi strada nei prossimi avvenimenti non è qualcuno che vuole commemorare i morti per salvare i vivi. E’ soltanto un necrofilo che si serve dei cadaveri per mortificare la verità e l’avvenire.